“La custode dei peccati”, l’esordio di Megan Campisi tra leggenda e realtà

“La custode dei peccati”, l’esordio di Megan Campisi tra leggenda e realtà
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Avete mai sentito parlare dei mangiapeccati? Io no, fino a quando no ho iniziato a leggere La custode dei peccati, romanzo d’esordio di Megan Campisi, edito da Nord.

Con mio grande stupore ho scoperto che non si tratta di un’invenzione dell’autrice ma di una figura realmente esistita.

Tra mito e realtà

Nell’Inghilterra medioevale, soprattutto nelle zone più rurali dell’isola, esistevano dei mangiapeccati, figure che si facevano carico dei misfatti dei morenti: consumando un frugale pasto in prossimità della persona in punto di morte (o del defunto), ne assumevano i peccati, mondando l’anima del loro “cliente”. Secondo le fonti questa “professione” sarebbe sopravvissuta fino al XX secolo: nel 1906, infatti, morì Richard Munslow, l’ultimo mangiapeccati inglese conosciuto.

Una tradizione folkloristica pittosto macabra che però è servita da ispirazione a Megan Campisi che, partendo da questa figura msiteriosa, è riuscita a creare una storia in cui finzione e realtà si intrecciano.

Fonte Internet
I mangiapeccati secondo Campisi

Il romanzo ci racconta la vicenda della giovane May Owens che, colpevole di aver rubato un tozzo di pane, viene condannata a una pena peggiore della morte. Il giudice chiamato al suo processo, infatti, la condanna a diventare una mangiapeccati: dopo averle fatto indossare un pesante collare d’ottone, e averle tatuato una S sulla lingua, la ragazza è costretta a una vita di solitudine e silenzio.

Potrà parlare soltanto per recitare la formula rituale al momento della confessione dei morenti e per chiedere i cibi necessari per il rito:

L’inudibile è ora udibile. I peccati della tua carne diventano i peccati della mia, così che io li possa portare nella tomba. Parla.

Da quel momento non sarà più la giovane May ma diventerà una reietta della società, evitata da tutti in quanto portatrice di disgrazie.

May dovrà abbandonare la sua misera casa e trasferirsi a Northside, nel quartiere più povero della città, dove andrà a convivere con un’altra mangiapeccati, che ribattezzerà con il nome di Ruth.

La donna insegnerà alla ragazza il suo nuovo lavoro: ad ogni peccato corrisponde un cibo e, dopo che loro avranno assaporato le pietanze che corrispondono alle colpe del morente lui sarà libero e loro si saranno fatte carico dei suoi misfatti.

Tutto però cambia quando le due vengono convocate al castello dove, sulla tavola imbandita per il pasto di Lady Corliss, ancella della regina, compare il cuore di un cervo, una pietanza che corrisponde a un peccato, piuttosto efferato, non elencato dalla morente.

E questa sarà soltanto la prima delle morti misteriose che avverranno a palazzo…

Uno sguardo al romanzo

Il romanzo di Megan Campisi è in grado di catturare il lettore per la scrittura scorrevole e, soprattutto, per l’intricata storia. Si tratta della prima opera narrativa di questa scrittrice che, per le tinte thriller e l’ambientazione, è stata paragonata da molti critici a Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood.

L’autrice ci trasporta nella Londra della seconda metà del 1500, reinventandola e plasmandola alle sue esigenze narrative. La Campisi ha cambiato i nomi dei regnanti e della città ma appare chiaro come il contesto in cui si muovono i personaggi sia quello dell’età elisabettiana. Incontriamo Bethany, la regina vergine, chiaramente ispirata ad Elisabetta I, intorno alla quale si muovono tutta una serie di figure, ben scritte, a cui possiamo trovare, molto spesso, un corrispettivo nella storia inglese.

Il romanzo mette in luce la condizione dei reietti della società e le difficoltà che questi ultimi riscontrano nel riuscire a sopravvivere giorno dopo giorno.

Il contrasto tra la vita miserabile di May, e dei poveri che le gravitano attorno, e lo sfarzo della vita al castello fa riflettere anche su alcune dinamiche della vita odierna. Inoltre Campisi pone l’accento anche sulla figura della donna. May non può parlare, perchè è una mangiapeccati, ma a quante donne, oggi, è tolto il diritto di parola? Quante ragazze avrebbero qualcosa da dire, ma non hanno la possibilità di farlo?

La protagonista è sicuramente il personaggio meglio riuscito de La custode dei peccati. Una ragazzina che si ritrova a crescere troppo in fretta che, nonostante l’iniziale sofferenza causata dalla sua nuova condizione, reagisce alla vita, cercando di fare del suo meglio non solo per sopravvivere, ma per vivere.

Il romazo benchè ambientato in un epoca lontana, tra le righe, offre diversi spunti di riflessione.

Acanto a questo spaccato storico, poi, prensenta anche un giallo da risolvere che tiene il lettore con il fiato sospeso: le morti che avvengono al castello sono opera di una strega? O forse c’è qualcuno che vuole nascondere qualcosa?

Non sono una grande amante dei gialli ma quest’opera mi ha tenuto incollata allo schermo del Kindle!

Brava Megan Campisi, un ottimo esordio!

a cura di
Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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