Il nuovo singolo dei dellarabbia: “Il Molise non esiste”

Il nuovo singolo dei dellarabbia: “Il Molise non esiste”
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I dellarabbia non esattamente una normale band, più un “collettivo musicale” composto da artisti con una grande esperienza alle spalle: il cantautore Marco De Vincentiis, l’autore e compositore Americo Roma, il polistrumentista ed orchestrale Adamo Fratarcangeli, il produttore e batterista Federico Garofali, il chitarrista Piergiorgio Tiberia ed il bassista Paolo Notarsanti.

La band torna dopo il successo degli ultimi tre singoli (che hanno superato i 350000 stream) con un nuovo brano dal titolo provocatorio e ironico: Il Molise non esiste e noi li abbiamo incontrati per scoprire cosa c’è dietro questo singolo di “protesta” e dietro al loro progetto musicale.

Ciao dellarabbia! Il vostro ultimo singolo, “Il Molise non esiste” tratta dei tempi che stiamo vivendo, principalmente del fenomeno delle Fake News: cosa vi ha portato a scrivere un brano su questa tematica? Una goccia ha fatto traboccare il metaforico vaso?

Ciao The Souncheck! Più che una goccia che fa traboccare il vaso, potremmo parlare di una pioggia battente e incessante. Ci sono state decine di convegni di terrapiattisti in Italia, il presidente degli USA ha negato la pandemia mondiale, metà delle forze politiche nega l’olocausto, c’è chi crede che Bill Gates abbia deciso di infettare la popolazione mondiale e chi pensa che gli africani in fuga dalla fame e dalle guerre che gli abbiamo portato in secoli di sfruttamento noi europei lo facciano secondo un piano architettato da qualche miliardario. Siamo tempestati quotidianamente dalla disinformazione mirata della propaganda politica, per noi combatterla è necessario. 

Il brano si conclude con una piccola variazione del ritornello:
“Che ripete all’infinito che l’Italia non esiste” con “Italia” al posto di “Molise”. 
Perché questa scelta?

Perché il Molise, che non esiste nella grottesca leggenda metropolitana, nel nostro brano è la metafora per raccontare una società italiana che pensavamo di conoscere e che invece si è trasformata e sembra non esistere più.

Il video si avvarrà della tecnologia Unreal Engine, dando anche la possibilità di vedere il video con un visore per la realtà virtuale. Come si connette questo avanzamento tecnologico a ciò si cui il brano tratta?

È una tecnologia concepita per la realtà virtuale. Il tema del brano è proprio la nostra percezione della realtà messa perennemente in discussione. È stata un’associazione di idee immediata. Come il testo del brano, il video racconta una realtà parallela in cui, il mostro di Lochness, lo Yeti, Elvis ancora in vita ed altre leggende metropolitane improbabili esistono davvero, ma in un futuro prossimo molto probabile in cui l’Italia è finita sott’acqua per via del cambiamento climatico, che tutti ignoriamo per credere invece a fantasiose e fantomatiche cospirazioni aliene.

La quotidianità è tra i vostri topic principali, le vostre canzoni permettono di vedere il mondo attraverso i vostri occhi. Dobbiamo dunque aspettarci unicamente tematiche della vita di tutti i giorni dal vostro album d’esordio “L’era della rabbia”?

Quotidianità significa molte cose. Sicuramente cerchiamo di raccontare quello che abbiamo intorno, che ci succede o che vediamo succedere. Ci sono canzoni di rabbia ma anche d’amore, canzoni molto concrete ed anche in qualche modo visionarie. 

Ora, una prospettiva terribile, per tenerci allegri: se da domani la musica dovesse cessare di esistere, cosa fareste per continuare a sentirvi voi stessi?

Gireremmo la città di notte, suonando clacson e citofoni per svegliare tutti. 

a cura di
Luca Pensa

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