Harvey Milk: 43 anni fa l’omicidio che scioccò un’intera nazione e aprì gli occhi del mondo

Harvey Milk: 43 anni fa l’omicidio che scioccò un’intera nazione e aprì gli occhi del mondo
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Grazie all’impegno politico e alle battaglie condotte da Harvey Milk, la comunità LGBTQ trovò il coraggio e la forza di uscire dall’ombra e di far sentire la propria voce.

Il 27 novembre 1978, esattamente 43 anni fa, il Sindaco di San Francisco George Moscone e il Consigliere comunale e attivista gay Harvey Bernard Milk vennero assassinati dell’ex Consigliere Dan White.

Alla memoria di Milk sono dedicati edifici pubblici, scuole e statue, oltre al documentario premio Oscar nel 1984 “The times of Harvey Milk” diretto da Rob Epstein, e al film del 2008 “Milk”, diretto da Gus Van Sant e premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore a Sean Penn.

Harvey Milk divenne un emblema della lotta all’omofobia e un’icona non solo per la comunità LGBTQ, ma anche per tutte quelle persone che ambiscono al raggiungimento dei diritti civili.

La locandina di “Milk” (Fonte: Pinterest)

Noi di The Soundcheck vogliamo ricordare Harvey Milk e la sua intensa vita politica, il suo impegno verso la comunità gay e le cruciali lotte da lui portate avanti, insieme al suo movimento, per la difesa dei diritti delle persone omosessuali.

Visti gli eventi che hanno macchiato l’immagine del nostro Paese nelle ultime settimane, crediamo sia doveroso ricordare a tutti le parole e le gesta di una persona che ha dato la sua vita per tutelare i diritti delle minoranze.

La vita di Harvey Milk prima di scendere in politica

Harvey Bernard Milk nacque il 22 maggio 1930 a Woodmere, nei pressi di Long Island (New York), da una famiglia di origini ebraico-lituane. I genitori servirono entrambi nella grande guerra: il padre, William, era arruolato nella Marina, mentre la madre Minerva svolgeva le mansioni di infermiera.

Dopo aver frequentato la Bayshore Highschool, si laureò in matematica e storia all’Albany State College. Al termine dell’Università decise di seguire le orme del padre e si arruolò in Marina frequentando la scuola per ufficiali di Newport.

Si congedò nel 1955 dopo essere stato interrogato riguardo il suo orientamento sessuale. Successivamente, Milk lavorò prima come insegnante a Long Island e poi come broker. Maturò anche le prime esperienze politiche partecipando alla campagna di Barry Goldwater, candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 1964.

Harvey Milk e il compagno Scott Smith (Fonte: Pinterest)

La svolta arrivò agli inizi degli anni ’70, quando decise di trasferirsi a Castro, quartiere di San Francisco che diverrà il centro nevralgico dell’attività politica di Milk. Castro era il quartiere gay probabilmente più conosciuto al mondo e quello con la più alta concentrazione di omosessuali in America. Questi ultimi provenivano da ogni angolo del Paese, attirati dalla libertà di costumi e di parola.

Qui Harvey si trasferì col compagno Scott Smith e insieme aprirono un negozio di fotografia, “Castro Camera”, che ben presto divenne un punto di riferimento per tutti, anche grazie al carattere dello stesso Milk. Complice il suo carisma, Harvey aveva la capacità di unire le persone, di amarle incondizionatamente.

Castro veniva persino apostrofata come “la capitale gay del mondo”, un posto dove omosessuali e lesbiche, queer e trans, potevano sentirsi liberi di essere loro stessi. L’armonia che regnava nel quartiere, però, era rovinata dalle retate della polizia che, entrando nei locali, pestava chiunque si trovasse davanti. La rabbia e l’odio nei confronti della comunità LGBTQ erano vivi e costantemente alimentati.

Fu in questo clima di paura e frustrazione che Harvey Milk prese una decisione che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella dell’intera comunità gay.

“Mi chiamo Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti!”

Milk comprese che la comunità gay aveva bisogno di un leader, di qualcuno che li rappresentasse socialmente e politicamente, esattamente come qualsiasi altra minoranza. Era necessario far sentire la propria voce e mettere a tacere i pregiudizi.

“I gay sono stati calunniati a livello nazionale. Nella contea di Dade, siamo stati accusati di molestie su minori. Non basta più solo avere amici che ci rappresentino. Non importa quanto buoni essi siano.
La comunità nera arrivò a comprendere questo molto tempo fa: i pregiudizi contro i neri possono essere fugati con l’elezione di leader neri. Per cui la comunità nera poteva essere giudicata in base ai suoi leader e non in base ai suoi miti o ai suoi criminali. […] Ed è giunto il momento in cui la comunità gay non debba essere giudicata in base ai suoi criminali ed in base ai suoi miti.
Come ogni altro gruppo, dobbiamo essere giudicati in base ai nostri leader e in base a coloro che sono gay.”

