Ahsoka: siamo davvero davanti a un capolavoro? (SPOILER!!!)

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Con l’ottavo e ultimo episodio si è conclusa Ahsoka, la serie dedicata a uno dei personaggi più amati dell’universo di Star Wars. Tra riferimenti ai lavori animati e un ritrovato spirito avventuroso, la serie si è rivelata una piacevole sorpresa, anche se non mancano problemi e difetti.

Come anticipato in un precedente articolo, Ahsoka si presentava come uno dei prodotti più attesi dell’anno. I fan sarebbero finalmente tornati a vivere le avventure dell’amato personaggio e, in più, lo show avrebbe proseguito le vicende lasciate in sospeso nella serie animata Star Wars Rebels, rispondendo ad alcune importanti domande sorte dopo il finale dell’ultima stagione, datato oramai 2018.

Le aspettative erano tante e le parole di Dave Filoni e di Rosario Dawson lasciavano ben sperare sulla validità del progetto. Il risultato è una serie di buon livello, con un’ottima dose di intrattenimento, che punta molto (forse troppo) sull’effetto nostalgia. Una serie che, però, presenta anche alcuni problemi.

Dove eravamo rimasti?

Ahsoka sta indagando sul minaccioso ritorno del Grand’Ammiraglio Thrawn, pericoloso stratega imperiale sconfitto nella stagione finale di Rebels, grazie al sacrificio del Jedi Ezra Bridger. Entrambi, infatti, durante l’assedio di Lothal, erano scomparsi a bordo dello Star Destroyer del Chiss (così si chiama la razza aliena del villain), trascinati nell’iperspazio dai purrgil.

Huyang (David Tennant), Hera (Mary Elizabeth Winsted) e Sabine (Natasha Liu Bordizzo)

Nel tentativo di impedire il ritorno dell’Ammiraglio, Ahsoka si avvale dell’aiuto di alcuni storici compagni di viaggio: Hera Syndulla (Mary Elizabeth Winstead), abilissima pilota Twi’lek della Ribellione prima e della Nuova Repubblica poi; Huyang (David Tennant), millenario droide che da generazioni aiuta i padawan a costruire le loro spade laser; Sabine (Natasha Liu Bordizzo), giovane mandaloriana che all’inizio della serie scopriamo essere sensibile alla Forza e allieva della stessa protagonista. Tutti personaggi che abbiamo imparato a conoscere nelle serie The Clone Wars e Rebels.

Non sono però gli unici a cercare Thrawn. Anche Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto), infatti, aiutata dai force user del Lato Oscuro Baylan (Ray Stevenson) e Shin (Ivanna Sakhno), è sulle tracce del Chiss con l’obiettivo di liberarlo dal suo esilio e di favorirne l’ascesa al comando del nuovo Impero.

Ahsoka: attesa e perplessità

La spasmodica attesa per Ahsoka è stata accompagnata da una palpabile preoccupazione. Che Dave Filoni, grazie alle serie animate, abbia dato nuova linfa all’universo creato da George Lucas è sotto gli occhi di tutti. È altresì riconosciuto, però, che lo stesso Filoni abbia faticato a ottenere lo stesso successo con le serie live action.

Eccezion fatta per una perla come Andor (guarda caso l’unica serie non scritta da Filoni), i restanti lavori del franchise si possono etichettare come deludenti o mediocri. Serie che hanno testimoniato la grande difficoltà (e, a tratti, incapacità) di scrivere storie appassionanti e coinvolgenti.

Ahsoka, però, riesce in parte a invertire questa tendenza. Non cadendo nell’anonimato, come successo a Obi-Wan Kenobi e The Book of Boba Fett, Filoni mette in gioco tutto il suo amore per il franchise, raccontando una storia ricca di amicizia e redenzione, di magia e oscuri ritorni, che affonda le proprie radici in quello spirito avventuroso in salsa fantasy che da sempre è il DNA di Star Wars.

Il cuore pulsante della serie, però, è rappresentato dal rapporto Maestro-Apprendista. Ahsoka e Sabine, Anakin e Ahsoka, poi ancora Baylan e Shin. Ahsoka è una storia di legami, di scontri e riunificazioni, che aiutano la protagonista a ritrovare finalmente se stessa e, soprattutto, a far pace col suo passato, riconsegnandoci una Togruta più matura e consapevole del suo percorso.

Thrawn ed Ezra

Buona anche la gestione dei due personaggi più attesi della serie: Thrawn ed Ezra. Al primo è riservata un’entrata in scena solenne e d’effetto. Lars Mikkelsen (già voce del personaggio nella versione animata) è capace di imporsi con la sua sola presenza fisica e vocale, incutendo timore e rispetto nel cuore dello spettatore. Ritroviamo un Chiss sicuramente invecchiato nell’aspetto ma non certo nell’acume. Thrawn si riconferma il grande stratega che avevamo imparato a conoscere in Rebels: freddo e calcolatore, pronto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo.

