La musica come un ideale, intervista al Maestro Santori
L’omaggio del Maestro Bruno Santori ai grandi compositori del ‘900 in un viaggio tra le colonne sonore più amate della storia del cinema.
Da venerdì 26 novembre è disponibile in fisico e in digitale “The Best MOVIE SOUNDTRACKS – Vol. 1“, l’ultimo album del Maestro BRUNO SANTORI, il quale ha voluto celebrare il periodo natalizio con un viaggio attraverso alcune delle colonne sonore più belle degli ultimi cinquant’anni, dirigendo la Mediterranean Orchestra, di cui è fondatore, direttore artistico e direttore stabile.
Pianista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra italiano di fama internazionale, Bruno Santori inizia il suo percorso nella musica classica a soli cinque anni, studiando pianoforte, composizione e direzione d’orchestra.
Da giovanissimo entra a far parte dei “Daniel Sentacuz Ensemble”, famosi per il successo internazionale “Soleado”. Già all’età di vent’anni inizia la sua intensa attività di direttore d’orchestra e pianista. Nel corso della sua carriera ha collaborato con i più importanti cantanti, musicisti e solisti del repertorio classico, leggero e jazz, oltre ad aver diretto orchestre nei più prestigiosi teatri del mondo.
È stato direttore artistico di importanti istituzioni orchestrali e direttore musicale del Festival di Sanremo. Attualmente, il M° Bruno Santori, si occupa inoltre di formazione in vari conservatori e università.
Fondata dal Mediterranean Tourism Foundation, la Mediterranean Orchestra nasce con la missione di promuovere l’identità del mediterraneo nel mondo utilizzando la musica come linguaggio universale capace di colmare le differenze che esistono tra tutti i popoli del mediterraneo.
La Mediterranean Orchestra è partner ufficiale di Radio Italia, con cui si è esibita negli eventi di “Radio Italia Live.
Buongiorno, grazie per averci concesso l’intervista. Volevo iniziare con una domanda inerente all’album uscito da poco “The best movie Soundtracks”. Da dove è venuta l’idea di ricreare queste più grandi colonne sonore? E come mai sono stati scelti proprio questi titoli che spaziano nel tempo unendo diverse generazioni?
Buongiorno, grazie a voi. Questo progetto viene da molto lontano. Nel senso che da almeno vent’anni io faccio concerti. Da quando ancora in Italia non era abituale che un’orchestra sinfonica facesse concerti di musiche da film. Mi sento di poter dire di essere un pioniere di questo in Italia.
In questi vent’anni ho spesso fatto registrare i concerti che facevo, che poi tenevo in qualche modo in un cassetto. Non ho mai neanche immaginato di utilizzare queste registrazioni complesse perché puoi immaginare cosa voglia dire mettere mano ad una registrazione di oltre 120 elementi fatta in luoghi dove l’acustica non è delle migliori. Infatti, comunque il disco gode, non pecca, di qualche imprecisione dovute al fatto che sono live e non sono fatti in studio di registrazione.
Durante il periodo del Covid, invece, siamo stati tutti blindati in casa per cui sono andato a rivedermi un po’ di cose che avevo fatto, tra le quali appunto queste registrazioni. Per cui, da remoto, con il mio amico Giorgio Tramacere, un avvocato famoso per il diritto d’autore, ma che ha anche uno studio di registrazione per le masterizzazioni, ci siamo messi con anche Marco Noia e Silvio Fantozzi a lavorare sulla masterizzazione di questi brani. Alla fine, il risultato è stato sorprendentemente entusiasmante, nel senso che non pensavo che il materiale fosse di tale qualità.
È venuto poi un po’ spontaneo, ma soprattutto Giorgio Tramacere, che ha anche un’etichetta discografica, ha pensato di far diventare tutto questo un disco. Viene abbastanza semplice, istintivo pensare che questo disco debba uscire per Natale, perché le famiglie si sono sempre organizzate nel periodo di Natale per andare a vedere il famoso cine panettone, insomma il cinema che unisce le famiglie durante il periodo di Natale è diventato parte della cultura del nostro paese. Quindi, abbiamo deciso di far uscire questo “cd panettone” in modo che fosse in linea con le famiglie in questo periodo dell’anno.