Harvey Milk

Fonte: Pinterest

Milk si candidò per la prima volta nel 1972 per la carica di Consigliere comunale, ma non ottenne il numero sufficiente di voti, complici anche i dubbi della comunità gay, la quale temeva che Harvey fosse troppo esposto e attirasse fin troppa attenzione sulla stessa comunità, colpita da pregiudizi e vessata dalla polizia. Milk però non si arrese, cambiò stile di vita (tagliò baffi e capelli e iniziò ad indossare giacca e cravatta) e si ricandidò.

Fondò la Castro Village Association per tutelare le attività commerciali gestite dai gay a Castro, e nel 1974 fondò anche la Castro Street Fair per attirare nuovi investitori ed esercenti a Castro in modo tale da movimentare l’intero quartiere. Harvey era un tornado capace di investire tutti col suo vento rivoluzionario, ma non riuscì ad essere eletto nemmeno questa volta.

Ci provò nuovamente nel 1976, ma anche in quel caso non ottenne la carica. In quell’anno, però, divenne Sindaco George Moscone, col quale instaurò un profondo legame di amicizia e collaborazione politica.

Nel 1977 la musica cambiò. I temi della sua campagna non riguardavano più solo i gay, ma vertevano anche su altre questioni, come le sovvenzioni per l’assistenza sanitaria, i trasporti pubblici gratuiti, i centri diurni di supporto a madri lavoratrici. Milk abbracciò le esigenze dell’intera popolazione di San Francisco e, grazie anche al sostegno del San Francisco Chronicle, ottenne la carica di Consigliere.

Nel 1978 Harvey Milk divenne il primo funzionario pubblico dichiaratamente gay della storia americana.

“Se un gay vince, significa che c’è speranza che il sistema funzioni per tutte le minoranze. Se lottiamo, diamo a tutti una speranza!”

Harvey Milk

Anita Bryant e la campagna “Save our children”

Chi ha mai sentito parlare della campagna “Save our children”? No, non ha niente a che vedere con il sostegno internazionale ai Paesi più sfortunati, dove ai bambini vengono garantite istruzione e degne condizioni di vita. Nulla di così nobile. La campagna “Save our children” venne condotta dalla cantante e attivista politica Anita Bryant.

Di cosa parla questa campagna? Per capirlo a fondo lascerei la parola alla stessa Bryant:

“Se dovessimo dare i diritti ai gay, allora dovremo concederli anche ai ladri o alle prostitute!”

Anita Bryant

Direi che il messaggio è abbastanza chiaro. Secondo la Bryant, la cui campagna era sostenuta anche dalla comunità cristiana e da alcune organizzazioni antiabortiste, gli omosessuali erano un pericolo per la società, essendo sempre alla ricerca di bambini da “reclutare” per le loro pratiche sessuali (tesi che sarà il fondamento anche dell’ignobile Proposition 6 presentata da John Briggs).

Harvey Milk protesta dopo l’abrogazione della legge a tutela dei gay (Fonte: Pinterest)

La campagna condotta da Anita Bryant riuscì a far abrogare, nel giugno del 1977, la legge a difesa dei gay. Sempre nello stesso anno, inoltre, i legislatori della Florida approvarono un disegno di legge che proibiva le adozioni agli omosessuali. Legge poi abrogata solo nel 2008!

La Proposition 6 e il “discorso della speranza” di Milk

La Bryant fu anche una ferma sostenitrice della Proposition 6 di John Briggs, legislatore statale di Orange County. La legge, proposta da Briggs nel 1978, mirava a impedire l’assunzione di insegnanti omosessuali nelle scuole della California, e l’allontanamento di coloro che già vi operavano. La motivazione? La stessa già avanzata da Anita Bryant: i docenti omosessuali reclutano i bambini per insegnare loro atti osceni e depravati.

La campagna di Briggs non era solo diffamatoria, ma anche oltraggiosa ed ingiuriosa nei confronti dell’intera comunità LGBTQ. Milk non poteva certo rimanere a guardare e, con l’aiuto del movimento gay, portò avanti una delle lotte più importanti della storia.

Organizzò dei faccia a faccia con lo stesso John Briggs e svariati dibattiti atti a sfatare le false credenze, i miti e i pregiudizi che circondavano gli omosessuali. Prese parte persino a una marcia, nel giugno del 1978, che inondò le strade di San Francisco.

Harvey Milk durante la marcia nel giugno del 1978 (Fonte: Pinterest)

“Non otterremo i nostri diritti restandocene tranquilli e chiusi in casa. […] Stiamo uscendo allo scoperto per combattere le bugie, i miti, le distorsioni, per dire la verità riguardo ai gay, perché sono stanco della congiura del silenzio, e quindi inizierò a parlare. E voglio che facciate altrettanto. Uscite allo scoperto”

Harvey Milk

Harvey Milk tenne anche un discorso che passò alla storia come “The hope speech”. Egli voleva combattere definitivamente la discriminazione, l’odio e i falsi miti che aleggiavano sulla comunità LGBTQ, e l’unico modo per farlo era far sì che ogni singolo omosessuale del paese si facesse avanti, uscisse dall’ombra e si dichiarasse al mondo. Solo facendosi conoscere, potevano mostrarsi davvero per quello che erano.

