Ogni cosa sa di te: la piccola rivoluzione di Greta Zuccoli ad AmaSanremo

Ogni cosa sa di te: la piccola rivoluzione di Greta Zuccoli ad AmaSanremo
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Cimentandosi per la prima volta con la scrittura, composizione e interpretazione di una canzone in italiano, Greta ha fatto faville sul palco di AmaSanremo conquistando con “Ogni cosa sa di te” giudici e pubblico. Il contest trasmesso su Rai 1 dal 29 ottobre al 26 novembre ha dato accesso alla finalissima del 17 dicembre a 10 concorrenti che si contenderanno un posto tra gli 8 finalisti della Sezione Nuove Proposte di Sanremo 2021.

Greta nonostante la giovane età (22 anni) ha alle spalle un percorso insolito e ricco di collaborazioni importanti che l’hanno portata in breve tempo a percorrere la strada da solista dopo aver esordito con i Greta & The Wheels, band partenopea di cui è fondatrice.

Collaborazioni con nomi come Damien Rice che l’ha notata durante un suo concerto e l’ha voluta con se Olympia di Parigi e per tutta la durata del tour estivo in barca a vela, “Wood Water Wind Tour”, e Diodato che ha accompagnato nel tour “Concerti di un’altra estate” e che tra l’atro è produttore di Ogni cosa sa di te insieme a Tommaso Colliva. Gli archi sono di un certo Rodrigo D’Erasmo, insomma gli ingredienti per un ottimo percorso ci sono tutti.

Greta Zuccoli
Ciao Greta, complimenti sei tra i 10 finalisti di AmaSanremo. Come stai vivendo questi giorni prima della “finalissima” del 17 dicembre?

Sono giorni strani e bellissimi. A tratti il tempo sembra volare, altre volte mi sento come sospesa. È una sensazione molto bella, sono emozionata e non vedo l’ora di esibirmi su quel palco. Mi sto preparando tanto per quel giorno, ma più che altro cerco di godermi questo bellissimo momento.

Insieme a Hu siete le uniche donne finaliste, questo ha un valore aggiunto per te?      

Non direi, non lo vedo come un valore aggiunto. Sono felice di rappresentare la quota rosa insieme a Hu, ma sono convinta del fatto che tutte le artiste che ho avuto modo di scoprire e conoscere da vicino in questa esperienza sono state molto brave e hanno presentato dei progetti artistici interessanti. È stato bello confrontarsi con loro, per quanto sia stato poco il tempo che abbiamo avuto a disposizione.

Hai cominciato a scrivere in inglese con i The Wheels, quali sono gli ascolti che ti hanno formato?

Ho sempre ascoltato tantissima musica folk, avendo modelli come Joni Mitchell, Cat Stevens, Janis Joplin. Amo la dimensione acustica, ed i miei primi lavori con i The Wheels erano ispirati ad un tipo di folk nord europeo, in stile Kings Of Convenience.

Artisti come Damien Rice, Feist, Cat Power mi hanno influenzato tanto. Come del resto tutti gli artisti con i quali ho condiviso il palco, che ho amato e ammirato sia da fan che da musicista, regalandomi sempre visioni e orizzonti nuovi nella musica.

Nell’ultima fase di scrittura mi sono avvicinata ad un mondo new-folk, decisamente più sperimentale, che abbracciava anche l’elettronica. Ascolti come The National, Bon Iver, Big Thief, Massive Attack, Bjork hanno ispirato tanto le mie ultime composizioni. Magari un giorno le ascolterete!

Perchè no. Nella tua biografia spiccano due importanti collaborazioni: Damien Rice e Diodato. Cosa ci racconti a riguardo?

Sono stati incontri molto importanti per me, perché entrambi rappresentano dei grandissimi riferimenti artistici ed umani. L’incontro con Damien è arrivato pochi mesi dopo l’uscita del mio Ep con i The Wheels, a 19 anni. Mi ero da poco avvicinata alla scrittura in inglese e sono sempre stata una sua grandissima fan. Lo sono ancora ovviamente.

Non avrei mai immaginato di condividere palchi così importanti con lui, di accompagnarlo dall’Olympia di Parigi al “Wood Water Wind Tour”, fino al Cork Opera House in Irlanda … la musica è una cosa tanto speciale. Damien mi ha insegnato a non accontentarmi mai. Dopo averlo conosciuto ho preso una pausa dalla scrittura e mi ci sono reimmersa quando sentivo di avere davvero qualcosa da dire. Gli devo tanto di quello che sono.

Antonio (Diodato) è arrivato in un momento in cui ero sicuramente più consapevole di me stessa, ma proprio per questo iniziavo a mettere in discussione tante cose di quello che ero diventata. Avevo una serie di inediti in inglese, ma da tempo sentivo la necessità di esprimermi nella mia lingua. Antonio ha saputo capirmi da subito e mi ha incoraggiato a scrivere in italiano.

Avere il privilegio di condividere il palco con un artista così sensibile mi ha insegnato a non avere paura di quell’emotività che a volte sentivo come un ostacolo. A partire da quelle emozioni sta nascendo un percorso nuovo, sia artisticamente che umanamente e di questo devo ringraziare lui.

“Ogni cosa sa di te” su Spotify
Con “Ogni cosa sa di te” sperimenti la scrittura in italiano. Cosa rappresenta per te questo brano?  

Rappresenta la mia piccola rivoluzione. Un piccolo passo verso quello che voglio essere, le emozioni che voglio vivere e trasmettere alle persone. La scoperta di me stessa come conquista. Il vuoto che diventa spazio da riempire di cose belle. Il tentativo di abbattere quelle distanze che a volte sembrano infinite e invece si fanno alberi, che infiniti tendono alla luce, specchio dell’altro.

Il periodo particolare che viviamo, ci ha fatto capire che è quanto mai necessaria una maggior tutela per tutti i lavoratori della musica e dello spettacolo, qual è il tuo pensiero a riguardo?

Il settore artistico e dello spettacolo stanno attraversando un momento di grande difficoltà, già da tempo. Questo periodo particolare ha reso solo più evidenti le fragilità di questo settore, che sono ormai radicate nel nostro sistema. Ritengo che una totale riforma del settore dell’arte e dello spettacolo sia assolutamente necessaria.

Il punto di partenza deve essere il riconoscimento della cultura e dell’arte come bene primario. Sembra paradossale ricordarlo in Italia, che vanta un patrimonio artistico-culturale immenso, evidente agli occhi di tutti. Eppure sembriamo ancora lontani dalla valorizzazione e la tutela dell’arte.

Bisogna giungere ad una effettiva tutela legislativa e previdenziale dell’intero settore, attraverso lo stanziamento di fondi economici adeguati. Paesi come la Francia ci insegnano che questo è possibile, attraverso l’efficacia di un sistema costruito su misure atte al riconoscimento del valore primario dell’arte e del settore artistico per l’economia di un paese, oltre che per il valorizzarne il patrimonio culturale.

a cura di
Mariangela Cuscito

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Mariangela Cuscito

2 pensieri su “Ogni cosa sa di te: la piccola rivoluzione di Greta Zuccoli ad AmaSanremo

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