Martin Scorsese: la conferenza stampa al Museo del Cinema di Torino
Ieri, lunedì 7 ottobre, alle ore 14:00, presso l’Aula del Tempio del Museo del Cinema di Torino si è tenuta la conferenza stampa con Martin Scorsese. Regista pluripremiato ed esponente della New Hollywood, un nome che non necessita sicuramente di presentazioni. L’evento ha rappresentato solo il primo dei momenti che vedranno Scorsese presente in città, avendo ricevuto nella serata di ieri il Premio Stella della Mole e tenendo oggi alle ore 18:00, al Cinema Massimo, una masterclass disponibile anche online.
Alla quasi età di 82 anni, Martin Scorsese è noto ed amato dal grande pubblico. Durante la conferenza stampa di ieri, ha parlato del suo impegno nella conservazione e nel restauro cinematografico, nonché della sua passione archeologica e storica, e del passato, presente e futuro del Cinema.
Il messaggio di Cabiria
Appena prima delle domande da parte dei giornalisti presenti in sala, Enzo Ghigo (Presidente del Museo del Cinema) ha regalato a Martin Scorsese un DCP di Cabiria, contenente scene inedite del colossal del 1914 (il più famoso film italiano del cinema muto, diretto da Giovanni Pastrone). Il quale porta con sé diverse simbologie: innanzitutto, proprio il Moloch di Cabiria è situato nell’Aula del Tempio. Una sorta di guardiano protettore del Cinema e della sua Storia, rappresentata e conservata all’interno del Museo.
Per Scorsese, poi, è da sempre un riferimento, e per questo motivo anche citato, ad esempio, in Toro scatenato del 1980. Cabiria rappresenta il modello del cinema costruito, dello spettacolo cinematografico. Ciò che ha portato il regista ad innamorarsi delle gloriose storie epiche trasposte sul grande schermo, dell’impostazione della scena e di come si muove la videocamera.
Il DCP (con scene conservate unicamente dal Museo del Cinema) rappresenta poi una speranza per l’Istituzione. Perché l’impegno alla conservazione cinematografica di Scorsese possa in futuro collegare sempre di più gli Stati Uniti e l’Italia, tramite Torino. Sono infatti state auspicate nuove collaborazioni fra il regista ed il Museo, per il prossimo futuro.
L’impegno verso la conservazione della Storia del Cinema
Prima di diventare cineoperatore e regista, Martin Scorsese è stato cinefilo ed appassionato conoscitore della Storia del Cinema, nei suoi molteplici aspetti e forme.
Ci ha dunque ricordato, ad inizio della conferenza stampa, come grazie alla Film Foundation (fondata nel 1990) è riuscito a raccogliere fondi e maggiore consapevolezza nell’importanza del restauro cinematografico. Creando progetti di educazione nelle scuole di Cinema, mettendo in collegamento i vari Studios ed andando personalmente alla ricerca di film negli archivi, dove con gli anni sono stati conservati più di 900 film.
Alle origini della Fondazione, insieme a Scorsese, vanno ricordati Woody Allen, Robert Altman, Francis Ford Coppola, Clint Eastwood, Stanley Kubrick, George Lucas, Sidney Pollack, Robert Redford e Steven Spielberg. Nel 2006, a loro si sono uniti Paul Thomas Anderson, Wes Anderson, Curtis Hanson, Peter Jackson, Ang Lee e Alexander Payne. Dal 2015, membro della Fondazione è poi anche Christopher Nolan.
Negli anni ’90, più della metà dei film girati prima del 1950 era andata perduta, mentre di quelli risalenti a prima del 1929 meno del 10% era sopravvissuto. Ciò anche a causa del forte rischio di deterioramento delle pellicole, nonché dello scolorimento delle tinte utilizzate e dell’iniziale disinteresse da parte dell’Industria al restauro ed alla conservazione.
La Film Foundation
Come ha ricordato Scorsese, per decenni e prima di lui si dava molta più importanza al possesso del materiale cinematografico. Esso veniva immagazzinato nei “vault” – veri e propri magazzini -, senza alcuna cura e anche con poco rispetto verso gli archivisti. Sfida iniziale fu dunque quella di aumentare la consapevolezza delle persone nei confronti di questo prezioso materiale. Da considerare non come possesso personale, tesoro da difendere e ricchezza individuale, ma come patrimonio dell’Umanità.
Per questo, negli anni ’80/’90, Scorsese andava, insieme agli altri registi originari fondatori della Fondazione, in giro negli Studios con liste battute a macchina di titoli di film importanti, alcuni dei quali purtroppo non venivano neanche più trovati. Come racconta, fu solo in seguito al successo di Quei bravi ragazzi che la Warner iniziò ad essere interessata al suo progetto.