Thrawn (Lars Mikkelsen) ed Ezra (Eman Asfandi)

Anche Eman Asfandi è stato abile nel cogliere la sfrontatezza del suo Ezra. La sua apparizione nella serie, però, è meno d’impatto, a causa di una scrittura pigra e di una recitazione apatica (difetto da condividere con Natasha Liu Bordizzo), che rendono la scena della reunion con Sabine totalmente anti-climatica.

Una visione esclusiva?

Nonostante il generale riscontro positivo, non ci troviamo affatto davanti a un capolavoro ed è necessario volgere lo sguardo anche verso alcune criticità di cui rimane vittima la serie. In molti frangenti, infatti, pecca di una costruzione narrativa superficiale e di un mancato approfondimento dei personaggi.

Il principale difetto è riscontrabile in quella che, in più di un’occasione, rischia di trasformarsi in una visione elitaria. Chi è digiuno da The Clone Wars e Rebels, infatti, fatica a comprendere a pieno ciò che sta vedendo, a empatizzare con i protagonisti e a giustificarne le azioni.

Ahsoka (Rosario Dawson) e Anakin (Hayden Christensen) nel Mondo tra i Mondi

L’importanza di impedire il ritorno di Thrawn, la pericolosità della magia delle sorelle della notte, il Mondo tra i Mondi che diventa teatro del confronto tra Ahsoka e Anakin, le statue del trittico di Mortis che si scorgono nel finale di stagione. Tanti, troppi riferimenti che non vengono sufficientemente approfonditi per venire incontro a coloro che vi si approcciano per la prima volta e che, di conseguenza, rendono la visione di Ahsoka quasi un fatto esclusivo tra Filoni e i fan delle sue creazioni.

Mancato approfondimento

Restano, inoltre, abbozzate le motivazioni che guidano alcuni dei personaggi della serie. Pensiamo per esempio a Baylan e Shin.

Il primo, inizialmente intrigante, pecca di una mancata evoluzione nella parte conclusiva della stagione. Capiamo che partecipa al salvataggio di Thrawn al fine di perseguire un obiettivo personale che però, nel corso di ben otto episodi, viene appena accennato. Speriamo di poter godere di una sua migliore evoluzione in occasione di una seconda stagione, anche se purtroppo il personaggio avrà un nuovo volto, vista la prematura morte del suo carismatico interprete Ray Stevenson.

Baylan Skoll (Ray Stevenson) e Shin Hati (Ivanno Sakhno)

Shin invece, oltre ad essere un personaggio privo di spessore, non dà alcun contributo alla storia. La sua unica caratterizzazione è quella di essere l’allieva di Baylan. Insieme al suo maestro libera Morgan Elsbeth, affronta Sabine in un paio di circostanze, partecipa al viaggio lungo la rotta di Peridea, ma poi la sua utilità si azzera.

Avrei altresì gradito un maggior coinvolgimento all’azione da parte di Hera, che invece rimane spesso ai margini della storia, ingarbugliata in una questione politico-militare piuttosto ridicola. Le viene rimproverato di non aver portato Morgan Elsbeth alla giustizia, come se fosse responsabile dell’assalto al trasporto dove era in custodia.

Come se non bastasse, rischia di perdere il comando della flotta perché accusata di essere troppo ossessionata da un ritorno di Thrawn definito “improbabile”, poiché non supportato da prove concrete. Eppure, qualcosa non torna. Pensiamo al cantiere navale su Corellia. Proprio Hera insieme ad Ahsoka, infatti, hanno smascherato alcuni seguaci dell’Impero che, di nascosto, stavano lavorando al nucleo di iperguida di uno Star Destroyer per favorire la ricerca dello stesso Thrawn.

A mio avviso si tratta di una prova piuttosto concreta. Forse Dave Filoni se ne deve essere dimenticato.

Una prima stagione più che sufficiente

Al netto di qualche problema di scrittura, banalità e semplificazioni eccessive, il risultato è più che sufficiente. Pur non avvicinandosi alle vette di Andor, Ahsoka riesce a divertire, intrattenere e, a tratti, persino emozionare, raggiungendo il traguardo più importante: evitare la mediocrità di Obi-Wan Kenobi, The Book of Boba Fett e della terza stagione di The Mandalorian.

Rimaniamo, quindi, in attesa di notizie circa la seconda stagione. Questa dovrà necessariamente fornire delucidazioni su questioni cruciali e affascinanti accennate nel finale di stagione. Mi auguro, inoltre, che vengano forniti gli strumenti necessari per favorire una maggiore comprensione da parte di chi non ha mai visto le serie animate.

a cura di
Alessandro Michelozzi

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