A trent’anni servono le scuse per andare a letto più tardi della mezzanotte: per questo attendo ogni anno con trepidante attesa il Festival di Sanremo, per potere prendere appunti tutta la sera davanti a una Peroni arrogante, lottare con la TV che si spegne da sola per le 4 ore di inutilizzo, e formulare giudizi molto sbilanciati e per nulla professionali. Per un utilizzo meno estremo della scala da 0 a 10 consiglio sempre Assante.
Tra una Orietta Berti scongelata per l’occasione e un Aiello con crisi di sesso e ibuprofene, Sanremo 2021 sta regalando alti livelli di cringe. Ecco le nostre spietate ma oneste pagelle delle prime due serate:
Gaudiano – Polvere da sparo
Parte bene, quasi moderno, i ritornelli da world music suonano troppo di Mango per essere credibili. A volte le orchestre fanno disastri.
4/10 – MANGO DI STRISCIO
Avincola – Goal!
Lui arriva direttamente da Ciao, 2020! dove faceva il ballerino vestito da giocatore della Juventus. Si porta il pallone anche sull’Ariston e fa il clone di calcutta vestito da Dua Lipa nel video di IDGAF. Fuoriclasse.
7/10 – MORENO TORRICELLI
Elena Faggi – Che ne so
Questa ragazza è chiaramente in un contesto che con lei non c’entra niente. La scheda “informazioni” del suo profilo Spotify ha quattro fotine da viaggio d’istruzione a Roma della terza superiore. Forse ha sentito troppo Lily Allen. Ingiudicabile.
-/10 – ZECCHINO D’ORO
Folcast – Spiriti
Le quattro note stoppate che fa con la chitarra, dietro la schiena per l’80% della canzone, sono l’equivalente sanremese dell’impatto di Vittorio Colao e della sua task force nel processo decisionale del governo Conte 2.
3/10 – MALMSTEEN
Wrongonyou – Lezioni di volo
Uno dei pochi a portare un minimo di respiro internazionale, in una ballata piaciona, semplice e dalle scelte musicali un po’ da supermercato che prenota la vittoria delle nuove proposte e avrebbe sicuramente trionfato a X-Factor.
7/10 – RYANAIR
Greta Zuccoli – Ogni cosa sa di te
Greta si scrive tutto, musica e testo, e la cosa sensazionale è che il pezzo è così frizzante e moderno che l’ho sentita mentre lavavo i piatti e mi sono affrettato perché pensavo avessero cominciato i big con Orietta Berti.
2/10 – OGNI COSA SA DI VECCHIO
Shorty – Regina
Il vero scandalo, e da quelle parti devono esserne consapevoli, è fare competere un fuoriclasse come questo qui nei pur volenterosi sodali delle nuove proposte. Non c’è storia: Shorty si divorerebbe il 90% dei c.d. big per presenza scenica e semplice talento.
10/10 – FUSION JAZZ
Dellai – Io sono Luca
Per chiarire, quello di prima è in gara con loro.
-/10 – ALTRO MESTIERE
Arisa – Potevi fare di più
La buona Rosalba Pippa, rassicurante idolo di grandi e piccini di cui ci ricordiamo solo in prossimità di Sanremo, canta una canzone di Gigi D’Alessio. Penso che non servirebbe aggiungere niente alla presentazione del brano, come ai tempi in cui non serviva guardare le partite per capire quanto orrende e inutili sarebbero state le geometrie tra Krasic ed Estigarribia.
1/10 – ARIDAJE
Colapesce e Dimartino – Musica Leggerissima
Tommy Vercetti e Lance Vance ci riportano le luci, i suoni e i rollerblade direttamente dal 1982. Performance scarsetta, brano da studio sublime e ottimo per essere passato da Fernando Martinez su Radio Emotion 98.3.
