#corsivo: 24Mln di visualizzazioni…un nuovo mare di (inutili) polemiche?
Prima lo “sbatti il #corsivo in prima serata” e poi le imbarazzanti polemiche sul pericolo della lingua italiana, da parte di genitori e linguisti. L’approdo al dissing in #corsivo tra due delle esponenti più conosciute: Elisa Esposito e Chaimaa Cherbal. Una ricostruzione esclusiva per tutti i lettori di TheSoundcheck
Avete mai provato a leggere parole scritte con tuuuutto un loro senso di partenza, anche molto serio, stravolte da un tono diverso e fuori contesto? Un ricorso generoso a dialetto o ad una calata particolare, o semplicemente una generosa dose di accenti e vocali accentuate e fuori posto???
Si chiamerebbe semplicemente parodia…
Nuova lingua o “consolidata” parodia?
Ma chissà perché di questi tempi, e oramai va avanti da anni, avvento dei social a parte, si tratta di nuovo fenomeno del momento.
Io quasi quasi ci avrei creato a bella posta un acronimo-sigla fatto apposta per sintetizzare un’espressione estremamente abusata, con tanto di aggiunta di hashtag da viralizzare: #NFDM.
Epperò epperò spieghiamolo, una volta per tutte, e nel prologo di questo nuovo approfondimento di Società di TheSoundcheck, come nasce-come si crea, un #NFDM.
Lo spiegone iniziale
La fase finale sono milioni di visualizzazioni, ancorate ad un cancelletto che si trascina Tweet, post, stories su Instagram.
E addirittura pagine stampate, quelle di carta vera, e minutaggi infiniti e come-se-non-ci-fosse-un-domani (e non si avesse altro di cui parlare). In trasmissioni mainstream e talk show anche improvvisati.
La storia di partenza è più o meno sempre la stessa: una novità, una tendenza, un modo di fare (baciare, lettera, e testamento…). Che prima prende piede e poi dilaga.
Peggio mi sento se tra i più giovani, quelli che non ho ancora compreso bene perché qualcuno ha ribattezzato GenerazioneZ.
La Generazione X di fine millennio
Per i meno attempati o i più distratti, due notazioni sono, almeno a mio avviso, davvero d’obbligo.
Ai tempi di Ambra, li avevano soprannominati GenerazioneX, costruendo attorno alla giovane romana, appena diventata troppo grande per “Non è la Rai”, una intera trasmissione sul “tema”.
Oggi, abbandonando quel senso di mistero che caratterizza ogni X, li hanno relegati direttamente all’ultima lettera dell’alfabeto. Prendendo di petto il ruolo che qualcuno vorrebbe forse riservare loro nella scala social-culturale.
Un segno dei tempi?
Seconda notazione: no, non è il segno dei tempi moderni.
I giovani di un passato che fu non hanno dovuto aspettare i social. Non hanno avuto bisogno del Web, per avere fenomeni di costume e in particolare modi di parlare o cantare. Che abbiano fatto moda e siano dilagati tra i loro coetani. E siano stati criticati e bistrattati dai “grandi” del mondo di quell’epoca.
Tutto lo strumentario internet oggi a nostra disposizione non ha fatto altro che velocizzare i tempi e accorciare le distanze. Distanze geografiche e culturali, in quel meltin pot di abitudini condivise che può andare genericamente sotto il capitolo “globalizzazione”. Con le virgolette non scelte a caso.
L’ABC del “farfallino”
Un esempio per tutti, a quanto pare non solo italiano. Ma è in realtà una delle italianate frutto dei meccanismi di traduzione e doppiaggio: il celeberrimo alfabeto farfallino.
Si è trattato di una lingua di invenzione tinegeriana. Spopolava, modello legenda metropolitana, nelle scuole negli anni ’80 del secolo e millennio scorso, per non farsi capire da genitori e…non farfallinisti. E che consisteva nell’aggiungere, in ogni parola, dopo ciascuna dannata sillaba, una fittizia che conteneva la consonante effe e la stessa vocale.
Ok: letto così sembra complicato. Agevoliamo esempi e traduzioni.
Casa=Ca-fa-sa-fa.
