Ganoona – Cent’anni in radio dal 24 gennaio 2020

Ganoona – Cent’anni in radio dal 24 gennaio 2020
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Come nasce un testo di una canzone? Da esperienze vissute sulla propria pelle. È una lettera rivolta ad un traditore Cent’anni (Noize hills Records) il brano di Ganoona disponibile sulle piattaforme digitali dal 24 gennaio.

Ganoona è un cantante rapper e songwriter italo messicano e vive a Milano.
Si esibisce sia in Italia che in Messico e lo distinguono i suoi live energici e coinvolgenti. A dicembre 2018 il brano in collaborazione con Kayla, prodotto da Polezski (produttore di Gemitaiz e altri), viene selezionato da Youtube Music come “Artists to watch – il suono del 2019”

Cent’anni è un brano urban-pop dai toni malinconici e sonorità latine, è un canto all’amore avvelenato.
Nasce dall’esigenza di raccontare una relazione tossica, di quelle che rendono infelici e fanno perdere la fiducia in se stessi.

Il videoclip, diretto da Lorenzo Chiesa, racconta la storia di due amici in partenza per un viaggio on the road. Inizialmente sembra andare tutto per il verso giusto, ma gradualmente vediamo crescere una tensione emotiva messa in risalto da una sequenza di immagini con una marcata mimica teatrale.

Si presenta durante l’intervista…

Ganoona raccontaci di te, il tuo stile e i tuoi passi fin qui…

Sono nato a Milano da mamma italiana e papà messicano. Da sempre ho avuto una fissazione per la scrittura e la creatività. Scrivere mi sembrava l’unico modo per cercare di comunicare realmente quello che provavo, soprattutto da bambino, quando è più difficile essere ascoltati.

In terza elementare scrissi una poesia sulla mia nonna messicana, quando la maestra la lesse si arrabbiò molto, convinta che l’avessi copiata, che la mia mente infantile non avesse in alcun modo potuto produrre quei pensieri e quelle parole “adulte”.

Da lì parte il mio viaggio, l’amore per le parole e per la comunicazione. Poi da ragazzino ho scoperto il Rap, ed è stato il Big Bang. Per qualche hanno ho frequentato l’ambiente underground hip hop milanese, fatto di locali ambigui e rime gridate sul palco. Volevo essere ascoltato e gridavo.

Lentamente i miei gusti musicali si allargano, scopro il soul, il blues e molto altro. Inizio a studiare musica e scopro di poter cantare oltre che gridare. Durante questo periodo il mio “lato italiano” prevale su quello messicano, che rimane in silenzio.

Nel 2017 pubblico un EP in lingua spagnola con un etichetta messicana e lo porto in tour nel centro e sud del Messico. Finalmente parlava anche l’altra metà di me.

Però, al ritorno, qui in Italia nessuno la poteva capire e nasce in me l’esigenza di creare una “Musica Ponte”, una musica che nasca dalla commistione delle due sonorità, italiana e latina, e delle due lingue.

Una musica che fosse l’espressione finalmente di tutto me stesso. Il mio ultimo singolo Cent’anni è il primo episodio di questo nuovo percorso.

Ho ascoltato la tua canzone, il messaggio è ben preciso nei confronti di una persona amica che tale non si è rivelata e ne hai preso le distanze. Che cosa consigli a chi si trova in una medesima situazione per non essere presi in giro a lungo da false amicizie?

Innanzitutto mi fa molto piacere che si intuisca che si tratta di un rapporto di amicizia e non di una relazione romantica.

Almeno, questa è la dinamica da cui è nato il pezzo, poi nel momento in cui un brano viene pubblicato smette di essere solamente dell’autore, e diventa anche di chi lo ascolta, e ognuno lo può interpretare come meglio crede.

Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che si trova nella medesima situazione gli direi di non avere paura della realtà.
Che il nostro cuore sa benissimo quando una persona ci sta vicino perché tiene a noi o per approfittarsene.

Purtroppo la testa ci gioca brutti scherzi, è più facile da ingannare, e spesso ci fa ignorare dei segnali molto chiari, dei campanelli di allarme. Abbiamo sempre paura di perdere le persone a cui teniamo, ma a volte non ci rendiamo conto che le abbiamo già perse, solo che non lo sappiamo ancora.

Quindi, sveglia e non ignorate le note stonate nei rapporti.

Il ritornello Cent’anni di solitudine è una citazione a un romanzo classico della letteratura latino-americana, quali similitudini ti portano a citare questa frase?

Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez è un romanzo appartenente al cosiddetto realismo magico.

Ho sempre avuto un debole per questa corrente artistica, di cui fanno parte altri artisti che sono stati per me di grande influenza, come Frida Khalo nella pittura, Isabel Allende, Kafka e il nostro Gianni Rodari nella letteratura.

Sicuramente quindi sento una vicinanza stilistica, in quanto anche nella mia scrittura spesso il razionale si mischia con l’irrazionale in maniera fluida, e il lato mistico della vita acquista un ruolo centrale, reale come un tavolo o un taglio su una mano.

Inoltre nel romanzo di García Márquez la linea di confine tra vivi e morti è indefinita, creando una sensazione di spaesamento simile a quella che ho provato in quel rapporto di amicizia tossica.

Come se quella persona appartenesse già a un altro mondo, come se fosse già “morta”, mentre io credevo di ridere e scherzare con qualcuno di “vivo”, reale e sincero nella mia vita.

Le esperienze a volte ci cambiano. Ad oggi ti aspetti qualcosa dal prossimo o parti prevenuto? Hai ritrovato la tua serenità?

La serenità la sto ritrovando, è complicato. Però sicuramente sono in via di guarigione, per fortuna al mondo ci sono anche persone incredibili che ti stupiscono quando meno te lo aspetti.

La guardia sicuramente rimane alta, ma devo e voglio aspettarmi anche del bene dalle persone. Sono cambiato ma non credo in peggio, sono solo un po’ più cauto nel mettere il mio cuore tra le mani di qualcuno. Credo sia un bene.

Quanto le tue origini influiscono sul campo musicale?

Oggi tanto. Come dicevo la mia sfida artistica è proprio quella di trovare un equilibrio tra le mie radici e le mie influenze.

Ovviamente vivo in Italia e scrivo principalmente in italiano, ma tutti gli ascolti di musica latina fatti da bambino, tutta la musica che ho respirato suonando e viaggiando per il Messico, finalmente stanno trovando spazio nella mia creatività.

Credo che la musica meticcia sia il futuro. E’ sempre stato così, una cultura per rimanere viva si deve mischiare con le altre, altrimenti avvizzisce e muore.

Inoltre purtroppo c’è un grande pregiudizio in Europa e in USA sulla musica latina, che è sempre più sinonimo di Reggaeton e misoginia. Non ho nulla contro il Reggaeton (quando non diventa misoginia e mercificazione della donna), ma sarebbe ora che il mondo si accorgesse che i paesi latini hanno molto altro, molta cultura da offrire.

Un’artista che sta facendo questo lavoro in maniera incredibile è Rosalìa.

Raccontaci di un progetto per il quale stai lavorando, cosa speri? Noi ti auguriamo di viverlo!

Non vedo l’ora di condividere nuovi progetti musicali. A marzo uscirà il prossimo singolo ma di più non posso svelare.

Invece per quando riguarda la musica dal vivo, sto suonando con dei musicisti incredibili e mi preme molto trovare palchi sempre migliori per portare live la mia musica e lo show incredibile che stiamo costruendo.

a cura di
Silvia Consiglio

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