8/10 – VITTI NA CROZZA A MIAMI
Aiello – Ora
Il cartello di Medellin ha fatto binge watching delle stagioni di X-Factor e ha scoperto Giosada e Anastasio, mandandoci una versione compatibile con la loro estetica e la loro proverbiale rabbia. Lui arriva e urla come un demonio un testo che miscela Calcutta con Gué Pequeno e sintetizza l’improbabile connubio nel discutibile “Sesso ibuprofene”.
3/10 – PLATA O PLOMO?
Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome
Il duo aveva già vinto un mese prima dell’inizio del Festival, ma per qualche motivo le loro quote sono sensibilmente scese dopo la loro performance. Sarà che l’emozione si sente, che Cigno Nero in HD suona bene ma è pur sempre una remaster senza nuova carne al fuoco, sarà che la Ferragni ce la ricordavamo tutti meglio.
7/10 – E NON MI BASTA PIU’
Max Gazzè – Il farmacista
Gazzè si veste da Leonardo Da Vinci e sfodera una manieristica – seppur non indispensabile – interpretazione di se stesso, nel remake di se stesso. A circondarlo le sagome di Propaganda Live. La canzone è praticamente “Sotto casa”.
5/10 – MAX VABBÈ
Noemi – Glicine
Dopo il tampone positivo di Irama arriva da Sanremo un poderoso segnale di speranza: c’è pur sempre qualcosa che è più resiliente delle pandemie. C’è pur sempre qualcosa di più immutabile, di cui non potremo mai liberarci.
1/10 – THE SOUND OF PERSEVERANCE
Madame – Voce
Fiorella Mannoia si rinnova facendosi scrivere un pezzo da Ghali e non cantando le ultime tre lettere di tutte le parole. La regia enfatizza usando gli effetti di Tik Tok. Il pezzo è una bomba, cresce in versione studio, ed è l’unico che avrebbe senso fuori dall’Ariston e cantato in un’altra lingua. Effettivamente già lo è.
9/10 – POLIGLOTTA
Maneskin – Zitti e buoni
Attenzione i Maneskin sono fuori di testa, sono pericolosi, fumano le sigarette, dicono alla mamma che sono ribelli e che per le strade c’è la troka. Qui si fa la storia (e si plagia Andrea Laszlo De Simone).
2/10 – PRECOGNITIVI
Ghemon – Momento perfetto
Massimo Ceccherini nel ruolo di Ermal Meta canta Marvin Gaye in italiano dopo quattro pacchi di Marlboro rosse. Il pezzo è uno di quelli che riconosci essere bellissimo, ma sai già che non avrai probabilmente mai l’impulso a riascoltarlo.
8/10 – IL CANTANTE MASCHERATO
coma_cose – Fiamme negli occhi
Si presentano al pubblico attempato che non li conosce con una canzone fresca quanto un pezzo di Jovanotti del 1995, lasciando l’unico spunto intellettivo di scommettere su quale dei due è “coma” e quale “cose”. In ogni caso urrà, sodali, abbiamo le frasi per la nuova edizione per imbecilli dei Baci Perugina.
0/10 – NON RESTATE ANCORA UN MINUTO
Annalisa – Dieci
Nali dà seguito anche sul palco dell’Ariston alla sua svolta da femme fatale, ingabbiandosi in un funzionale outfit che le concede 3cm di mobilità su ogni asse di rotazione per evitare l’esposizione di varie nudità. Dieci è il numero di volte che ha portato questo stesso pezzo a Sanremo.
4/10 – QUATTRO
Francesco Renga – Quando trovo te
Prima di girarsi dall’altra parte la mia gatta mi ha detto che pensava che con la sterilizzazione della settimana scorsa i supplizi fossero finiti. A volte amo l’ingenuità di questi animaletti che nulla capiscono, e soprattutto nulla imparano.
0/10 – ETERNO RITORNO
Fasma – Parlami
Matilda De Angelis lo annuncia come la voce della durezza della strada. Fasma dalla sua strana strada personale non porta vetri rotti e mascherine esauste ma una chitarra, un completo gessato e qualche autografo di Achille Lauro. Meglio sull’Ariston che su disco.
