I MŪ e la rivincita del rock

I MŪ e la rivincita del rock
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Cinque ragazzi piacentini con background diversi ma con un’unica passione comune: la musica.

Loro sono i una band giovane ma che strizza l’occhio al rock anni 80 e che sfida il mercato musicale odierno per riportare in auge un genere che, almeno in Italia, sembra essere finito nel dimenticatoio.

Il loro obiettivo è quello di creare un connubio tra la musica di quegli anni e il mondo moderno in cui viviamo.

“Questa è la sfida più grande, non vogliamo essere l’ennesimo reboot mal riuscito ma parlare in una lingua che conosciamo molto bene cercando di creare un dialetto tutto nostro adatto a questi anni.”

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con questa giovane ed ambiziosa band.

Chi sono i MŪ? Raccontatemi un po’ di voi.

I MŪ sono un progetto nato qualche anno fa da Filippo e Antonio per dare un fine concreto alla loro passione. Inizialmente abbiamo riscontrato parecchie difficoltà nel reclutare musicisti “appropriati” per le nostre intenzioni ma fortunatamente, con il tempo, siamo riusciti a trovare elementi che contribuissero a creare un’alchimia funzionale allo scopo.

Abbiamo tutti background profondamente diversi ma riteniamo che questa multietnicità musicale sia un grande valore aggiunto.

Anche la scelta del nome è stata frutto di un percorso travagliato; ma oggi possiamo dire di riconoscerci a pieno in questo monosillabo del quale ci siamo appropriati.

MŪ sarebbe stato un ipotetico continente che sarebbe scomparso poi nell’Oceano Pacifico.

Da un lato ci sembra agganciarci, in senso metaforico, al genere di cui ci facciamo portatori, che oggi sembra essere sprofondato nell’oblio della dimenticanza, dall’altro ci siamo anche innamorati dell’immaginario ad esso relativo.

È da poco uscito Crazy Bones, un brano dalle sonorità metal con una ritmica che entra in testa. Com’è nato questo brano?

Il pezzo è nato da un giro di basso proposto dalla nostra Gaietta, un pomeriggio nella cantina di Filippo, aspettando l’arrivo degli altri membri.

Antonio lo ha riadattato sulle corde della sua SG e, nel giro di qualche settimana, ognuno di noi aveva impresso la sua identità all’interno di quelle note.

La ritmica, il solo, la struttura e la melodia vocale sono venute fuori con spontaneità, trascinate dal groove che è proprio di questo pezzo.

Le difficoltà sono giunte al momento della stesura del testo, che abbiamo cambiato più volte, fino a che Antonio, un pomeriggio, dopo aver ascoltato infinite volte la melodia di Filippo scrisse quello che oggi potete sentire su Spotify.

Ci teniamo a ringraziare anche Riccardo De Marosi, fonico dello studio Giardini Sonori di Piacenza che durante la registrazione ha contribuito alle modifiche dell’ultimo minuto.

In questo momento in cui va per la maggiore un genere come la trap voi vi dedicate ad un genere che, in Italia, sembra essere quasi dimenticato. Come definite il vostro stile e chi sono i vostri modelli di riferimento?

Come già detto abbiamo background culturali abbastanza diversificati, volendo specificare una preferenza comune possiamo generalizzare il ventennio ’70-’80, anni nei quali hanno vissuto gli eroi e le leggende ai quali ci ispiriamo.

Riguardo la prima questione invece, siamo coscienti del fatto che sia un carico non leggero e una sfida non da poco farsi largo in Italia, essendo un paese dalla forte dominanza trap.

Nonostante questa consapevolezza abbiamo deciso di sfidare quest’ epoca musicale e di modernizzare il rock classico, che scorre delle nostre vene e nei nostri auricolari fin dalla più tenera età e di riportarlo alla luce.

Subito dopo la vostra formazione vi siete dedicati alla scrittura di inediti e, in poco più di un anno, avete già a disposizione un po’ di materiale. Cosa dobbiamo aspettarci da un LP dei MŪ?

Ognuno di noi è entrato in squadra con parecchie proposte già pronte e durante il primo anno ne abbiamo concretizzate il più possibile. Tuttavia esiste una grande differenza tra la concretizzazione di un riff in un pezzo completo e la fine di tutte le operazioni che portano alla complessità finale di un brano pronto da registrare.

Per l’EP ci sarà quindi da aspettare ancora un po’ di tempo, anche a causa del fatto che non siamo supportati da nessuno studio/casa discografica o sponsor e le spese non sono futili.

Ciò che ci prefiguriamo è una raccolta Groovy che catturi la carne di chi ascolta e ne violi la mente, nella speranza che così ci si possa risvegliare, riallacciandoci alla domanda precedente, da questo sonno TRAP.

Siccome l’anno è iniziato da qualche mese, questa è una domanda quasi di rito: quali sono i vostri sogni e i vostri progetti per questo 2020?

Dopo un anno trascorso all’interno di una sala prove puntiamo ad un anno sui palchi. Abbiamo già qualche data in programma e speriamo che l’uscita dei primi due singoli ci aiuti a trovare serate più entusiasmanti di quelle che abbiamo vissuto fino ad ora.

Ne approfittiamo a tal proposito per ricordare che l’11 Febbraio è uscito il nostro secondo singolo, Pictures, su Spotify. Una ballad rock classica dal grande valore emotivo per noi, essendo il primo pezzo al quale abbiamo lavorato una volta incrociati gli strumenti.

I MŪ sono:

Filippo Lodigiani – voce
Antonio Floriani – chitarra
Alberto Soliani – chitarra
Gaia Filios – basso
Giulio Alizioni – batteria

a cura di
Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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