Ragazzo=Ra-fa-ga-fa-zo-fo.
Denaro=De-fe-na-fa-ro-fo.
E così via.
Confessione: io ci ho parlato, in farfallino. Non per molto tempo. Non su cose particolarmente importanti, dopotutto, anche se a quell’epoca essenziali, esistenziali proprio: i fatti personali da condividere…con amiche “sfarfallate” come me.
Dalle farfalle al #corsivo, come si crea un fenomeno virale
Veniamo ai giorni nostri, e accantoniamo solo per un attimo la questione polemica e tutti i suoi connotati. Completiamo lo spiegone con l’illustrazione della tecnica attuale della creazione di un fenomeno virale, o meglio di #NFDM.
Oggi, con tutte le piattaforme che l’Internet2.0 e quello che verrà ci mette a disposizione, i gggiovani creano mode e modi di fare. E le condividono nella bolla del loro ambito, più o meno ristretto, fatto di amici, di conoscenti e followers e sostenitori.
A volte tocca a Facebook e alla loro community di post, gruppi dirette e likes.
Altre volte si parte dalle immagini, i video e le istantanee d’effetto di Instagram.
Nel caso del #corsivo, dobbiamo invece dare a Cesare riguardo al nuovo modo di parlare a giovani tiktokker nostrani. Che si sono cimentati nel condividere, far conoscere, impartire lezioni, duettate o meno poco importa, e sfornare anche esilaranti parodie.
E poi rompere gli argini fino ad allora conosciuti. In un certo senso appropriarsi del succulento boccone mediatico, una volta solo patrimonio dei loro geniali content creator. Con il grimaldello giusto, che non c’è niente da fare, è seeeeempre lo stesso: la TV.
Una settimana in TV andata e ritorno…
Si parte da Tik Tok con la lezione di corsivo con il professor Maggi come alunno. Il video si viralizza pressoché all’istante sulla rete. E di lì a poco di Cörsivœ ne parlano su La7 al Venerdì sera il 10 Giugno scorso.
La prof di corsivo, Elisa, è la miscela giusta. Per la rete e per la televisione. La cosa fa forse fintamente storcere il naso a qualcuno. Sia sulla rete sia in televisione.
Si ritorna in scena la settimana dopo, con Elisa in carne, ossa, e vibrazioni varie di vocali distorte e allungate, ospite oramai attesa a Propaganda Live. E si cimenta nel discorso, oltretutto in spagnolo, di un leader politico nostrano.
Et voila…il gioco è fatto
Quale gioco? Far rimbalzare l’argomento sulla televisione, quella generalista. Magari in trasmissioni comunque alternative, oppure nei salotti un po’ tresciosi dei talk mattutini o pomeridiani. Per, come direbbe il buon vecchio e indimenticato Jannacci, “…vedere di nascosto l’effetto che fa”.
24Milioni di visualizzazioni, articoli, polemiche, nuove parodie e nuove tendenze.
E per la nuova Elisa nazionale, effetti positivi ed effetti negativi. Quota 700.000 fan su TikTok raggiunta, con la cifra di ben 27 milioni di likes. Una nuova pagina su OnlyFans e un profilo Instagram sempre più seguito. Sbaragliando gli altri “divulgatori” di #corsivo, ma portandosi a casa una nuova dose di attacchi e ingiurie dei soliti leoni da tastiera.
La vera storia del #corsivo, un’esclusiva per voi di TheSoundcheck
Vi risparmio le ore di video guardati. Tralascio le troppe pagine del web prontissimi ad accogliere a braccia aperte il #NFDM che ho dovuto visitare… Molti dei quali cavalcanti la solita “versione breve” della storia…
Proviamo, quindi, a ricostruire le tappe salienti della storia. Di qualcosa che mi affascina particolarmente, perché contiene al suo interno un mix favoloso. Le giuste dosi di novità, tratto distintivo generazionale, parodia ed autoironia senza limiti, che da soli ne giustificano l’attenzione guadagnata.
