Grumpster: Fever Dream è finalmente realtà
Tornano i Grumpster con un’ondata di pop-punk fresca fresca dalla California, pronti a ritagliarsi il loro posto nella scena lontano dalle mode Emo, ma rispolverando il caro vecchio punk-rock anni ’00
Il trio californiano di Oakland, a 3 anni dall’album di debutto “Underwhelmed”, che causa pandemia non ha potuto vedere luce sui palchi, continua a far parlare di se. Prodotto da Chris#2 degli AntiFlag, “Fever Dream” dei Grumpster è una raccolta di meteore punk melodiche che arrivano dritte in testa.
Molte band soffrono del crollo del “secondo anno”, per il quale il secondo album non riesce mai a essere buono quanto il primo. Possiamo certo dire che i Grumpster lo abbiano saltato a piè pari e invece di ripetere gli stessi vecchi suoni, con Fever Dream sono progrediti espandendo il loro sound, senza però dimenticare da dove sono partiti.
Fever Dream
La prima traccia Fever Dream dà fuoco alle polveri, con un punk ad alta energia, che ti scuote come una secchiata d’acqua gelida sotto il sole di agosto. Sicuramente i Green Day sono di grande ispirazione per il cantante e bassista Donnie Walsh, e sebbene le influenze si possano sentire in tutto l’album, il gruppo riesce a mantenere la propria identità.
“Sembra che ci sia del veleno nelle mie ossa e nel mio sangue”,
Racconta il cantante/bassista Donnie Walsh nella title track di apertura.
“A volte l’oscurità mi inonda la testa / Sono paralizzato dalle cose invisibili / Dal profondo di me.”
Il secondo pezzo Crash mantiene alta la carica della canzone precedente, e sebbene a volte i testi possano sembrare semplici o superficiali, sono cantati con una tale intensità da riuscire comunque a coinvolgere appieno l’ascoltatore. D’altronde, soprattutto nel genere punk, la schiettezza e l’onestà dei contenuti sono la base, quindi perché nascondersi dietro futili metafore!
Navigando tra i pezzi
Nonostante l’inizio acustico, Better Than Dead esplode e ci regala una forte energia, diventando anche uno dei primi pezzi a farsi conoscere per radio. C’è qualcosa di Rivers Cuomo degli Weezer nel gioco di parole ingannevolmente semplicistico, e nelle note alte che caratterizzano il pezzo.
Come già detto, Fever Dream è il secondo disco della band, ma è anche l’album di debutto con la nuova etichetta discografica, la Pure Noise Records. Alcune band soffrono il passaggio ad un’etichetta così grande, ma fortunatamente i Grumpster sembrano sapere il fatto loro, e non si sono fatti scoraggiare.
L’importanza dello zio Chris#2
In quinta posizione troviamo anche una traccia acustica a spezzare un po’ il clima, Vicious, che rischia di sembrare fuori luogo, specialmente per le voci di sottofondo e altri effetti. Ma la band ha fiducia nel suo produttore, e Chris#2 conosce bene il suo mestiere.
Riesce infatti a mantenere alto il ritmo per tutta la durata dell’album, che si tratti del Trash Punk di Looking Good (grandi vibrazioni old school stile Alkaline Trio) o l’hard rock di Enjoy it While it Lasts, il flusso generale dell’album non vacilla mai.
Tirando le somme…
Fever Dream è molto più di quanto suggerisca il nome, e invece di essere qualcosa di strano, incomprensibile e fuori dal mondo, il risultato è un lavoro fantastico. Prodotto sapientemente dal tanto caro Chris#2, il trio ha trovato la sua visione dell’opera, e non l’ha abbandonata nemmeno per un secondo.
I Grumpster sembrano sapere chiaramente quale direzione vogliano percorrere, hanno fiducia nei loro mezzi, sono compatti e questo traspare anche dalla loro musica. Le 10 tracce del disco (solo due delle quali superano i tre minuti), scivolano via con una sfocatura opportunamente “febbrile” al confine tra il fascino sgangherato delle garage band, e le acute melodie pop punk piacevoli all’ascolto.
Per essere un secondo album, Fever Dream è una meraviglia, il ritmo non vacilla mai e ogni componente della band è posizionato al posto giusto, in un meccanismo oliato alla perfezione. La voce è giovane, fresca e brillante, e anche se i testi possono sembrare superficiali, alla fine sono l’intensità e la sincerità trasmesse a farla da padrona.
I Grumpster sono qui per restare, e questo album ne è la dimostrazione.
a cura di
Mattia Mancini
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