Dave Orlando: quando la musica sceglie te

Dave Orlando: quando la musica sceglie te
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Vi siete mai fermati a pensare se la vostra vita vi soddisfa?
Se vi piace così com’è?
Avete mai pensato: oggi cambio tutto?
Avete mai seguito i vostri sogni con tutto il coraggio che vi è stato dato?

Dave si. Un giorno, stanco dei piani di vita che non andavano come se li era immaginati, stravolto da una condivisione che era giunta a capolinea, ha fatto una scelta. Ha scelto la musica.

Un nuovo modo di ridare poesia alle proprie giornate, altrimenti tutte troppo uguali. Un piacere totalizzante, a tal punto di smettere di timbrare quel cartellino, che ci fa stare tutti belli comodi nella nostra comfort zone e seguire il cuore che, che ci piaccia o no, ci porta sempre verso l’ignoto.

E adesso ci racconta come ci è riuscito.

Far diventare la musica il proprio lavoro, oggigiorno, e soprattutto in Italia, è essa stessa una decisione forte. Quanto le tue vicissitudini personali ed umane hanno stimolato o accelerato questa decisione?

Molto se non del tutto. La mi vita privata ha sempre viaggiato parallelamente al mio percorso professionale. Nel momento in cui si sono rotti determinati equilibri nella vita privata, quella professionale è andata incontro ad un bivio.

C’erano già diverse cose che non “digerivo” nella mia vita lavorativa, ma tenevo duro per rispetto e coerenza ad un progetto di vita che stavo coltivando e condividendo, un progetto di coppia.

Dave Orlando, foto di Valentina Bellini
Foto di Valentina Bellini

Nel momento in cui tutto questo ha smesso di esistere, ho deciso che avrei seguito altre priorità. Ho cambiato tutto, cosciente che sarebbe stata una strada senza ritorno, ma che allo stesso tempo avrebbe appagato una mia esigenza “a tutto tondo”.

Non è stato facile: sono passato da una vita cosiddetta “normale”, ad una vita anomala, partendo da zero, senza appoggiarmi ad alcun gruppo o musicista già avviati.

Ciò che mi ha guidato in questa decisione è stato ascoltare quali fossero le mie priorità: volevo essere felice, senza mezzi termini. Essere felici comporta giungere a dei compromessi, con l’ago della bilancia della nostra vita che vede, da una parte la sicurezza, un lavoro a tempo indeterminato e dall’altra un percorso sconosciuto, imprevedibile, ma che, con molte probabilità, riesce a darci uno “schiaffo”.

Per non soccombere sotto il peso doveri, per lasciare il giusto spazio che meritano i sogni.

Suoni in tre cover band (Last Kiss, Monkey Fighters e Bliss), ti esibisci come solista, coltivi collaborazioni con altri musicisti, insomma sei sempre in movimento. Eppure, hai la capacità di emozionare ed emozionarti durante tutti i tuoi live. Merito della tua passione, del tuo rapporto col pubblico o di entrambe le cose?

E’ una fortuna che questo accada… Sono una persona che basa la sua vita sulle emozioni e questo scambio che avviene tra me e il pubblico allo stesso tempo inspiegabile quanto inevitabile.

Talvolta è incorniciato in bellissime location, incastonato  in situazioni uniche e questi sono ingredienti che fanno nascere serate indimenticabili, perfette, che porto dentro a vita.

Dave Orlando, foto di Valentina Bellini
Foto di Valentina Bellini

Ciò che mi arriva dal pubblico ha un impatto emotivo talmente forte che sarebbe in grado di schiacciarmi, anche se con l’esperienza ho imparato a gestirlo, a trasformarlo, a nn farmici sopraffare, cosicché riesco quasi sempre a godermi ogni secondo.

Non ti nascondo che talvolta ho la netta sensazione di perdere il mio smalto, la mia solita verve. Ci sono periodi in cui vado in crisi, ma non, come molti possono essere portati a pensare, a causa della “routine” del lavoro, piuttosto da ciò che mi sta intorno mentre lavoro.

Può essere scatenata da un pubblico o dal titolare di un locale che non ti rispettano, per esempio. La soluzione in quei casi, per me, è spostare l’attenzione o rallentare, allentando la tensione.

Se non riesco a comunicare sensazioni positive, mi fermo e interrompo l’innescarsi di una reazione a catena.

A questo punto parlaci dei tuoi progetti: so che stai lavorando da parecchio tempo alla stesura di brani tuoi in italiano. È una proposta di cantautorato vera e propria, obiettivo non di facile attuazione, immagino. Vuoi raccontarci a che punto sei arrivato ad oggi?

Ci lavoro da tanto tempo, più di 4 anni. Il progetto nacque quando iniziai a fare serate, proponendomi con solo voce e chitarra. Iniziai a scrivere, pensando di sviluppare un disco da solista, appoggiandomi a vari musicisti, a seconda delle necessità stilistiche.

Nel frattempo, riportai questa idea ad una band anconetana, i Malaidra, con la quale iniziai ad arrangiare i brani: abbiamo assemblato brani miei a quelli scritti dal chitarrista, abbiamo registrato, il disco era pronto, ma la band si sciolse prima dell’uscita ufficiale del disco stesso.

Quindi qualche anno fa ripresi in mano questo progetto, sapendo già che la difficoltà maggiore a cui sarei andato incontro non sarebbe stato tanto riarrangiare o modificare i brani, ma piuttosto trovare un filo conduttore che rispecchiasse in maniera coerente il momento vissuto allora con ciò che intendo comunicare adesso.

Mi spiego: per un artista la musica, i testi che scrive, offrono uno spaccato di vita. È naturale dunque che brani la cui stesura risale a quasi 4 anni fa, rischiano, ad oggi, di non “descrivermi” più come mi sento o non trasmettono ciò che voglio comunicare oggi.

La sfida dunque è questa. Ma nel 2020 vorrei comunque concedere e farlo uscire ufficialmente : l’intento è quello di mischiarmi nel panorama attuale senza perdere le mie radici di stampo rock acustico, ma strizzando l’occhio allo stile della musica italiana dagli anni ’90 in poi.   

Il tuo genere musicale ha l’impronta della musica anni ’90, ben distinguibile  nel tuo sound e nei temi trattati. Hai mai pensato di avvicinarti, in qualsivoglia modalità, ad un genere musicale totalmente distante e differente dal tuo? 

 Si. Proprio ultimamente, ma solini via ufficiosa, ho scoperto un ragazzo della mia zona che propone musica trap. “È una follia totale, lo so…” (ride)

Ma io non mi pongo limiti nella vita, figuriamoci se lo faccio con la musica. Adoro sperimentare e mettermi in discussione, nella speranza di stimolare chiunque ad aprire la mente alle nuove proposte musicali.

Ho intenzione quindi di proporgli la fusione non solo di due generi musicali, uno all’antipode dell’altro, ma anche di temi trattati, immaginandomi un dialogo fra padre e figlio, dove la musica faccia da collante, am anche da paciere, fra due generazioni lontane, limando le incomprensioni.

Una colonna sonora di un sempreverde gap generazionale.

a cura di
Valentina Bellini

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Valentina Bellini

3 pensieri su “Dave Orlando: quando la musica sceglie te

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