Alla scoperta del rap senza tempo di Wemme Flow

Alla scoperta del rap senza tempo di Wemme Flow
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Epoche lontane e ritorni dal passato: ecco Wemme Flow.

Di recente sono molti gli artisti che in fatto di musica si sono lasciati affascinare dal vintage e dalla bellezza travolgente degli anni ‘80/90. Quest’atmosfera un po’ peperina si respira in diverse tracce che appartengono a questo ultimo periodo. Ma hanno un sapore che si allontana dalle sonorità tipiche del 2020.

Basti pensare a The Weeknd con After Hours o a Dua Lipa con Future Nostalgia. Due album attualissimi che ci hanno fatto viaggiare in un altro tempo. Ciò che è passato ritorna, così come le mode. Un viaggio ciclico che da tempi immemori ci permette di riutilizzare i vecchi abiti che i nostri genitori portavano da giovani. Facendoci sentire più cool e perché no, dei ragazzi con uno spessore in più.

Anche la musica di Wemme Flow non è rimasta immune a questa tendenza e si è voluta vestire di abiti che già avevamo provato negli anni ’80. L’artista bolognese, classe 2000, si rifà ad epoche mai vissute e crea un’altra linea temporale. E un po’ come Jonas, il viaggiatore per eccellenza in Dark, si appresta a scoprire nuovi mondi, musicali in questo caso. Alessandro Magrinelli, in arte Wemme Flow, è un ibrido che si colloca a metà tra il rap e il funk, mescolandone le rispettive sonorità in una formula nuova e creando un’impronta decisamente riconoscibile nella scena urban.

Alessandro però non indossa gli abiti del funk per una questione di moda o di nostalgia del passato, la sua è fame di ricerca e di scoperta della propria identità musicale. Giovane determinato ed energico, trasmette la sua solarità attraverso i suoi pezzi, nei quali racconta di sé, del suo quartiere Mazzini, del suo modo di vedere la vita.

La musica come sfogo

Io non sono un gioco, sono un rompicapo” dice in Toy Stori, traccia dell’omonimo EP, primo tra i suoi lavori.
La musica per Wemme Flow è uno sfogo e come tale gli permette di esprimere con sincerità e trasparenza i suoi pensieri e le sue paure. Come tanti racconta d’amore, in pezzi come Indifferente o Sigarette&Cocktail, il primo più riflessivo e raccontato, il secondo più energico e dalle sonorità più elettroniche ed estive. 

Ascoltando traccia dopo traccia in ordine cronologico percepiamo un cambiamento, se non nelle sonorità, che si mantengono il tratto distintivo di questo giovane artista, sembra più che sia cambiato l’approccio. Alessandro sembra essere più a suo agio negli ultimi brani, quasi come se avesse realmente trovato il suo flow, o comunque delle vesti che gli calzano a pennello.

Ho iniziato a farlo solo per sfogo/
Ma assomiglia tipo ad un lavoro/
Va di moda dire: “Ero fuori dal coro”/
Ma lo dico perché eravam davvero fuori dal coro

Senti sto Flow

Da una scrittura molto semplice emerge l’energia dell’artista e anche una certa vena di pazzia giovanile, che unita alle sperimentazioni sui suoni riesce a dare ai brani delle sfumature molto fresche e particolari. Questo flusso di coscienza lo troviamo spesso nelle sue canzoni, come in Mon Frère, in cui Wemme Flow parla del suo quartiere d’origine e di amicizia, di quei fratelli che sono uniti da un legame storico e indelebile.

Wemme Flow sembra la classica bomba ad orologeria, un tipo piuttosto chill, complicato nella sua composizione, ma colmo di energia pronta ad esplodere, così come si racconta in Coccolato. Dopo un 2019 carico di uscite anche questo 2020 è partito in quarta per l’artista bolognese. Dalla collaborazione con Mr. Monkey e 45H nasce No Flash. Pezzo d’impatto che permette a Wemme Flow di dimostrare la sua agilità nel rap anche quando ci si interfaccia con sonorità più club rispetto al suo solito. Le barre sono più serrate e si mixano perfettamente con la produzione. 

A riconferma del fatto che quello di Wemme Flow sia un vero e proprio flusso di coscienza, quest’anno ha visto la luce anche Fisse. Brano figlio della quarantena e immerso totalmente nella condizione che abbiamo vissuto e che tutt’ora stiamo vivendo. Un continuo divenire che si snoda attorno al ritornello, riflesso di un periodo storico che ci ha accomunato tutti. 

Mi partono le fisse, quelle fisse, fisse/
C’è chi mi capisce e è triste/
C’è chi non guarisce/
Può capitare a te

Riprendendo sonorità funk anni ’80 e rendendole figlie del proprio tempo, Wemme Flow è riuscito a trovare la sua veste artistica. Una veste nella quale si è ritagliato uno spazio in via di definizione nella scena rap attuale. Sperimentando trasversalmente su sonorità così diverse lo spazio di crescita è ampio e le possibilità di affermarsi con un tratto riconoscibile e unico ci sono. Sperando che queste vesti non siano soltanto una moda, restiamo curiosi di vedere quali saranno i prossimi passi di questo artista emergente.

a cura di
Miriam Gangemi

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