A questo punto, quindi, ovviamente ci stava benissimo il Jingle Bells fatto con l’orchestra sinfonica per concludere l’album. Speriamo con il tempo di costruire un nostro spazio nel panorama nazionale e internazionale discografico per poter fare ogni anno, se possibile, la nostra comparsa con musica da film sinfonica di diversa natura.
Abbiamo iniziato con questi titoli, che, come dice, sono di così vasta area cinematografica sia temporale che di diversa natura di produzione.
Quindi la scelta di titoli che spaziano in diversi anni, da Star Trek a Harry Potter, è stata fatta per riuscire a toccare tutti i componenti della famiglia, giusto?
Esatto, penso che il target non sia riconosciutamene uno, ma che ce ne siano diversi se vogliamo parlare di età e di quale potrebbe essere il possibile fruitore e ascoltatore del disco. Per cui, non è solamente una generazione che lo può ascoltare, ma sicuramente diverse generazioni anche magari parallelamente intrecciate fra loro.
Volevo chiederle, invece, qual è, se c’è, una figura che l’ha portata ad avvicinarsi alla musica classica e sinfonica?
Io vengo da una formazione classica, sono diplomato in conservatorio, ma da sempre faccio l’arrangiatore nella musica pop e sono anche un grande appassionato di musica jazz, sono un pianista. Devo dire che non esiste una sola figura, ma ne esistono diverse. Almeno tre se vuole, visto che sono tre quelli che usiamo definire generi musicali che ci portano all’ascolto.
Certo è che questi grandi, Hans Zimmer, piuttosto che John Williams, sono i compositori che io ho toccato con mano nell’eseguire questi brani. Ci sono questi “nuovi” americani, chiamiamoli nuovi ma alla fine sono almeno cinquanta anni che stanno operando, per non parlare poi di grandi come Morricone, Dino Rota, che io in questo caso non ho toccato. Morricone è al momento così ben rappresentato da Andrea Morricone, il figlio, per cui per non mancare di rispetto alla figura di Ennio Morricone, che è appena mancato, per questa volta ho preferito non esprimermi sui grandi compositori italiani.
Se lei mi chiede qual è la grande figura nel cinema che più mi coinvolge, le dico facilmente Ennio Morricone, anche solo per la potenza dei temi che noi ormai tutti abbiamo nelle nostre orecchie di questi grandi film da “C’era una volta in America”, anche solamente i film che fece all’inizio con Sergio Leone “Per un pugno di dollari”. Questi sono quelli che mi sono sempre portato nel cuore perché essendo italiano e non avendo più trent’anni, purtroppo, li porto con me da sempre.
Per quanto riguarda la musica classica è molto difficile rispondere. Io direi che se c’è un autore, un compositore, soprattutto, che io adoro è sicuramente Brahms, ma non solo, per cui non saprei. Se invece vogliamo parlare di jazz allora c’è Bill Reynolds che mi coinvolge molto, un pianista che mi ha sempre dato molto, oltre che a pianisti come Cicoria, ma ce ne sono diversi di diversa natura.
Secondo lei, che ruolo coprono attualmente i giovani all’interno delle orchestre?
Un ruolo fondamentale. Anche perché i giovani sono il futuro della musica. Io mi auguro che la vogliano affrontare come noi l’abbiamo affrontata fino ad oggi, con severo studio e scegliendola come proprio ideale di vita.
Devo dire che ripongo molta fiducia nei giovani, insegno anche nei conservatori e devo dire che trovo spesso dei giovani molto bravi e molto impegnati nello studio. Per cui i giovani per la musica, quindi per il futuro della musica, sono assolutamente tutto quello nel quale noi dobbiamo porre ogni nostra attenzione. Dobbiamo dare loro questa eredità che possano poi portare ai posteri perché i giovani di oggi sono gli anziani di domani. A loro volta avranno qualcosa da consegnare come noi l’abbiamo avuto da consegnare a loro.