I giovani gay in Altoona, Pennsylvania e Richmond, Minnesota che stanno facendo coming out, […] l’unica cosa che hanno per guardare al futuro è la speranza. E voi dovete dar loro speranza. La speranza per un mondo migliore, la speranza per un domani migliore, la speranza di un posto migliore in cui trasferirsi se le pressioni a casa sono troppo pesanti. La speranza che tutto andrà bene. […] E se si decide di aiutare il comitato centrale e gli altri uffici, si facciano eleggere più persone gay, che diano una luce verde a tutti coloro che si sentono privati dei diritti civili, una luce verde per andare avanti. […] Perché se una persona omosessuale ce la fa, le porte sono aperte per tutti”.

Harvey Milk

Milk e il suo “discorso della speranza” (Fonte: Pinterest)

Milk imbastì una campagna forte ed aggressiva, sostenuta persino da Ronald Reagan e dal Presidente Jimmy Carter, che spinse gli omosessuali ad uscire allo scoperto, non vergognandosi di essere sé stessi. Grazie all’impegno di Harvey e del suo movimento, la proposta di legge di John Briggs venne bocciata alle elezioni del 7 novembre 1978, appena 20 giorni prima della sua morte.

27 novembre 1978

“Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese”

Harvey Milk

Queste parole furono pronunciate da Milk pochi giorni prima di essere assassinato. Sapeva di avere poco tempo e decise di raccogliere i suoi pensieri e le sue parole in un nastro, da ascoltare solo nel caso qualcuno lo avesse ucciso.

Parole che ogni volta colpiscono per la loro sincerità ed incisività. Parole che lasciano un segno profondo in ognuno di noi e che, ancora oggi, rappresentano una fonte d’ispirazione.

Harvey era consapevole di essere diventato una figura ingombrante, “un bersaglio per chi è preda delle sue insicurezze e delle sue fobie”, per citare le sue stesse parole. Trovò la morte per mano di Dan White, anch’egli Consigliere comunale.

Dan White si dimise dalla sua carica il 10 novembre, probabilmente come atto di protesta verso lo scarso stipendio che percepivano i Consiglieri. Qualche giorno dopo però, chiese di essere reintegrato. Il Sindaco Moscone all’inizio era intenzionato ad accogliere la richiesta, ma Milk e altri si opposero.

Fu questa la goccia che fece traboccare il vaso. Il 27 novembre Dan White si intrufolò nel Municipio da una finestra laterale e raggiunse la stanza di George Moscone. Dopo aver fallito nel tentativo di farsi reintegrare nel Consiglio, Dan White estrasse la pistola e sparò al Sindaco. Successivamente si diresse da Milk e, con la scusa di voler scambiare due parole in privato, lo convinse a seguirlo.

Sparò senza esitazione, colpendo l’attivista gay al petto e alla testa. Nelle ore successive si consegnò alla Polizia.

Harvey Milk e il Sindaco George Moscone (Fonte: Pinterest)

L’omicidio di Harvey Milk e di George Moscone sconvolse non solo San Francisco, non solo l’America, ma tutto il mondo. La sera stessa più di 30 mila persone marciarono da Castro al Municipio per commemorare le vittime.

Questa marcia fu la dimostrazione che tutto l’amore espresso e dispensato da Harvey nel corso della sua intensa vita aveva toccato il cuore, l’anima e la mente di tantissime persone.

Quanto a White, i suoi avvocati sostennero che la sua dieta a base di cibo non sano aveva causato uno squilibrio chimico tale da indurlo a commettere gli omicidi. Strategia che passò alla storia come “la difesa delle barrette”. White venne giudicato colpevole di strage e condannato a meno di otto anni di carcere.

Il verdetto adirò notevolmente l’intera comunità LGBTQ, che provocò la più violenta sommossa della storia del movimento gay, la cosiddetta White Night Riots.

L’eredità di Harvey Milk

La vita, le lotte e l’impegno politico di Harvey Milk hanno cambiato il modo di vedere il mondo. Le sue parole sono state un faro nella notte, una guida per tutti quegli omosessuali che avevano paura di mostrarsi, di lottare, di vivere. Una fonte d’ispirazione per tutto il mondo e per le nuove generazioni, chiamate a farsi carico dei suoi insegnamenti e valori, affinché il suo impegno non fosse mai dimenticato.

Peccato che la politica italiana, nelle ultime settimane, abbia bocciato proprio una proposta di legge atta a garantire pene e sanzioni verso casi di violenza e discriminazione per motivi di genere, sesso, disabilità e orientamento sessuale. Le stesse leggi auspicate da Harvey Milk più di quarant’anni fa. Una vera e propria sconfitta per il nostro Paese.

Dovremmo approfittare di questa giornata per ricordare (o per conoscere) l’impegno di Milk, il quale credeva in una politica che dovesse rappresentare i singoli individui, garantendo pari opportunità a tutti.

La Harvey Milk Foundation, fondata dal nipote Stuart, porta tutt’oggi avanti quello era il sogno di Milk: uguaglianza per tutti.

Sitografia:

a cura di
Alessandro Michelozzi

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