“Avere tutto”: cosa conta davvero?

“Avere tutto”: cosa conta davvero?
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La letteratura ci consente di ampliare lo sguardo su mondi e culture lontani, e di approfondire aspetti di cui non potremmo avere diretta esperienza. Ma ogni tanto abbiamo bisogno di storie che ci parlino da vicino, che raccontino di soggetti fallibili e non di supereroi, che riconducano la fragilità sotto la normalità e che facciano riflettere su ciò che realmente ha valore.

Rimini-Milano

Avere tutto, il nuovo attesissimo romanzo di Marco Missiroli, edito da Einaudi, parla di Rimini e da Rimini. Un luogo per molti sinonimo di vacanza, per altri di casa, per Sandro Pagliarani di ritorno. Le vie, il quartiere dell’Ina Casa, la piazza e il Ponte di Tiberio sono i limiti del luogo che ha deciso di abbandonare per Milano: le voci dei burdél per la Madunina, il mare per il cemento, il sé ragazzino per il sé adulto. 

“Impiego fino al parco a scrollarmi Milano, accade sempre alla scuola elementare, o poco dopo, tagliando il cortile del palazzo a ferro di cavallo. Le scarpe si snervano e il nord mi sfuma in testa mentre imbocco la strada del bar Zeta: entro per lo sparino ai carciofi e salsa di tonno. Qualcuno saluta. Qualcuno dice: è il figlio di Pagliarani”.

Fonte: Pinterest
Sandro e Nando

Il ritorno nella città è dovuto, apparentemente, a un’occasione di festa, il compleanno di Nando Pagliarani, il papà di Sandro. Un uomo che è stato ferroviere, ha lavorato su bus turistici e avuto un bar, ma la cui essenza è sempre stata quella del ballerino. Una passione condivisa da sempre con la moglie Caterina.

“Mettevano i dischi appena svegli e montavano le forze fino al crepuscolo, nelle stanze di casa, i talloni e le suole a sbacchettare, in garage, i polpacci tesi e le braccia a fuoco, finche la sera non entravano nelle piste e tiravano mattina. (…) Sul resto scontrosi, inafferrabili, distratti. Nando e Caterina e il loro fuori stagione.”

Sandro e Nando in questa occasione saldano un rapporto vissuto forse fino ad allora superficialmente, riacquistano il loro spazio e la “loro” Rimini

Recuperare il tempo insieme significa riscoprirsi; per Sandro, in particolare, riscoprire il padre come individuo a sé, dal momento che la madre è venuta a mancare qualche mese prima, imparare a convivere con la presenza e, inevitabilmente, anche con l’assenza. Ma riscoprire una persona significa anche prendere atto delle sue manie, dei suoi piccoli e grandi segreti, e imparare, nel bene e nel male, ad accettarli.

Il gioco

Il vizio di Sandro invece non è mai stato un segreto: che avesse la mania del gioco era ben noto ai genitori, spesso e (poco) volentieri costretti a mettere mano ai loro fondi per porre rimedio alla bestia che aveva letteralmente sformato il figlio.

“La comparsa di anomalie nel quotidiano. L’euforia, se si giocherà. Lo scoramento, se non si giocherà. Il tremore dei polsi, delle gambe. il senso di vigilanza e l’improvvisa sonnolenza. Vivere secondo la matematica della vincita e della perdita: tutto è addizione o sottrazione. Abbuffate e digiuni.”

Questa fissazione sembra ancora essere, all’epoca dei fatti narrati, l’unica forza propulsiva di un uomo oltre i quarant’anni cui basta un attimo per cambiare la vita in meglio o in peggio: il tempo della partita. A causa dei continui debiti e dei furti in famiglia per trovare i soldi da puntare Sandro incrina molti rapporti, tra cui quello con Giulia, la donna con cui avrebbe dovuto costruire un futuro.

Complice, forse, un monito del destino che lo assalirà di lì a poco, un altro tipo di gioco – più ingenuo – si insinua nella sua testa. E così inizia a domandare al padre cosa farebbe con un milione di euro e molti anni in meno.

Fonte: Pinterest
Avere tutto

Questo scambio tra padre e figlio sarà il leitmotiv della permanenza di Sandro a Rimini: il suo sguardo andrà oltre le carte e le fiches, mettendo pian piano in discussione la sua concezione di cosa significhi avere tutto. Bastano i soldi a lenire i segni del tempo? O sarà forse che il tempo, durante il gioco e nella vita, non è mai abbastanza?

Difficilmente temi sulla carta “semplici” come la riscoperta di un rapporto padre-figlio, il vizio e la morte, potevano essere intrecciati in maniera più sapiente e delicata, mai banale e risolutiva. La destrezza con cui Missiroli tratteggia il giocatore avviluppato nelle maglie delle partite è qualcosa che vale da sola tutto il libro. Una storia senza orpelli, che lascia parlare tutti i difetti e le fragilità, e li lascia dialogare affinché possano trovare conforto.

Un forte spunto di riflessione su ciò che davvero conta e che non dobbiamo dimenticare mai, nemmeno se ne siamo lontani, nemmeno se la vita sembra portarci distanti anni luce da quello che eravamo.

Dopo il successo della serie Fedeltà, tratta dall’omonimo libro di Missiroli e uscita su Netflix la scorsa primavera, ci auguriamo di vedere presto anche Avere tutto sul piccolo o sul grande schermo!

a cura di
Martina Gennari

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