Invece al contrario? Quanto la musica può essere importante nella vita dei giovani? Quanto può essere importante un loro approccio ad essa anche in situazioni di difficoltà?
Oggi come oggi la scelta di un giovane di poter essere musicista io la vedo molto simile a quella di un giovane che scelga di andare in seminario o che scelga una religione. Io la trovo molto una scelta spirituale quella della musica.
Spesso vediamo invece chi nella musica cerca una via per il successo. Ecco, questo io non credo che sia da considerarsi la scelta di un giovane verso la musica, ma è da considerarsi ben altra cosa. Mentre invece il giovane che sceglie di essere musicista è un giovane che ha un ideale e che impegna in questo ideale la propria vita senza avere garanzie di un risultato. Io tante volte quando incontro un giovane dico “sappiate avere il coraggio di poter fallire” perché quando si sceglie un ideale nella vita ci si fa carico anche della possibilità di fallire e quindi evitare le frustrazioni nel caso di non riuscire ad ottenere quel successo che ognuno di noi spera di poter avere.
In realtà, poi bisogna vedere cosa vuol dire successo o insuccesso. Ci sono grandi artisti che sono morti in povertà e disperazione, ma che poi sono ricordati da secoli fra i più grandi compositori mai esistiti; quindi, è molto difficile da poter definire. Ci sono invece musicisti che nella vita hanno avuto grande successo, ma che sono poi stati completamente dimenticati perché in realtà quello che hanno fatto non ha avuto grande valore artistico da potersi sostenere nel tempo.
Parlando appunto di possibilità di fallire e quindi di poter aver necessità di un piano B. Se lei non fosse diventato musicista, quale lavoro le sarebbe piaciuto fare o comunque avrebbe potuto fare?
Guardi, io musicista lo sarei diventato senz’altro, magari avrei vissuto sotto i ponti, ma musicista lo sarei diventato di sicuro. Se lei intende sopravvivere con la musica con possibilità economiche e quindi potersi sostenere è un discorso. Io nella mia vita ho comunque scelto di fare il musicista e non mi sono preoccupato d’altro. Inizialmente pensavo anche che non mi sarei sposato, perché comunque mi sarei dovuto far carico come responsabilità di una moglie e di eventuali figli. Invece poi nella mia vita ho avuto un po’ di fortuna e l’ho potuto fare, ma io ero pronto anche a non fare una famiglia pur di fare il musicista; quindi, le rispondo con grande facilità.
Per cui lei ha sentito quella di cui parlava, la cosiddetta “vocazione”?
Credo proprio di sì. Non è stata casuale perché comunque mio padre era appassionato di musica e lui mi ha portato a questo. Io comunque l’ho riconosciuta come unica mia possibile strada nella mia vita e, ripeto, avevo già deciso di non sposarmi per poter fare questo. Un po’ come fa un prete che dedica la propria vita alla religione. Se si sceglie veramente un ideale non lo si fa mai perché si vogliono ottenere risultati materiali o economici. Per me la musica è un linguaggio. Più riesco a comprenderlo più riesco a sentire dentro di me quello che i compositori del passato hanno voluto lasciare. Trovo nell’uomo qualcosa di veramente meraviglioso che attraverso la musica mi arriva. Qualcosa che se non avessi studiato così profondamente la musica probabilmente non mi arriverebbe.
Per concludere, vuole dare un consiglio ai nostri lettori che magari vogliono intraprendere questo percorso?
Io dico sempre ai giovani “abbiate il coraggio di fallire pur di perseguire il vostro ideale” e agli ascoltatori direi “non vi fermate ad ascoltare quello che gli altri vi fanno ascoltare, ma provate a cercare quello che vorreste ascoltare voi”.
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a cura di
Giulia Focaccia
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