Premierato, via libera del Senato. Meloni: “Primo passo per stop a giochi di Palazzo”
(Adnkronos) – Via libera dell’Aula del Senato al ddl Casellati sul premierato. I sì sono stati 109, 77 i no e un astenuto. Il provvedimento passa ora alla Camera per la seconda lettura delle quattro previste. Nel corso delle operazioni di voto, i senatori della minoranza hanno tirato su dai banchi il testo della Costituzione, cosa fatta contemporaneamente dagli esponenti della maggioranza. “La Costituzione rappresenta tutti dal primo all’ultimo articolo, compreso il 138”, ha ricordato La Russa, in chiusura d’Aula. Dal premier eletto dal popolo, alle nuove modalità di elezione del capo dello Stato, all’abolizione dei senatori a vita. Ecco le principali novità del ddl costituzionale (Ddl 935) appena approvato dal Senato.
Il premier eletto – “Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni”. Questo infatti prevede il nuovo art. 92 della Carta come messo nero su bianco nel ddl votato questo pomeriggio. È dunque sancito il principio della elettività diretta del presidente del Consiglio. Il nuovo premier una volta eletto riceve l’incarico di formare il governo dal Presidente della Repubblica. La nuova previsione costituzionale circa l’elettività diretta del Presidente del Consiglio italiano non detta disposizioni sulle condizioni di eleggibilità nonché sulle modalità di svolgimento della sua elezione, demandate alla legge elettorale, come espressamente previsto in modifica approvata in sede referente. Nell’articolo 6 del ddl si dispone che l’eleggibilità del premier sia per non più di due legislature consecutive, elevate a tre legislature qualora il presidente del Consiglio abbia ricoperto l’incarico, in quelle prime due, per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi.
Norma anti-ribaltone – L’art. 7 del ddl riguarda i casi di sfiducia al premier eletto “In caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere”, è quanto previsto. Inoltre “in caso di dimissioni del Presidente del Consiglio eletto, previa informativa parlamentare, questi può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone”. Spunta a questo punto il premier di scorta: “Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio”: norma che dovrebbe garantire dai cambi di maggioranza in corso di legislatura, evitando maggioranze diverse e governi tecnici.
Stop senatori a vita – L’art. 1 abroga il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione, ossia la previsione in base alla quale il presidente della Repubblica può nominare senatori a vita, in un numero complessivo non superiore a cinque, cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Restano senatori a vita solo gli ex capi dello Stato, alal fine del mandato.
Capo dello Stato – Nel ddl ci sono una serie di interventi del legislatore che riguardano ‘indirettamente’ il Colle. Il capo dello Stato, potrà essere eletto a maggioranza assoluta dell’Assemblea, non più dopo il terzo scrutino, ma dopo il sesto. Altro punto di intervento quello relativo alla controfirma dei ministri per alcuni atti del capo dello Stato. Non necessitano più di controfirma infatti (art. 4 ddl) atti come la nomina del Presidente del Consiglio dei ministri; la nomina dei giudici della Corte costituzionale; la concessione della grazia e la commutazione delle pene; il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum; i messaggi alle Camere; il rinvio delle leggi alle Camere. Infine, relativamente al semestre bianco (art.3) che fino a oggi non permetteva al capo dello Stato la possibilità di sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del mandato, si prevede ora che il divieto di procedere allo scioglimento delle Camere nell’ultimo semestre del mandato del Presidente della Repubblica non trovi applicazione nei casi in cui lo scioglimento costituisca atto dovuto. “La riforma sul Premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”. Così su X la premier Giorgia Meloni, commentando il primo via libera dell’Aula di Palazzo Madama al ddl Casellati. I senatori di Fratelli d’Italia, dopo il voto in Aula, stanno festeggiando in piazza San Luigi dei Francesi, di fronte al Senato, l’approvazione del ddl Casellati per il premierato in Costituzione. Gli esponenti di Fdi hanno inscenato un flash mob, srotolando uno striscione che recita ‘Fine dei giochi di Palazzo- Con questa riforma decideranno gli Italiani’. “Con il voto di oggi in Senato abbiamo fatto un importante passo in avanti verso la riforma del Premierato. Una riforma che stiamo facendo per l’Italia, perché serve al Paese, non al governo in carica”, dichiara Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento. “Il no pregiudiziale delle opposizioni, che oggi sono anche in piazza – afferma Ciriani – non danneggia l’esecutivo o la maggioranza, ma la nostra Nazione, perché l’unico intento che ci muove è rendere l’Italia più forte, più stabile e più credibile”. “Ringrazio per l’impegno il ministro Casellati, il presidente Balboni e tutti i senatori, che hanno portato avanti un lavoro complesso ma ordinato, in cui abbiamo garantito all’opposizione tempi ampi per il confronto nonostante l’ostruzionismo. Ci auguriamo che per i prossimi passaggi di esame del provvedimento i partiti di opposizione decidano di cambiare atteggiamento e di dare vita ad un vero dialogo nel solo interesse degli italiani”, conclude Ciriani. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)