I Muse tornano con “Will of the People”, ma…

I Muse tornano con “Will of the People”, ma…
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Distopia, viaggi tra le diramazioni del rock e la ricerca di un disco che riproponga a ruota tutti i successi della band, sono alla base del ritorno sulla scena dei Muse con “Will of the People”

A distanza di tredici anni e tre album dall’uscita di The Resistance, i Muse tornano con un disco altrettanto drammatico e politicamente schierato: Will of the People. Un album perfettamente in linea con gli stilemi della band, ma potenziato con l’aggiunta di interessanti iniezioni intramuscolari provenienti dal mondo del metalcore e dell’hard rock.

I Muse si sono sempre dilettati a spaziare tra le varie possibilità che il rock offre, dal progressivo fino al metal, rimanendo sempre fedeli ai loro impulsi più pop e riuscendo ad enfatizzare le peculiarità di entrambi. Ma in Will of the People la situazione è diversa, perché i tempi sono cambiati, le situazioni politiche mondiali perpetrate negli scorsi lavori sono andate peggiorando, la pandemia ha innescato una crisi sanitaria globale, e il mondo è controllato da pochi.

Matt Bellamy vuole gridare al mondo che tutto quello che hanno predicato finora, sta lentamente (ma neanche troppo) diventando reale. Per citare l’assurda traccia finale di Will of the People, Bellamy e la band hanno proclamato “We Are Fucking Fucked“.

Muse band
La band nelle promo di “Will of The People”
Viaggio nella distopia

Matt Bellamy ha annunciato l’album come un concept su un uomo stanco della distopia in cui si ritrova impantanato. Nel secondo singolo dell’album “Compliance” assume la parte dei governi e canta di come la fine del dolore sia vicina e che il lavoro sporco dei soldatini (i normali cittadini) sia necessario per la salvezza. La canzone è abbinata a un video musicale che ritrae persone mascherate, mentre assumono grosse pillole simboliche, ponendo quesiti sulle vaccinazioni.

La title track, che funge da apertura dell’album, è il risultato di ciò che accade quando prendi un successo dei Muse come “Uprising” e provi a combinarlo con “Beautiful People” di Marylin Manson. Più avanti troviamo invece la ballata synth rock “Verona”, in cui la band affronta l’amore in tempi di pandemia: “Possiamo baciarci con il veleno sulle labbra?”. Un’interpretazione lasciata all’ascoltatore, tra riferimenti romantici all’ambientazione tesa di Romeo e Giulietta, o allegorie sull’amare qualcuno al di là delle linee politiche o sociali, come le vicende tra Montecchi e Capuleti.

Secondo il cantante, Will of the People è stato realizzato seguendo la richiesta della loro major di una compilation di grandi successi. “É un montaggio del meglio dei Muse“, ha dichiarato Bellamy, “una nuova versione di tutti quei tipi di generi che abbiamo toccato in passato”. C’è sicuramente del vero nelle parole del frontman, infatti eccetto le tracce più pesanti come “Won’t stand down” e “Kill or be killed” l’album contiene riferimenti forti ad ogni album dei Muse prima di questo.

Muse - Will of the People
Muse – Will of the People
Pieni di euphoria

Ascoltando “Ghosts (How can i move on)” si nota un’introduzione che ricorda “Butterflies & Hurricanes” di Absolution, mentre la conclusione di “We are fucking fucked” suona come “Knights of Cydonia” ma tre volte più carica. In Will of the People i Muse abbandonano ogni parvenza di coesione sonora; il culmine arriva con “You Make it feel like it’s Halloween“, che modella una relazione tossica come un film horror anni ’80. La canzone sembra scioccamente fuori luogo all’interno di una raccolta di pezzi che sembrano già fuori luogo l’uno con l’altro.

Uno dei punti di forza dell’album invece è il riuscito tentativo di abbracciare gli stili più grintosi del metal. “Kill or be killed” infatti è una traccia metalcore eccitante, completa di urli ringhiati, un assolo da showman di Bellamy e una fenomenale performance di batteria di Dominic Howard, che si conferma tra i batteristi più intriganti del rock.

Questo dimostra cosa accadrebbe se il gruppo abbracciasse questo stile più duro per un intero album, fornendo uno sfogo alla band per dimostrare la loro incredibile musicalità e lasciando in secondo piano i confusi commenti politici.

Muse - Will of the People
Muse – Will of the People
La chiave di tutto

Lo riteniamo il passaggio chiave per comprendere i Muse nel 2022 e cosa realmente non funziona di questo Will of the People, a discapito del chiaro tentativo della band di unire le varie categorie di fan con questo album variegato, e che tenta di toccare tutte le corde. Allo stesso tempo, la mancanza di specificità potrebbe invece sortire l’effetto opposto.

Risulta assolutamente positivo che la band senta la responsabilità di comunicare forti messaggi di speranza e unità alla loro fan-base, ma è chiaro che il valore dei Muse non risieda nei loro temi politici, bensì nel fatto che questi tre elementi combinati insieme riescano a suonare musica con abilità ed un entusiasmo incredibili.

Quando si renderanno conto che il mondo non ha bisogno rispettivamente di cinque diverse versioni di “Uprising” in cinque album, allora, forse, riusciranno ad ottenere una maggiore coesione tra il pubblico.

a cura di
Mattia Mancini

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2 pensieri su “I Muse tornano con “Will of the People”, ma…

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