“Notre Dame de Paris” – Unipol Arena – 2 dicembre 2022

“Notre Dame de Paris” – Unipol Arena – 2 dicembre 2022
Condividi su

Da venerdì 2 dicembre torna all’Unipol Arena “Notre Dame de Paris”, il famoso musical tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. Creato da Riccardo Cocciante e Luc Plamondon, lo spettacolo è stato adattato in italiano nel 2002 da Pasquale Panella. 

“È una storia che ha per luogo
Parigi nell’anno del Signore, 1482
Storia d’amore e di passione
E noi gli artisti senza nome
Della scultura e della rima
La faremo rivivere da oggi all’avvenire”

Gringoire, Il tempo delle cattedrali, Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris inizia così, sulle note di questa canzone cantata da Gringoire, il poeta che ci condurrà per le strade di Parigi narrandoci una storia secolare, incisa nella pietra. Una vicenda il cui significato è insito in una parola, “lugubre e fatale”, che Hugo stesso afferma aver rinvenuto all’interno di Notre Dame, in prossimità di una delle torri: ἀνάγκη.

Foto di Francesco Prandoni

Ανάγκη non è il Fato, o il Destino. È la fatalità, una serie di coincidenze, inspiegabili ed inevitabili, che sembrano avvenire per una finalità superiore sconosciuta. È la strada tortuosa ed inarrestabile che termina con la morte che sopraggiunge, ineludibile, su ciascuno di noi.

Ανάγκη è la mosca che, attirata dalla luce proveniente dal rosone, non si accorge della ragnatela sottile tesa dal ragno, e vi si getta a capofitto, soccombendo ad esso. 

”[…] ecco un simbolo di tutto. Vola, è allegra, è appena nata; cerca la primavera, l’aria aperta, la libertà; oh, sì, ma basta che sbatta contro il rosone fatale, il ragno vien fuori, il ragno schifoso”[..] Ahimè! Claude, il ragno sei tu, e tu sei anche la mosca![…] Povera danzatrice, poverina! Volavi verso la scienza, la luce, il sole, non avevi altro pensiero che arrivare al pieno chiarore della verità eterna; ma, precipitandoti verso la finestrella abbagliante che è dà sull’altro mondo, sul mondo della chiarezza, dell’intelligenza e della scienza,[..]non hai visto quella sottile ragnatela tesa dal destino tra la luce e te, ti ci sei gettato a corpo morto, miserabile pazzo, e ora ti dibatti, con la testa spezzata e le ali strappate, tra le antenne di ferro della fatalità. [..] Lasciate fare al ragno!”

Notre Dame de Paris, Libro VII, Cap.5, Victor Hugo 

In Notre Dame de Paris, tante vite si intrecciano tra loro: quella di Gringoire, che assiste casualmente al tentato rapimento della bella Esmeralda a cui, per aver salva la pelle, si legherà in matrimonio.

Quella della giovane zingara che, innamorata di messere Febo, verrà accusata di omicidio ai danni di quest’ultimo e condannata all’impiccagione da Claude Frollo, l’arcidiacono ossessionato da lei.

L’esistenza di Quasimodo che, brutto, gobbo e sordo, “è solo un peso sulla terra” innamorato così com’è di una donna che mai potrà ricambiare il suo amore. 

Ogni personaggio è condannato ad essere se stesso, a soccombere a quello status sociale a lui imposto dal ghigno beffardo della fatalità, che lo costringe ad una vita funesta e ad un’altrettanta tragica fine. 

Fatalità
Ha il tuo destino in mano
Fatalità
La trovi sulla tua via
Tu sei nessuno o sei un dio
Fatalità
Tu sei puttana o sei re
Fatalità
La vita la devi a lei
Fatalità
Fatalità
Fatalità

Fatalità, Notre Dame de Paris

Ogni singola esistenza si mescola, caoticamente, assieme alle altre, in questo gioco di vite, contribuendo alla creazione di quell’opera che è storia, romanzo ed il musical stesso: Notre Dame de Paris

Un’opera popolare 

Come ha ribadito più volte Riccardo Cocciante è difficile inserire un’opera come questa all’interno di un particolare genere. Non musical, né operetta, né tantomeno opera classica.

