“Inuyasha: Un sentimento che trascende il tempo”, che mediocrità!

“Inuyasha: Un sentimento che trascende il tempo”, che mediocrità!
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Capita spesso che un grande franchise sforni dei contentini per saziare i fan gongoloni, ma questo è stato davvero un colpo basso!

Introduzione

Inuyasha è un anime serializzato attorno al quale sono stati prodotti ben 4 lungometraggi. Il primo di questi (primo sia per data di uscita che per ordine cronologico della storia) s’intitola Inuyasha the Movie – Un sentimento che trascende il tempo. Esce in Giappone il 15 dicembre 2001, mentre a partire da qualche giorno prima dello stesso anno, il 3 dicembre 2001, iniziava ad andare in onda la terza stagione. L’uscita giapponese fu a cura della Toho e l’edizione italiana invece fu distribuita direttamente in DVD video. 

Un semplice riassunto delle prime due stagioni

La trama non è particolarmente originale, in quanto si tratta di un singolo evento spalmato in un arco temporale molto ridotto, un po’ secondo il canone del teatro antico. Si tratta quasi di un riassunto, un manuale di istruzioni, come a dire: “cari spettatori, Inuyasha funziona così.” Inuyasha e il suo gruppo si trovano ad affrontare un nuovo nemico di nome Menomaru. Anche il padre di Inuyasha, il grandissimo demone cane dalla forza leggendaria, ci aveva provato, riuscendo solo a sigillarlo. L’antagonista adesso è tornato, più potente di prima. I fan sanno molto bene che questa dinamica padre sconfigge nemico – nemico si risveglia più forte – figlio lo batte è classica della serie.

L’intera storia e tutte le interazioni tra personaggi in questa occasione sono iconiche della saga. Nel filone a episodi, infatti, in genere c’è un frammento della sfera dei quattro spiriti da recuperare, Inuyasha e Kagome che litigano, Kikyo che si mette in mezzo e riesce ad essere fastidiosa con chiunque, Sesshomaru che infesta i margini degli episodi, Sango che è una superdonna vittima delle persone a lei care, Miroku che è un pervertito con problemi di maledizioni, Shippo e Kaede che servono da comic relief. Anche qui c’è un frammento della sfera, Inuyasha fa arrabbiare Kagome senza apparente motivo mentre Kikyo la bullizza, Sesshomaru chissà che fine ha fatto, Miroku palpa tutto ciò che respira e ha problemi con il vortice sulla mano, Sango soffre per la sua amata Kirara e Shippo e Kaede sono sostanzialmente inutili.

E, come se non bastasse, gli autori hanno pure sentito il bisogno di integrare eventuali informazioni mancanti con un monologhino iniziale di Kagome che spiega un po’ gli avvenimenti base! Insomma, se qualcuno dovesse creare un Inuyasha starter pack senza sforzarsi, questo è tutto ciò che gli serve.

Povero Sesshomaru

Se c’è qualcuno che più tra gli altri ha subito le angherie di questa schifezza è il nostro “giovane signore Sesshomaru”! Non si può fare a meno di notare la sua assenza durante tutto il corso del film. Il suo screentime raggiunge numeri a dir poco ridicoli. Viene liquidato molto alla svelta con il fatto che Tenseiga è la versione di seconda mano di Tessaiga (e quando mai!) per evitare il suo ingresso in battaglia.

Quando raramente compare, è coinvolto in azioni del tutto inutili, scene time filler oppure in dialoghi altamente improbabili. Ad esempio, perché mai Sesshomaru dovrebbe interrogare Kikyo sui suoi sentimenti per Kagome visto che a lui non interessa niente? Il principe dei demoni di questa sceneggiatura è spesso fuori luogo, fuori contesto e, letteralmente, fuori di sé, visto che agisce in modo innaturale. È quasi un insulto vederlo sulla copertina di vendita.

Sesshomaru
(fonte: Google Images)
L’unica nota positiva

C’è un solo pregio in tutta questa mediocrità. Il fatto è che la trama si concentra su un evento autonomo e autoconclusivo. Infatti, sebbene s’incastri perfettamente a cavallo tra la seconda e la terza stagione, non viene mai menzionato nel corso dei singoli episodi della serie, rendendolo un’avventura autonoma non incidente sul resto. Ciò è forse uno status persino peggiore di quello degli episodi filler perché almeno quelli ricevono future menzioni, mentre questo film non compare più. Conseguentemente è anche autoconclusivo perché gli avvenimenti iniziano e si concludono tutti in un’unica seduta.

A questo punto, è stato meglio che questa produzione low-effort non abbia minimamente intaccato la saga? Oppure sarebbe stato meglio darle un contesto e, sebbene comunque di scarsa qualità, almeno darle un senso all’interno del disegno più grande? 

Che senso ha?

Visto quanto sopra analizzato, che senso ha avuto produrre questo lungometraggio? Quale sarà mai stato il ragionamento che hanno fatto gli sviluppatori? A che serviva un lungometraggio autoconclusivo non originale, non incidente sulla trama generale e senza particolare fanservice?

Gli scettici penseranno immediatamente che si tratti di una questione di soldi. Fare un film su un anime e manga così di successo significa per forza che ci saranno incassi. Ma c’è da considerare che questo è il primo prodotto cinematografico targato Inuyasha, uscito insieme alla terza stagione in Giappone. Il franchise non era ancora così ben messo da potersi permettere una cosa del genere. Ad adesso, non si riesce a capire il motivo per cui è nata questa produzione. La conclusione è che quest’opera è completamente inutile.

Da destra a sinistra: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango e Shippo
(Fonte: Google Images)
Non c’è molto da aggiungere…

Per concludere, ecco una citazione di Kikyo tratta dall’opera, in risposta ad un’insinuazione di Sesshomaru. “Io odio tutto e tutti, non faccio distinzione”, ed è un buon sunto dei miei sentimenti.  Riduttivo, semplicistico e di scarsa qualità sono solo alcuni degli attributi che vengono in mente a riguardo se si pensa poi alla grandiosa saga a cui s’ispira. Non sarebbe così male togliendolo dal contesto in cui è stato creato, sarebbe anche accettabile se non fosse parte di un franchise molto più grande. In sostanza, è un contentino per bambini o coloro che si avviano all’inizio della serie i quali, non volendo rischiare di perdere tempo a formulare un’opinione complessa sulla base di circa 200 episodi, si accontentano della versione semplificata.

a cura di
Adelaide Gotti

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Adelaide Gotti

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