“Romanzo di un’anamnesi” va in scena a Milano

“Romanzo di un’anamnesi” va in scena a Milano
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Romanzo di un’anamnesi, spettacolo teatrale di (e con) Sara Parziani, andrà in scena a Isolacasateatro a Milano, il 18 e il 19 maggio

 Questa è la storia di una bambina che diventa grande.

Lungo un percorso di crescita in cui a segnare le tappe sono problematiche fisiche che con il tempo spariscono, si ripresentano, cambiano, ci si muove tra un  mondo esteriore popolato da famiglia, scuola, ospedali e un mondo interiore popolato da storie e personaggi fantastici. Camminando tra questi due mondi, il desiderio di essere come gli altri e la fatica di capire qualcosa in più di sé, la bambina diventa grande confrontandosi           senza saperlo con una malattia rara, ma scoprendo la libertà di poter essere se stessa e di poterlo raccontare.”

L’anamnesi medica rappresenta certamente la trama narrativa di questo spettacolo, tuttavia esso si stacca dai puri fatti diventando un vero e proprio romanzo di formazione in cui quello che preme sono domande più universali su di sé, su ciò che non si capisce o non si sa, e sui vari tentativi necessari per trovare spazi di libertà all’interno di costrizioni, delle personali soglie dove giocare equilibrismi con i propri limiti attraverso la fantasia.


Romanzo di un’anamnesi nasce all’interno del percorso Scritture – 6 nuove voci della drammaturgia italiana ideato da Lucia Calamaro in collaborazione con Graziano Graziani, Carrozzerie n.o.t., Fivizzano 27 ed il sostegno di Teatro India – Teatro di Roma. Il testo vince il primo premio di drammaturgia contemporanea della VI ed Progetto DOIT festival L’artigogolo – scrittori per il teatro ed è pubblicato da ChiPiùNeArt Edizioni.

Si tratta di un monologo autobiografico che con un linguaggio leggero, ironico, oscillante tra il poetico e il surreale, racconta un percorso di crescita caratterizzato da una serie di problematiche fisiche legate ad una malattia rara, la Sindrome di Ehlers – Danlos, diagnosticata però solo in età adulta.

L’anamnesi medica, quindi, rappresenta certamente la trama narrativa di questo spettacolo, tuttavia esso si stacca dai puri fatti diventando un vero e proprio romanzo di formazione in cui quello che preme sono domande più universali su di sé, su ciò che non si capisce o non si sa, e sui vari tentativi necessari per trovare spazi di libertà all’interno di costrizioni, delle personali soglie dove giocare equilibrismi con i propri limiti attraverso la fantasia.

In una parola si parla di crescere. 

E cosa significa crescere per una donna con disabilità? Qual è il rapporto con il suo corpo, argomento già complesso di suo a causa di giudizi, stereotipi che spesso fanno sentire inadeguate soprattutto durante l’adolescenza? Tanto più se è proprio durante gli anni in cui il corpo fisiologicamente cambia che viene costretto, allungato, rinchiuso e percepito quasi unicamente in maniera medicalizzata:

“Devo capire se vado bene oppure no. Lo devo capire perché a me non lo dice mai se vado bene il dottore.” 

Allo stesso tempo, in questo racconto è proprio scontrandosi ed incontrandosi con la diagnosi che si fa strada l’idea non solo di avere un corpo ma che un nuovo corpo sia possibile, sperimentando nuovi movimenti e cercando di aprire nuovi immaginari.

Le donne non sono uguali e questa diversità deve essere un fattore in più nella lotta contro le diseguaglianze, questo è il concetto alla base del femminismo intersezionale.

Cultura, classe, abilità, orientamento sessuale, colore della pelle, religione coesistono nell’identità sociale ed è necessario considerarne la complessità nell’impegno per uguali diritti oltre i pregiudizi e le pressioni sociali a cui è sottoposta una donna.

a cura di
Staff

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