Lorenzo Marini conquista Pechino con la mostra “TypeArt Beijing”
Un significativo riconoscimento da parte dell’arte orientale a quella occidentale, attraverso le opere di Lorenzo Marini
Dal 19 settembre al 19 febbraio 2025, il Dongyuan di Pechino, grande teatro-galleria del 1700 a ridosso della città proibita, ospita l’antologica di Lorenzo Marini, TypeArt Beijing che propone una narrazione completa di trenta opere su tela e quattro installazioni create appositamente per questa mostra. È proprio la ricerca sul carattere tipografico libero, portato avanti dal maestro in questo decennio, ad essere molto apprezzata dagli estimatori cinesi, un popolo dove da sempre la calligrafia è una forma di arte.
Il contatto tra la cultura occidentale e orientale non è nuovo per Lorenzo Marini, che era già stato invitato alla Biennale di Hohhot nel 2017 assieme a Michelangelo Pistoletto, ma la maggiore importanza della mostra in corso si evince sia dal largo numero di opere e installazioni esposte dall’artista, che dalla durata della mostra stessa, sei mesi appunto.
TypeArt
Tra le opere di TypeArt, Lorenzo Marini espone le diverse aree tematiche della sua ricerca, dagli Alphatype agli alfabeti Neo Futuristi ai recenti Black Holes, quattro dei quali sono ancora visibili alla Biennale di Venezia, padiglione Grenada. Tra le installazioni troviamo l’iconica Raintype, che prosegue il suo tour mondiale dopo essere stata esposta a Seul, a Los Angeles e a Miami.
Il maestro ha voluto omaggiare l’armonia dei giardini interni orientali con un dialogo tra la contemplazione e l’azione, inventando un percorso di lettere appoggiate sul pavimento, gesto dinamico che precede obbligatoriamente quello statico della meditazione. Inoltre, un grande cerchio di tre metri di diametro, appoggiato sul pavimento nell’entrata del teatro-galleria, invita a camminare sopra queste lettere che stanno per scomparire nel buco nero con un grande specchio capace di ricordare la caducità della vita nel nostro passaggio ma anche dell’importanza di vedere noi stessi da un altro punto di vista.
“Questa installazione mi è stata ispirata da una frase zen che dice che l’occhio che tutto vede non riesce a vedere se stesso” commenta Lorenzo Marini “Il messaggio è quello di uscire dal nostro piccolo io, limitato dal nostro ego che si crede al centro di tutto, e capire che il centro non siamo noi”, conclude.
Lorenzo Marini espone ovviamente anche un’opera inedita dedicata alla calligrafia cinese.
Si tratta di una tela di un metro per un metro che rappresenta l’alfabeto occidentale, ma realizzato con lo stile orientale, simbolo delle infinite possibilità che il linguaggio ci consente. Nessuno di questi ideogrammi corrisponde ad una lettera esistente e sono stati creati appositamente per celebrare uno scambio culturale, oltre ad omaggiare la ricorrenza legata ai cinquant’anni del rapporto tra Italia e Cina.
“La mia mostra si aggiunge alle celebrazioni dedicate quest’anno dalla Cina a Marco Polo, in occasione della ricorrenza legata ai 700 anni dalla sua morte”, dichiara Lorenzo Marini. Saranno molte le iniziative che scandiranno l’anno poliano, tra mostre ed eventi speciali, dedicate al viaggiatore e mercante veneziano che nel XIII secolo si avventurò lungo l’antica Via della Seta fino a giungere in Estremo Oriente.
“Oggi Marco Polo viene considerato il mediatore culturale per eccellenza tra Oriente e Occidente, nonché il simbolo dei rapporti tra Italia e Cina”, non solo per la sua figura storica, ma anche per il suo valore simbolico in termini di dialogo e di legami plurisecolari tra Italia e Cina”.
La mostra ha lo scopo di confrontare la cultura orientale con quella occidentale e, le opere di Lorenzo Marini sono state scelte appositamente perché la calligrafia cinese si esprime per ideogrammi che nascono dal figurato, esattamente come la TypeArt di Lorenzo Marini ridona alle lettere occidentali, che sono segni alfabetici astratti, una nuova dimensione illustrata.
Lorenzo Marini è un artista italiano che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York.
Sviluppa la sua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo aver studiato Architettura all’Università di Venezia. Il concetto di spazio e la ricerca del visual ideale diventano il paradigma della sua pittura. Le sue prime apparizioni pubbliche come artista hanno avuto luogo a Miami poi a New York. Subito dopo, nell’autunno del 2014, la Provincia di Milano gli ha dedicato una grande antologica, in cui ha presentato vent’anni di lavori.
Dopo personali presso lo Spazio Oberdan di Milano, e musei di Padova e Firenze, cui vanno aggiunte presenze ad Art Basel Miami, nell’ottobre del 2016 ha tenuto a battesimo, presso il Palazzo della Permanente di Milano, la “Type Art”, movimento di cui è caposcuola. Questa nuova corrente, in cui riscopre il colore, può essere definita come l’esaltazione dello studio dell’alfabeto e in particolare delle font dei caratteri grafici.
Alla Biennale di Venezia, dove ha esposto presso il padiglione Armenia, ha presentato un’ulteriore evoluzione della TypeArt che diventa scultura.
Nel 2017 crea il Manifesto per la Liberazione delle Lettere, presentandola a Parigi alla Sifrein Galerie. E sempre nello stesso anno viene invitato in Cina alla Biennale Internazionale a Hohhot.Nel 2018 vince il premio Mobius Award Los Angeles per Typevisual. Nel 2021 espone a Siena, 5 istallazioni e 30 opere, al complesso Museale Santa Maria della Scala e vince il premio AVI per la mostra di arte contemporanea più visitata dell’anno. Espone a Palm Beach e Los Angeles, nel 2023, e la sua Raintype viene descritta dai media americani come la più amata tra le installazioni presentate. Nel 2024 viene invitato a Seoul da Art Continue Gallery ed è l’unico italiano ad esporre a World Art Fair 2024 e nello stesso anno espone alla Biennale di Venezia.
a cura di
Staff
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