La decisione di evitare i dialoghi parlati, costruendo lo spettacolo partendo dalla musica e non dalle parole, ha donato a Notre Dame de Paris il potere di trasportare il pubblico indietro nel tempo.

Foto di Alessandro Dobici

L’occhio dello spettatore si smarrisce tra le statue e i gargoyle, rapito da una melodia a tratti dolce e triste, a tratti travolgente e piena di pathos.
Lo sguardo, stregato dalle danze sfrenate dei clandestini, indugia per un secondo, come ipnotizzato, sulla verde veste di Esmeralda, che si apre, ruota ed ondeggia al suo intercedere. Con il cuore scosso da un brivido assiste alla rivelazione di Frollo, che svela la sua ossessione alla zingara in catene ponendola davanti ad una scelta. 

Frollo: E così scegli tu
A chi tieni di più 
Al patibolo o a me
O la morte o l’amore
Impiccata o svestita
Se la morte o la vita
E se dici di sì
Te ne vai via da qui
E se vuoi io verrò con te
All’inferno che è
Paradiso per me

Un mattino ballavi, Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris è, dunque, “un’opera popolare” capace di ammaliare, visivamente e musicalmente, lo spettatore grazie alla storia stessa che viene messa in scena e alla bravura del cast, stimato ed amato da chi segue lo spettacolo dal lontano 2002

Per il ventesimo anniversario del musical, infatti, i cantanti scelti sono quelli che avevano fatto parte del cast originale al momento del debutto: l’insuperabile Lola Ponce nei panni di Esmeralda con il coprotagonista Giò Di Tonno (Quasimodo), gli irrinunciabili Vittorio Matteucci (Frollo) e Matteo Setti (Gringoire), Leonardo Di Minno (Clopin), Graziano Galatone (Febo) e la superba Tania Tuccinardi (Fiordaliso). 

Il livello è dunque altissimo, e non potevamo aspettarci diversamente da uno dei musical più seguiti e acclamati al mondo! 

Le tematiche 

Il carattere “popolare” di Notre Dame de Paris, tuttavia, è espresso anche nelle numerose tematiche presenti all’interno dell’opera.

L’amore declinato in tutte le sue sfumature, in relazione ai personaggi e alla loro storia. La bellezza e la bruttezza come due lati interscambiabili di una moneta falsa, in un continuo gioco di luci ed ombre, apparenza e sostanza.

Ma anche temi politicamente impegnati, come il rifiuto dell’accoglienza dei “clandestini”, l’odio e la discriminazione nei confronti di un popolo senza diritti, e l’emarginazione del diverso, in un mondo dove tutto ciò che appare sconosciuto e differente è guardato dagli altri con sospetto. 

Foto di Francesco Prandoni
“Bella” – l’amore in tutte le sue forme

Una delle tematiche più importanti dell’opera è sicuramente l’amore che, vera colonna portante della narrazione, viene descritto da Hugo in tutte le sue forme. All’interno del musical la contesa amorosa di Esmeralda da parte di Febo, Quasimodo e Frollo è racchiusa nella canzone Bella, prima melodia composta da Riccardo Cocciante per il musical. In essa sono rappresentati i tre tipi di amore provati dai vari personaggi nei confronti di Esmeralda la quale, come una donna angelicata, attira a sé gli sguardi, i sospiri e la gelosia dei tre uomini. 

La zingara, infatti, cattura l’attenzione di Quasimodo, Frollo e Febo, suscitando in loro, con la sua danza seducente, amore, ossessione e desiderio. 

Quasimodo – l’amore puro

Per Quasimodo la giovane zingara assume le sembianze di una creatura angelica, da venerare ed amare.

