Tarantino: l’arte di essere semplicemente se stessi
“Ciao Claudia sono Francesco Tarantino e il 5 marzo uscirà il mio primo singolo Una vita al var…”
Ecco come ho conosciuto Tarantino e la sua musica, era febbraio e mancavano pochi giorni all’uscita del suo primo singolo.
Da quel messaggio sono passati alcuni mesi e nel frattempo i singoli di questo giovane cantautore sono diventati due, visto che è da poco uscito Aurora con un bellissimo video (scritto e diretto dallo straordinario Duilio Scalici) che ha superato le 40.000 visualizzazioni in pochi giorni e che consiglio di guardare perché è un ottimo modo per dimenticare un attimo il modo in cui viviamo l’amore da adulti e tornare a vivere i sentimenti con quella spensieratezza infantile che crescendo abbandoniamo quasi automaticamente per fare spazio al calcolo dei rischi tentando di soffrire il meno possibile. Come se l’amore si basasse sulla matematica o la razionalità!
Nascono nuove canzoni ogni giorno e ogni giorno qualcuno decide di mettersi in gioco e tentare la strada della musica, poi c’è chi invece quella strada la percorre sin da quando era bambino perché con certe passioni probabilmente ci nasci, ma bisogna essere comunque bravi a tenerle vive e a non lasciare che la difficoltà e tutti gli ostacoli possibili lungo il cammino vadano ad intralciare un sogno, che per Tarantino è solo uno: fare musica, la sua musica.
Studio, sacrificio e dedizione ma soprattutto amore per quello che fa e per il modo in cui lo fa, rendono questo ragazzo uno degli emergenti di spicco dell’attuale scena musicale italiana. Lontano da ogni tipo di omologazione, Tarantino è semplicemente sé stesso ed è questa la sua chiave vincente.
Non c’è nessuno distacco tra la sua persona e il suo “personaggio”, non c’è un nome d’arte perché in realtà il suo nome racchiude tutto ciò che è, e non c’è nessun confine tra quello che sente e che poi decide di condividere attraverso le sue canzoni.
Non ha bisogno di inventare e inventarsi nulla. Oggi facciamo un salto a Palermo per conoscerlo meglio…
Tarantino: da chitarrista a compositore, da occupare un posto ai lati di un palco ad essere al centro della scena, da suonare a scrivere, qual è stato il momento in cui hai pensato di dare vita ad un tuo progetto personale?
Non ho mai avuto questo pensiero ero in un momento musicale della mia vita poco produttivo non suonavo con nessuno, il tutto è nato probabilmente per esigenza curativa, è stato un tentativo di auto salvataggio inconsapevole; non sapendo come reagire ad un determinato momento della vita, ho utilizzato la scrittura come sfogo personale. Ho iniziato buttando giù tutto quello che mi passava per la testa senza mai rileggere con attenzione quello che scrivevo come se non volessi guardare indietro; con il passare del tempo rileggevo e prendevo sempre più consapevolezza di non stare bene con me stesso. Allora decisi di prendere la chitarra e provare a cantare quelle frasi totalmente sconnesse tra loro che mi fecero ridere non poco, cosa che mi mancava da un po’…il foglio bianco mi ha fatto da compagna e mi ha tenuto lontano dalla persona di cui avrei avuto paura, guardandola allo specchio. Non mi sono mai soffermato a pensare come nasce una canzone (davvero) forse perché in parte può essere doloroso scoprire i punti deboli; con il tempo (poco tempo) la scrittura cambiava perché io cambiavo, a quel punto iniziai a prenderci gusto.
“Una vita al var” è stato il tuo singolo d’esordio e nel video ci sei anche tu nelle vesti di attore, il che fa pensare che tu sia una persona capace di mettersi in gioco in tutti i sensi, c’è un momento che ricordi particolarmente legato non solo alle riprese ma a tutta l’esperienza pre e post produzione del brano?
Nelle vesti di attore è stato in realtà proprio il “non recitare nessuna parte” che mi è venuto molto spontaneo, alla fine non ho fatto altro che esternare ciò che succede dentro le mura di casa e dentro la mia testa. Il momento più bello è stato a ridosso dell’uscita del primo singolo…tanta confusione mista a gioia ed ansia, insomma un altalena costante di pugni nello stomaco, sapevo che stavo per fare finalmente qualcosa che mi apparteneva ed esserci riuscito è tutt’ora una bellissima novità, di quelle novità di cui non bisogna mai abituarsi.
Dal tuo primo singolo al secondo appena uscito “Aurora” c’è una netta differenza per quanto riguarda i testi delle due canzoni. Con Aurora scopriamo un altro Tarantino, una sorta di versione “romantica” dettata da quel sentimento intorno al quale ruota praticamente tutto… l’amore. Com’è nata Aurora e com’è stato mettere nero su bianco pensieri così intimi?
Aurora è nata poco prima delle luci dell’alba in una delle notti passate a fumare e pensare a tutto tranne che trovare il modo di far riposare la mia testa, mi trovavo in un luogo per me molto intimo della Sicilia orientale vicino Modica, ricordo che non le prime “luci del mattino” (titolo che avevo inizialmente scelto) maturò dentro qualcosa; amare è una delle sfide più belle che possiamo avere ma accettarla non è ugualmente facile, ritornare bambini con l’innocenza negli occhi ed il cuore libero anche solo per qualche ora durante la giornata sia una magia che va sempre ricercata per poter amare anche se stessi. Era la prima volta che scrivevo un brano così intimo e sinceramente non pensavo di riuscirci, è stato come darsi uno schiaffo in faccia infatti non ero proprio felice mentre la scrivevo ma probabilmente mi ha aiutato a capire meglio cosa ho dentro e cosa mi manca.
Stai lavorando all’uscita del tuo primo disco, ti immaginavi così a trent’anni o avevi altre aspirazioni/sogni da bambino?
Ho sempre rincorso la musica e lavorato facendo qualsiasi tipo di lavoro per alimentare e portare avanti questa passione che sin da piccolo avevo; a tre anni mi trovarono davanti la cassa dello stereo (alta quanto me allora) a tenere il tempo con il piede su un brano di Zucchero “Solo e una sana consapevole libidine, salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica”; uno dei sogni più vivi che avevo da piccolo legati all’amore verso la storia e il mondo degli Egizi era poter diventare Archeologo, amavo inventare storie avventurose e andare alla scoperta di qualcosa che ancora fosse sepolta.
Ultima domanda a proposito di sognare in grande, su quale palco ti piacerebbe suonare?
Devo dirti la verità, non ho mai pensato su quale palco mi piacerebbe trovarmi, ma tra il mio batterista e suo papà tempo fa nacque una sorta di scommessa: “Se riuscite a suonare a San Siro giuro che vengo a montare e smontare il palco”…adesso io non garantisco la stabilità dell’impianto nel caso accadesse, ma ci proveremo soltanto per vincere la scommessa.
Ognuno di noi possiede un dono e quello di Tarantino risiede semplicemente tra le pagine bianche che prendono vita attraverso la sua penna e la capacità di creare musica in maniera del tutto genuina e pura, tanto da arrivare in maniera delicata ma allo stesso tempo prepotente al cuore di chi ascolta.
E arrivare al cuore di chi ascolta non è da tutti, ma lui riesce benissimo.
a cura di
Claudia Venuti