Da lì, si rese poi necessario creare collegamenti diretti fra i diversi Studios, i capi delle varie società e gli archivisti. Inizialmente gli esponenti della Film Foundation venivano considerati veri e propri ladri, perché cercavano di salvare i film per mostrarli anche in aula agli studenti. Ma col tempo sono riusciti ad ottenere finanziamenti dagli stessi Studios. Così, con lo sviluppo di negativi per ogni entità coinvolta e la donazione di una copia per ogni film, si è portata avanti anche la lotta per il diritto degli artisti.
Con gli anni, si è così riusciti a mettere insieme più di 2000 film fra USA, UK ed altri Paesi.
La passione per l’archeologia
Attraverso l’impegno cinefilo, Scorsese ha anche dato prova della sua innata predisposizione e passione per l’archeologia. Infatti, egli ha diretto documentari e fiction, con attenzione sempre rivolta al passato ed al mondo antico. È intervenuto spesso negli scavi archeologici e al momento sta seguendo un viaggio sentimentale in Sicilia fra Ustica e Taormina, alla ricerca delle sue personali radici italiane.
Risalendo al vissuto ed al passato del nonno siciliano Francesco, la speranza è anche quella di trovare ispirazione, magari per altri film. Il suo sguardo, infatti, ha sempre avuto come obiettivo comprendere chi siamo come esseri umani, la nostra origine e ciò che compone la nostra natura di uomini. La quale comprende anche la violenza, come mostrato in Killers of the Flower Moon.
Anche in film di fiction come Gangs of New York, Scorsese ha cercato ogni volta di pervenire alle radici dell’umanità (in quel caso, esaminando l’esperimento della nascita di un Governo e della democrazia). In modo da capire attraverso il passato anche le sfide del presente e ciò che ci aspetta in futuro.
L’evoluzione del Cinema
Con questo approccio storiografico ed archeologico alla vita, Martin Scorsese è anche pronto ad abbracciare ogni aspetto del presente, con le nuove tecnologie messe oggi a disposizione. Secondo lui, il Cinema è ancora al livello d’infanzia, in continua evoluzione. Ciò che conta di più non è dunque il mezzo con cui viene trasmesso un messaggio, bensì il motivo per cui si continua a raccontare. Il Cinema è cambiato totalmente anche rispetto a pochi anni fa, e può andare in qualsiasi direzione.
Dai tablet, passando per la realtà virtuale, o arrivando persino a chip da inserire nella mente. Tutto dipende da ciò che si vuole trasmettere e dalla passione che si prova nel farlo. Alla base c’è poi la capacità di comunicare per migliorare gli aspetti positivi della civiltà.
Ciò che per Scorsese importa maggiormente è la conoscenza, intesa come pensare, parlare e apprendere continuamente. Per trasmettere una comunicazione capillare in grado di cambiare al meglio il presente. Tutto parte dall’anima umana e ogni mezzo può essere impiegato in quest’ottica per esprimere il Cinema.
Recentemente, assieme alla figlia Francesca Scorsese, è anche approdato su TikTok. A prova del fatto che in lui la Storia è un tutt’uno, una strada continua che dal passato conduce al futuro.
Alcuni rimpianti e uno sguardo al futuro
Riguardo la sua lunga carriera cinematografica, il regista ha raccontato di avere avuto anche alcuni progetti mai realizzati. Ad esempio, avrebbe voluto raccontare la storia di Procopio, scriba di Teodoro a Bisanzio. E, con esso, della caduta dell’Impero d’Occidente e della successiva ascesa dell’Oriente. Una delle pellicole mai riuscite a far finanziare, e memoria dei grandi film del passato che amava. Poi, dice, è arrivato Ridley Scott col Gladiatore, e questo ha portato cambiamenti all’interno dell’Industria.
Ad ogni modo, esso è rimasto uno dei progetti nel cassetto del regista. Questo fino a quando l’età e le forze glielo permetteranno, rimanendo aperto alla possibilità di nuovi racconti.
Un punto di svolta si è rivelato The Irishman. Questo film ha permesso, grazie ai fondi Netflix, di impiegare nuove tecniche che costavano molto e di analizzare meglio le potenzialità dello streaming. Idea di Scorsese sarebbe anche quella di sperimentare nel pubblico un diverso tipo di storytelling, trasferendo in una sala l’esperienza dello streaming. Continuando, facendo questo, a portare avanti la forma romanzesca della narrativa, che per il regista non ha limiti e confini.
Perché il Cinema, dice, potrebbe essere fatto persino in un bicchiere.
a cura di
Matteo Sisti
foto in galleria di
Emanuela Ranucci
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