Bella 
La parola Bella è nata insieme a lei 
Col suo corpo e con i piedi nudi, lei 
E’ un volo che afferrerei e stringerei 
Ma sale su l’inferno a stringere me 
Ho visto sotto la sua gonna da gitana
Con quale cuore prego ancora Notre Dame 

Quasimodo, Bella, Notre Dame de Paris

L’amore di Quasimodo è puro e incondizionato. L’uomo farebbe di tutto per Esmeralda, che salva e protegge dalle grinfie di Frollo, esponendosi per lei fino alla sua morte.

Alla fine della storia, lo spettatore scoprirà che l’amore del campanaro è talmente forte da resistere perfino a quest’ultima: due scheletri saranno trovati tra le carcasse. Uno di essi è quello di un uomo, con la colonna vertebrale deviata. 

Quando il tempo sarà passato 
La terra scoprirà 
I nostri due scheletri abbracciati 
E il mondo lo saprà 
Che Quasimodo amò Esmeralda 
La raggiunse e la strinse a sé 
Oltre i baci da respirare 
Nella morte che dà la vita
All’amore che mai non muore

Quasimodo, Balla mia Esmeralda, Notre Dame de Paris

Foto di Francesco Prandoni
Frollo – l’ossessione d’amore

C’è poi Frollo che è invece ossessionato da Esmeralda, considerata da lui l’incarnazione del Demonio

Per l’arcidiacono la donna non è altro che un essere che Satana ha mandato sulla Terra per “strappargli gli occhi via da Dio”, gettandolo in una passione sfrenata, che finirà per renderlo folle ed ossessionato.

Proprio lui, un così devoto servo del Signore, metterà a ferro e fuoco Parigi e rinchiuderà Esmeralda in prigione, proponendole, come prezzo per la sua libertà, una notte di passione.

Febo – l’amore effimero

Terzo e ultimo è invece Febo, il capitano della guardia cittadina, che vede Esmeralda come un mistero da svelare. 

Bella 
Lei mi porta via con gli occhi e la magia 
E non so se sia vergine o non lo sia 
C’è sotto Venere e la gonna sua lo sa 
Mi fa scoprire il monte e non l’al di là 
Amore, adesso non vietarmi di tradire 
Di fare il passo a pochi passi dall’altare 

Chi 
È l’uomo vivo che potrebbe rinunciare 
Sotto il castigo, poi, di tramutarsi in sale? 
O Fiordaliso, vedi, non c’è fede in me 
Vedrò sul corpo di Esmeralda se ce n’è 

Febo, Bella, Notre Dame de Paris

La figura della zingara affascina e confonde Febo, allontanandolo da Fiordaliso per breve tempo. Tuttavia, Esmeralda non rappresenterà per lui nient’altro che un frutto proibito, una distrazione, una notte di divertimento e di svago che terminerà in modo ben diverso da quello sperato dal capitano. Al contrario della giovane, che lo amerà profondamente fino in punto di morte. 

Esmeralda e Quasimodo – i diversi 

Nonostante l’amore di Quasimodo non verrà mai ricambiato dalla zingara, nel corso della vicenda i due personaggi si legheranno molto l’uno all’altra, arrivando a comprendersi profondamente.

Entrambi, infatti, sono vittime di una città mentalmente chiusa e retrograda, che li considera come diversi tanto da condannarli, già in vita, ad una morte sociale fatta di esclusione e solitudine.

Il mostro e la strega saranno soggetti a derisione e tortura, vittime di un pregiudizio di cui sono marchiati a causa del proprio aspetto e delle proprie origini. Una colpa tanto ingiusta quanto insanabile, quella che condividono Quasimodo ed Esmeralda. 

Foto di Francesco Prandoni
Bruttezza e beltà

Accanto al tema del diverso, ritroviamo anche quello di beltà e bruttezza, estremamente presente nel musical.

