Lo stato di Emergenza della fabbrica culturale
La dimensione della cultura, dove si inserisce perfettamente il concetto di Arte con ogni sua declinazione e sfumatura, vive da anni un vero e proprio stato di emergenza
Il concetto di museo
Il museo per come lo conosciamo è un luogo aperto al pubblico pensato per contenere e fruire l’arte. Il museo per il pubblico nasce in Francia, a seguito delle spoliazioni napoleoniche, con la scusa di sottrarre l’arte dalle mani dei tiranni per restituirla al popolo in nome della Repubblica. Ciò di cui si parla, probabilmente molto poco, è il classismo ed elitarismo di cui è pregno il mondo artistico e culturale.
Il privilegio di vedere col senno di poi, ci permette di osservare che l’eredità occidentale sulla quale abbiamo costruito l’idea di arte e di museo porta in sé una natura profondamente colonialista.
L’arte è di tutti
L’idea stessa che i musei siano spazi per il popolo affinché tutti possano arricchirsi e contemplare la bellezza (anche se dovremmo definire cosa è bellezza e cosa non lo è) è una narrazione che si scolla dalla realtà. I musei oggi non sono a misura d’uomo ma hanno il compito di custodire le opere d’arte.
Il linguaggio che troviamo nei musei è la prova di come si scelga di parlare d’arte, come se fosse esclusiva degli addetti ai lavori. Questa scelta parrebbe dimostrare la propria superiorità intellettuale a discapito della volontà di restituire alle cittadine parti della propria cultura o di culture altre, spesso frutto di una vera e propria asportazione.
Futuro
Tutta l’arte nasce come contemporanea, questo significa che parla dell’oggi, dell’urgenza di adesso e non può soltanto compiacere lo sguardo.
Forse è per questo che è stata scelta dagli attivisti per attirare l’attenzione su un altro tipo di emergenza, quella climatica.
Abbiamo definito delinquenti quelle persone che hanno scelto il palcoscenico artistico per puntare i riflettori sul cambiamento climatico quando, forse, avremmo potuto prestare attenzione alle similitudini di mondi in cui l’orizzonte non ha futuro.
Attivismo e pratica artistica
“Seminate Utopie” è una performance ideata dall’artista Elena Zecchin, membro di Fridays for Future, messa in atto il 15 settembre 2023 a Garbatella, Roma. L’idea era di unire la pratica artistica e le istanze sull’emergenza climatica e portarle in forma diversa a casa delle persone, nella piazza di quartiere.
La performance prevedeva un’installazione realizzata con pietre, terra e piante provenienti dal Lago Bullicante (che sorge in un’area industriale dismessa e che oggi ospita un parco pubblico), la partecipazione della comunità cittadina e un audio accompagnavano l’episodio.
Adulti e bambini erano invitati a scegliere una pianta che avrebbero simbolicamente piantato all’interno dell’installazione stessa e per farlo era necessario mettere le mani nella terra e sporcarsi. Un happening che restituisce un forte senso di comunità e condivisione, al cui interno sono presenti istanze eco-transfemministe.
Nuove strade possibili
In questo modo l’arte si fa mezzo di narrazione di città nuove, di bisogni comuni e non più individualistici, permette di ripensare al concetto stesso di arte.
Se domani il mondo che conosciamo non dovesse più esistere, nemmeno l’arte come la intendiamo oggi esisterebbe più. Se domani l’uomo non ci fosse più allora svanirebbe anche l’arte stessa.
Siamo stati noi a definire un’idea e un concetto allora siamo noi che possiamo riscriverli, senza distruggere ciò che stato fatto in precedenza ma restaurando e costruendo nuove narrazioni.
a cura di
Letizia Servello
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