5/10 – ZECCHINO D’ORO TRAP
Orietta Berti – Quando ti sei innamorato
Comincia forte la seconda serata del festival della canzone di Pizzo Calabro, con l’ospite interregionale Orietta Berti. Selfie e autografi al circolo della canasta, saltuarie violazioni della distanza di sicurezza.
NC/10 – MASSIMO RISPETTO
Bugo – E invece sì
Le buone intenzioni, la buona educazione, e la bella canzoncina di ieri sera. Bugo canta come un cane ma non è una novità, ci ha costruito sopra una carriera.
6/10 – VOGLIA DI TENEREZZA
Gaia – Cuore amaro
Dopo l’ospite internazionale Laura Pausini arrivano sul palco anche i ritmi mediterranean-chic di Paola e Chiara. Nuove frontiere del sound engineering: l’effetto radiolina. In portoghese almeno le rime non si capivano.
2/10 – MAU MAU
Lo Stato Sociale – Combat Pop
L’incoraggiamento nazional-popolare dopo la prestazione (a vederla ora, incredibilmente misurata) della vecchia che ballava li ha portati a strafare e a dimenticarsi che stavano presentando una canzone. Ho avuto nostalgia di quando da bambino mi portarono al circo e vidi per la prima volta i pagliacci.
0/10 – IMBARAZZO
La Rappresentante di Lista – Amare
Noi vediamo e sentiamo interpreti, artisti, parole, strumenti, ritornelli, emozioni, sogni, fallimenti, colori, note. Dardust vede e sente opportunità per la cassa in 4.
6/10 – PUM PUM PUM PUM
Malika Ayane – Ti piaci così
Il pezzo non è nemmeno dei suoi peggiori, ma se amalgami le vocali come Iginio Massari resti ben poco ascoltabile anche se il tuo inedito è Imagine.
3/10 – MINIPIMER
Ermal Meta – Un milione di cose da dirti
L’enfant prodige dell’Adriatico est ci ha messo cinque anni per diventare una presenza tradizionale di Sanremo quanto Michele Zarrillo. Niente acuti questa volta. Un milione di cose da dire come gli anagrammi del suo nome.
5/10 – TREMA MALE
Extraliscio e Davide Toffolo – Bianca Luce Nera
Davide Toffolo si è reso conto di avere 60 anni e ha fatto un giro ai parchetti con l’orologiaio di Dark e altri tre allegri anziani morti. Tutto sommato dimenticabile.
4/10 – ANOMALIA
Random – Torno a te
L’attacco del suo pezzo è il momento in cui tutti a Sanremo capiscono che il massimo imbarazzo non era il palloncino a forma di pene in mezzo alle poltrone. Poi supera l’imbarazzo e si riprende atterrando su una placida inconsistenza.
2/10 –
Fulminacci – Santa Marinella
Quanto è bello cambiare idea: Fulminacci lo avevo visto due anni fa in apertura a Motta e, per usare un eufemismo, non mi aveva convinto. Oggi con il baffetto alla Ron Jeremy ha guadagnato fiducia, e sembra un Brunori che vuole sembrare meno De Gregori.
8/10 –
Willie Peyote – Mai dire mai (La Locura)
Peyote fa da sempre il rap di chi adesso è a libro paga dell’INPS, e lo si ama o lo si odia. Però quando uno è un fenomeno bisogna limitarsi ad alzare le mani.
10/10 – RONALDO (QUELLO VERO)
Gio Evan – Arnica
Gio Evan si definisce scrittore, poeta, artista di strada, ma di sicuro non è una pornostar. Prendere nota del testo per spezzare il cuore a Salvini una seconda volta.
3/10 – PARTY ROCK IS IN DA HOUSE TONIGHT
Irama – La genesi del tuo colore
Tutte le squadre del campionato di sere A di comune accordo decidono di far comunque finire il campionato al Crotone, malgrado per regolamento bisognerebbe squalificarlo. Grande cuore, grande sentimenti. Questo è lo sport. Questa è la cassa in 4.
5/10 – SERIE B
a cura di
Riccardo Coppola