In nessun’altra opera come in Notre Dame de Paris, infatti, questa tematica assume una simile portata: in essa è riposto uno dei tanti significati chiave della vicenda.

La bruttezza orripilante di Quasimodo è spesso paragonata alla bellezza di altri personaggi (Esmeralda e Febo). Il campanaro, le cui fattezze ricordano quelle di un mostro, è odiato da tutti e vive segregato a Notre Dame. L’unico che vi si avvicina è Frollo, che lo alleva e finge di provare affetto per lui, trattandolo, tuttavia, come uno schiavo.

Nonostante ciò, Quasimodo è buono e gentile, e, proprio per questo motivo, riuscirà ad avvicinarsi ad Esmeralda che, tuttavia, non ricambierà mai il suo amore. Il cuore della giovane continuerà a battere, infatti, per Febo, il bel capitano della guardia cittadina, personaggio completamente antitetico a quello del campanaro.

Dio, ma quanto è ingiusto il mondo
Bello in lui e brutto in me
Io la luna te la prendo
Ma non strappo amore a te

Lui, con quella sua freddezza
Senza te nei suoi pensieri
Trova in te la tenerezza
Là, nei tuoi occhi neri

E tu gli aprirai il tuo corpo
Entrerà coi giuramenti
Tu l’ami, ma l’ami intorno
Non sai che non c’è niente dentro

Quasimodo, Dio, ma quanto è ingiusto il mondo, Notre Dame de Paris

Febo è un uomo dotato di grande forza e bellezza, ma la sua beltà non è altro che una facciata, uno specchietto per le allodole, di cui il capitano si serve per sedurre e conquistare le giovani donne di Parigi. La sua anima è impura e solo Fiordaliso riuscirà a scorgere la sua vera natura, al di là dello specchio.

Chi è, dunque, il vero mostro?
Quasimodo, con le sue spaventose fattezze?
Oppure Frollo, crudele e spietato?
E non forse Febo, che corrompe e seduce tutto ciò che tocca?

Foto di Francesco Prandoni
I clandestini – storia di un popolo discriminato 

Noi siamo gli stranieri
I clandestini
Noi uomini e donne
Soltanto vivi
O Notre Dame
E noi ti domandiamo
Asilo Asilo

Clopin, I clandestini, Notre Dame de Paris

Ci troviamo in Francia, nel gennaio del 1482

Nelle piazze e nelle strade di Parigi si affollano uomini e donne diversi per origine e provenienza. Sono “i clandestini”, gli stranieri, un popolo nomade e variegato, rifugiatosi nella città con la speranza di trovarvi accoglienza, quella stessa che verrà loro negata dall’arcidiacono Claude Frollo. Spogliati del loro diritto d’asilo, sacro e inviolabile per tutti gli esseri umani, verranno visti dal popolo francese come un mucchio di ladri e criminali. 

Foto di Alessandro Dobici

I clandestini saranno poi, nel corso della storia, confinati nelle prigioni dalla guardia cittadina, e liberati solo in un secondo momento da Quasimodo, che deciderà di ribellarsi al suo padrone. 

Liberi siete voi, uomini
liberi
E con voi sono io che vi do libertà

Quasimodo, Liberi, Notre Dame de Paris 

La paura e l’atteggiamento di superiorità della borghesia e della nobiltà francese nei confronti degli “zingari”, la cieca invidia di Fiordaliso nei confronti di Esmeralda, e – più in generale – la profonda avversione dei cittadini nei confronti del diverso sono tematiche estremamente attuali, che rendono Notre Dame de Paris un’opera moderna e ci portano a riflettere sul mondo e la società in cui viviamo.

Lo stesso mondo in cui viveva Victor Hugo, nel 1831. 

A cura di
Maria Chiara Conforti

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Voglio soltanto le ossa – Teatro Bonci, Cesena – 25 novembre 2022
LEGGI ANCHE – “Torno per dirvi tutto”, la duplice opera di Lory Muratti
Condividi su

Maria Chiara Conforti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *