“Piccole cose come queste” – la recensione in anteprima del nuovo film con Cillian Murphy

“Piccole cose come queste” – la recensione in anteprima del nuovo film con Cillian Murphy
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Con una candidatura al Festival di Berlino e un incasso pari a 1,4 milioni al Box Office Usa, la malinconica storia natalizia di “Piccole cose come queste” arriva anche nelle sale italiane a partire da oggi, giovedì 28 novembre.

È il Natale del 1985. Un padre amorevole e commerciante di carbone (Cillian Murphy), in un’Irlanda gelida e nebbiosa, consegna ogni giorno il combustibile in un convento soffocante.

La storia raccontata dal film è ispirata a fatti realmente accaduti nelle Magdalene Laundries e continua a destare scandalo dall’800 fino al giorno d’oggi. Questi luoghi bui erano teatri di maltrattamenti e oppressioni, che vessavano le giovani ragazze che vi risiedevano. In questa ricostruzione cinematografica, la storia dell’orfana Sarah darà un volto a questi soprusi.

Queste vicende sono già state raccontate dal film di Peter Mullan che vinse il Leone d’Oro a Venezia, Magdalene, e dall’omonimo romanzo da cui attinge proprio questa pellicola: Small Things like These di Claire Keegan. Opera prodotta, infine, dallo stesso Cillian Murphy.

“Piccole cose come queste”


La narrazione appare essenziale, spoglia, come il corpo svestito di Sarah, che violentemente viene isolata nella cantina del convento, in un buio gelo natalizio.

Il protagonista torna spesso in quel luogo oscuro, oppresso da un’empatica angoscia, e, nonostante si lavi le mani sporche di carbone con forza quando torna a casa, non riesce a rimuovere quel malessere, la preoccupazione che a quella ragazza possa accadere qualcosa di irrimediabile e che il suo dovere dovrebbe essere un tentativo risoluto di liberarla da quella prigione legittimata dalla croce cristiana.

L’interpretazione di Emily Watson, la madre superiora, inoltre, fa parte di quella oculata selezione di elementi narrativi che, come uno scheletro, strutturano un film che nasce per essere freddo e silenzioso: minimale, dunque, dove i protagonisti sono quelle persone che passano il Natale all’ombra dimagrita di un albero spoglio.

Conclusioni

La spettacolarizzazione del Natale si avvale del rovescio della medaglia. Un sottosopra, un grigiore Dickensiano che, per dovere morale, l’arte deve ricordare ogni anno. Questa volta è il tempo di Piccole cose come queste, la parabola natalizia sommessa delle donne emarginate di Tim Mielants, a cui l’ipocrisia e il consumismo volgono le spalle ancora oggi.

a cura di
Benedetta D’Agostino

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