Niccolò Fabi e la catarsi empatica al Locus Festival

Niccolò Fabi e la catarsi empatica al Locus Festival
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Scendi dall’auto con la consapevolezza che quello che starai per vivere è uno dei concerti più emotivamente potenti a cui hai partecipato. Percorri a piedi qualche centinaia di metri. Sulla sinistra il Mare Adriatico, sulla destra le colline pugliesi.

Nel mezzo, gli scavi di Egnazia, tra Monopoli e Fasano, la location scelta per ospitare il concerto in trio acustico di Niccolò Fabi, evento che apre di fatto il Locus Festival 2020 – Limited edition.

Vento d’estate

È il 7 agosto del 2020, tra le estati più strane della storia. Le mascherine coprono parzialmente il volto degli spettatori. Gel igienizzante e distanza interpersonale risuonano come un mantra.

Dopo aver rilevato la temperatura ai varchi d’ingresso, raggiungo il mio posto a sedere. Nonostante il sold out, l’organizzazione è impeccabile nel rispettare le prescrizioni vigenti.

La leggera brezza del litorale, caccia via gli ultimi nuvoloni che sino al giorno prima avevano archiviato le temperature estive per lasciare spazio al fresco tipico di fine settembre.

Foto per gentile concessione di Umberto Lopez

Il palco si colloca nel mezzo di un grande parco all’interno del sito archeologico degli Scavi di Egnazia, una location suggestiva che si sposa benissimo con il live proposto dall’artista romano. Sullo sfondo le colline della “Selva di Fasano”.

Signori, si va in scena

Sono le 21.30 e, quasi in punta di piedi, Niccolò Fabi si prende la scena accompagnato dai suoi fedelissimi amici e musicisti Pier Cortese e Roberto Angelini. Si parte con Filosofia Agricola e Una somma di piccole cose, quasi a voler sottolineare quanto sia importante riappropriarsi della quotidianità che ci fa stare bene.

L’artista saluta il pubblico, scherzando sulle particolarità e peculiarità del concerto in acustico. Si prosegue con È non è e A prescindere da me. La scenografica scelta per allestire il palco è molto semplice.

I giochi di luce led creano la giusta atmosfera e l’artista prende per mano il pubblico in un viaggio che sa di catarsi empatica. I suoni sono frutto di sofisticate attrezzature elettroniche, synth, loop station, chitarre acustiche ed elettriche, steel guitar. Riverberi e delay rendono la voce di Fabi ancor più penetrante, a tratti struggente.

Amore con le ali, la storica Ostinatamente del 1997 e Ecco mettono a nudo l’artista ed il suo rapporto con l’amore, prima quasi adolescenziale, poi maturo.

L’omaggio al clima e al cielo con Vento d’estate cantata con Pier Cortese è da preludio per uno dei pezzi più conosciuti e potenti dell’artista: accompagnato dalla sua mitica chitarra acustica Maton, Fabi intona chitarra e voce Costruire

In mezzo c’è tutto il resto
E tutto il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è
Silenziosamente costruire
E costruire è sapere
E potere rinunciare alla perfezione

Tornano sul palco Angelini e Cortese, Fabi si sposta alla tastiera. Nessun protagonismo, nessun individualismo. Solo qualche timido grazie. È la musica la vera protagonista della serata.

Con Una mano sugli occhi si tocca l’apice della bellezza, un brano romantico e struggente con il solo di Angelini che fa vibrare le corde dell’anima dei presenti. Io sono l’altro, Una buona idea e Il negozio di antiquariato chiudono apparentemente il concerto.

Foto per gentile concessione di Umberto Lopez
Facciamo finta che non ci lasciamo mai più (semi-cit.)

La folla chiede il bis ed ecco il terzetto riappropriarsi della scena.
Facciamo finta che poi ci abbracciamo e non ci lasciamo mai più non può che essere augurio più bello per un futuro incerto.

Fabi saluta il pubblico presente soffermandosi sula stranezza del momento che stiamo vivendo: “Rendiamo omaggio a questa esperienza trovando una modalità diversa di incontro con le persone”. Il concerto si chiude con la tradizionale Lasciarsi un giorno a Roma.

Cala il sipario, si spengono le luci. Si torna a casa dopo un viaggio emotivo senza eguali, soprattutto con la consapevolezza di quanto la musica possa continuare a salvare.

La scaletta del concerto:
  • Filosofia agricola
  • Una somma di piccole cose
  • È non è
  • A prescindere da me
  • Amore con le ali
  • Ostinatamente
  • Ecco
  • Vento d’estate
  • Costruire
  • Una mano sugli occhi
  • Io sono l’altro
  • Una buona idea
  • Il negozio di antiquariato
  • Encore
  • Facciamo finta
  • Lasciarsi un giorno a Roma

a cura di
Mariano Casulli

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Mariano Casulli

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