“Bugatti Cristian”: la recensione dell’ultimo album di Bugo

“Bugatti Cristian”: la recensione dell’ultimo album di Bugo
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Dopo le vicissitudini dello scorso Sanremo, tra liti rocambolesche ed eliminazioni, Bugo poteva decidere di tirare una riga e voltare pagina. Invece il suo ultimo album, uscito il 5 marzo scorso e che porta il suo nome “Bugatti Cristian“, è la continuazione, e la conclusione, del percorso iniziato con quello precedente “Cristian Bugatti“.

Al suo interno ci sono le nove canzoni presenti nel disco uscito nel 2020, compreso il famigerato pezzo con il quale partecipò allo scorso Festival insieme a Morgan, più altri brani inediti, tra cui “E invece sì” in concorso alla 71esima edizione di Sanremo.

Bugo, per chi lo conosce dagli esordi, è sempre stato un artista imprevedibile. Non ci si aspettava quindi un disco così “vicino” a quello dell’anno scorso. Si può ipotizzare che, essendo stato interrotto sul più bello senza poter godere pienamente del successo ottenuto con “Sincero” – ancora oggi il brano più riuscito del disco – volesse chiudere definitivamente il cerchio con questa sorta di generoso re-pack.

Nella conferenza stampa tenuta durante le giornate sanremesi, a chi gli chiedesse perché avesse deciso di includere la versione a due voci di “Sincero”, ha dichiarato che “la canzone è bellissima anche perché c’è lui (Morgan), non ho mai pensato di non inserire la sua voce”.

Bugatti Cristian” è un album divertente, ballabile, con testi autobiografici. Il classico disco che si può ascoltare in macchina e cantare dopo una giornata trascorsa in ufficio. Non richiede troppa attenzione e ci fornisce il giusto quantitativo di spensieratezza di cui abbiamo bisogno.

E invece sì

Il disco si apre con il brano portato a Sanremo, “E invece sì“, un omaggio a uno dei suoi eroi musicali: Lucio Battisti, e al “Il mio canto libero”. Il testo è agrodolce, tra rimandi ai personaggi che hanno segnato la sua crescita, come Celentano, Ronaldo e Ringo Starr, e l’autocritica “Cristian cresci, stai su dritto“. Non bisogna dimenticare che questo lavoro, che porta il suo nome, è una sorta di autobiografia musicale. C’è Bugo e tutto il suo mondo stralunato all’interno.

Il manifesto di Bugo

Tra i pezzi migliori c’è “Come mi pare“, già presente in “Cristian Bugatti“. Un brano da club, dove Bugo continua a ballare come gli pare e piace. Questo brano, così come anche “Alieno“, è un manifesto della personalità del cantautore. Il fatto di essere sempre fuori posto e fuori luogo è il suo punto di forza.

Bugo è una voce che esce dal coro, lo era e lo è ancora oggi, in qualunque senso si possa intendere questa frase. Proprio la voce è uno dei punti più dibattuti quando si parla di lui. L’intonazione non è mai stata delle migliori e, il più delle volte durante le sue esibizioni a Sanremo, il senso di straniamento è percepibile. La sensazione che si avverte è che quello non sia il suo palco.

La particolarità di Bugo, fin dai tempi in cui “era indie prima di essere indie“, non è mai stata il modo di cantare, spesso stonato e lo-fi come la musica dei suoi primi dischi, ma i testi e la totale libertà che gli ha sempre permesso di fare quello che voleva, passando da un genere all’altro, senza paura.

Chi cerca una bella voce in stile sanremese di certo non lo apprezzerà. Chi invece nella musica cerca anche altro, magari un cantautore disordinato ma con una buona capacità di scrittura, potrà trovarci qualcosa di interessante.

I nuovi brani

Tra i nuovi pezzi c’è “Come si fa” e “Meglio“, cantata con i Pinguini Tattici Nucleari, che l’hanno accompagnato anche sul palco durante la serata cover di Sanremo.
In “Videogame“, realizzata con un effetto Vocoder, l’unico effetto vocale utilizzato sul disco, Bugo dichiara “mi piace avere 15 anni coi capelli bianchi, mettere le cuffie e fare tardi“. Quello di crescere senza voler cambiare troppo è uno dei leitmotiv di questo album.

O che cosa” è l’ultimo brano inedito, un invito a vivere senza paura e a sbucciarsi le ginocchia, con un sax che fa pensare a Vasco degli anni Ottanta, altro eroe impreciso di Bugo.

Bugatti Cristian” è un buon album pop, sicuramente il più radiofonico della sua carriera. Sembrano lontani i tempi delle sperimentazioni elettroniche e del lo-fi. Non troppo interessato ad un’etichetta pop o indie, o underground come si diceva anni fa, Bugo non si prende troppo seriamente. Si diverte, ci prende in giro, ed è questo il senso di tutto. E, mentre noi ci scervelliamo per trovare una definizione, Bugo è semplicemente Bugo.

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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