Sid: fragilità, emozioni e good vibes
Non fatevi ingannare dalla sua età: Sid ha stile, talento e sensibilità da vendere. Classe ‘98, Francesco Zamparelli, in arte Sid, ha pubblicato il suo primo album a soli diciotto anni, per poi aprire numerosi di concerti di grandi artisti e partecipare a concorsi e festival. Nel frattempo ha continuato a scrivere e il risultato è Breve Ma Intenso, nuovo EP pubblicato il 27 aprile.
L’EP contiene sette tracce, diverse tra loro per generi e influenze, ma accomunate tutte dalla fragilità e dal tormento che caratterizzano la sua penna e il suo spirito. Sid combina e riorganizza agilmente Hip Hop, Trap, Soul, R&B e Rap e ogni pezzo ha una propria forza e una propria identità: la quarta traccia della tracklist è Paure, la quale sembra saltata fuori dagli anni 2000 e dopo poco Brenso, che ci proietta subito un bel po’ di anni avanti. Sid è appassionato, gentile e versatile e durante la nostra chiacchierata ci ha raccontato un sacco di cose sul suo conto.
Abbiamo scoperto che c’è anche qualcosa che lo lega ai Sex Pistols… vi dice niente il nome Sid Vicious?
Ciao Francesco! Raccontaci un po’ di Sid!
Sid è un giovane rapper di Ravenna attivo dal 2016 con il suo primo album “Distopia”. Il suo nome d’arte è ispirato alla vicenda di Sid Vicious e Nancy Spungen, con la quale mette in costante parallelo la sua privata privata. Da ciò capiamo subito che nessuna delle tante storie che racconta avrà un lieto fine. Le tematiche riassumono una certa nostalgia verso persone e luoghi con i quali dimostra di avere una tormentata familiarità, laddove la stessa figura di Nancy rappresenta non solo un nome ma anche una dannazione, quella della vita in provincia.
La concezione delle “maschere pirandelliane” è alla base della sua scrittura, cita spesso l’autore considerandolo un punto di riferimento ancora più radicale rispetto ad altri rapper e musicisti che sono stati per lui di ispirazione. Nel 2018 arriva alle semifinali nazionali di Area Sanremo e nel 2019 vince la finale di Freschissimo, il concorso di Tutto Molto Bello dedicato ai giovani talenti dell’Emilia Romagna. Contemporaneamente apre il concerto di Mahmood all’Arena Puccini di Bologna, quello di Little Simz in Santeria a Milano e partecipa alla finale di BMA (Bologna Musica d’Autore) al Teatro Duse di Bologna, esibendosi dopo Luca Carboni.
‘E non l’avrei detto/ suonare prima di Bassi Maestro’ (Mecna – Buon compleanno): e allora, cosa si prova ad aprire i concerti di grandi personaggi della scena rap, hip hop e non solo?
Nelle aperture le emozioni sono piuttosto ambigue: hai un sacco di autostima, ma al tempo stesso una grossa responsabilità, questo perché nella maggioranza dei casi il pubblico non è lì per te, ma per l’artista principale. Devi essere molto concentrato se vuoi lasciare il segno.
Vorrei farti i complimenti per gli artwork, in particolare quello di Fumo e Stress, Paure e Breve Ma Intenso: mi piacciono moltissimo. Cosa c’è dietro la scelta di ogni copertina?
Ti ringrazio tanto, è tutto merito di Nicola Varesco, un grafico speciale con cui lavoro da anni. Il significato che si cela dietro ogni copertina è molto intimo, Nicola elabora diversi scatti di Ravenna sulla base di ogni elemento territoriale citato nei miei testi. L’intenzione consiste nel creare un identikit per ogni singolo al fine di riassumerne le le tematiche e i luoghi.
Quando e com’è nato Breve Ma Intenso?
È nato subito dopo la vittoria di “Freschissimo”, il premio consisteva nel finanziamento di un EP e la programmazione di un mini-tour nazionale. Volevo trovare un nome che potesse descrivere a tutti gli effetti il progetto nel modo più diretto possibile, soprattutto in relazione all’intensità dei contenuti affrontati. Brenso (crasi di Breve Ma Intenso) è anche uno slang bolognese, utilizzato per descrivere situazioni fulminee ma cariche di sensazioni travolgenti.
Vivace, carismatico, ostinato e tende a chiudersi in se stesso soprattutto quando ha a che fare con l’amore: immagino tu ti senta un po’ Jack Skeleton
Proprio così, al di là del suo aspetto scheletrico riconducibile al mio – sono una di quelle persone con il metabolismo più veloce della luce – Jack Skeleton è esattamente il mio avatar. Mi rispecchio molto in lui, tutte le sue mosse sono facilmente prevedibili e a volte sembra esageratamente ottimista. Chiudermi in me stesso fa parte del mio carattere, altrimenti non avrei mai scritto canzoni. A volte le persone ti vedono sul palco o nei video e pensano che sei indistruttibile, ma dietro alla mia musica c’è tanta fragilità. Ho sempre preso la scrittura molto seriamente, è il mio rifugio da sempre.
Alta Marea e Paure, come altri tuoi pezzi, si allontanano dalla trap e il ‘graffiti pop’ che stanno spopolando da un po’ di tempo e si riavvicinano al primo hip hop italiano, quello ancora lontano dal mainstream: mi vengono in mente il Fabri Fibra di Turbe Giovanili e Mondo Marcio dei primi anni duemila. Sicuramente questo è un tuo punto di forza, che aiuta noi a distinguere il tuo da tanti altri progetti e te a rimanere fedele alle tue decisioni e alle tue passioni. Possono esserci, però, anche casi in cui questa autenticità potrebbe giocare a tuo sfavore. Ecco, io mi stavo chiedendo come vivi tu la scelta di andare ‘controtendenza’.
In realtà ho sempre spaziato tra tantissimi generi, soprattutto nell’EP. Brenso ad esempio è un pezzo con racchiude influenze trap e r’n’b, altri brani come Fumo e Stress invece fondono il suono pop con quello più neo soul. Non mi definisco controtendente, nel mio progetto ho inserito molti stili, uniti dallo stesso filo conduttore, ma con un’intenzione diversa per ciascuno di questi. Effettivamente Paure e Alta Marea potrebbero discostarsi dalla concorrenza in termini di stile e attitudine, ma c’è da dire che il mercato di oggi è saturo, e in un momento storico come questo, dove tutti fanno indie o trappano, la controtendenza potrebbe essere una nuova chiave di lettura, chissà.
Quali sono gli artisti che vorresti ringraziare per averti avvicinato alla musica e più in particolare alla scena Rap e Hip Hop?
Elencarli tutti sarebbe impossibile, ma sicuramente Mecna e Marracash in Italia sono quelli che mi hanno colpito maggiormente sulla scrittura, seppure siano molto diversi tra di loro. In questo momento sono sempre più affascinato dal sound americano, in particolare dagli ultimi dischi di Anderson Paak e Mac Miller.
E con quali artisti immagini una collaborazione?
Mi piacerebbe collaborare con Joan Thiele, penso sia l’artista italiana più originale e talentuosa di questo momento.
Una volta superata questa situazione hai in programma di far partire un tour? Noi ti auguriamo buona fortuna e speriamo proprio di sì!
Certamente, in teoria dovevamo partire a fine marzo, ma è stato tutto rimandato per l’emergenza legata al COVID-19. Non vedo l’ora di presentare il mio ultimo lavoro live, ci sentiamo presto.
a cura di
Marika Falcone
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