Il #corsivo parlato tecnicamente dovrebbe scriversi “Cörsivœ“. Ha preso piede da noi, o almeno così si narra, da un paio di anni a questa parte. Probabilmente, ma su questo punto non mi azzardo ulteriormente, galeotto fu il biennio di pandemia. Che tanti giovani ha chiuso in casa, ostaggi del video e dei rapporti web-mediati.
Oggi è legato indissolubilmente a volto, voce e calata esageratamente esasperata di Elisa Esposito, la professoressa ufficiale di Tik Tok. Ma ha degli antesignani meno conosciuti di cui sono disponibili in rete video ed esempi in chiave parodia. Un nome da citare sin da ora è quello della marocchina trapiantata a Piacenza Chaima Cherbal. A torto o a ragione (auto)proclamata, ma in tempi non sospetti, la vera creatrice del parlare in #corsivo.
Altro nome da citare è infine quello di Chiara Marita. Di lei si favoleggiano esperimenti di dialoghi in #corsivo risalenti all’ormai lontano 2020, caratterizzato da lockdown intermittenti a ripetizione e voglia-necessità di evasione dal quotidiano.
Il “Biscottini” gate e il cantare “liscio”
Non si può inoltre non citare sull’argomento il c.d. Biscottini gate. Tratto dalla 5^ puntata del docu-reality di marca Banijay-Rai, il Collegio 6, andato in onda a fine Novembre 2021. E rimbalzato con oltre 300K di visualizzazioni nella settimana successiva, portando alla ribalta il modo di parlare delle alunne-protagoniste Matilde Ricorda e Rebecca Parziale.
In un dialogo al limite della querela allo sceneggiatore, e con la voce narrante di un irriconoscibile Giancarlo Magalli, queste le frasi proferite dalle ragazze:
“No, perché avete la coscienza sporca. E non avete le p***e di dire che siete egoiste, tirchie e bugiarde.
E i biscottini ve li mangiate voi, e a noi non li danno.
Perché a noi non ce li date i biscottini…”(e qui non so se ci vada il punto interrogativo o quello esclamativo).
È ora di guardare il video della lite. E ascoltare le frasi iconiche in “corsivo stretto” usate dalle ragazze durante lo scontro verbale, che il professor Maggi avrebbe dovuto “premiare” con un tre in Italiano…e un quattro in condotta. Ascoltate le caratteristiche del nuovo, chiacchieratissimo, idioma.
Un tweet…e corsivo fu
Forse non tutti sanno, ancora, ma proprio voi lettori di TheSoundcheck potreste essere l’eccezione. Il corsivo è un termine, un concetto linguistico-fonetico, che nasce, e non poco tempo fa, in ambito musicale.
Era il lontanissimo 2009 quando, in un cinguettio di oltre oceano, viene commentata un’interpretazione vocale. Come se la voce del cantante indugiasse sulle vocali e le allungasse “in coro” con la melodia della canzone. Da sembrare così “liscia” come se si stesse esibendo, appunto, “in corsivo”.
Esponenti del cantare in corsivo sono stati individuati, quindi, fin dal 2010. Rispondono ai nomi della leggendaria e troppo presto scomparsa Amy Winehouse, o di Ariana Grande, e Selena Gomez, e, inoltre, una delle mie preferite, Corinne Bailey Rae.
Un fenomeno ormai virale anticipato da note e canzoni
Quindi, ricapitoliamo e tiriamo un po’ di fila principali di questo discorso.
Partito da un modo di cantare e giocare con le sette note e le melodie, il corsivo è approdato anche da noi. Ad opera per lo più di cantanti della scena trap e indie. Con un ricorso praticamente indistinto per tutti all’autotune, che facilita il corsivo cantato.
Tanto lontano è il 1998 della “Believe” di Cher. Occasione in cui si sdogana il dispositivo per la correzione delle tracce vocali. Correzioni da imperfezioni, stonature o semplici andamenti crescenti e calanti così molesti alle registrazioni in sala di incisione. Con finalità artistiche e di innovazione in campo musicale.
Anche tra i cantanti italiani della nuova generazione ci sono rappresentanti apprezzati e estremamente caratterizzati dal loro modo di cantare, in #corsivo appunto. Ormai è indubbio che sia conosciuto da un numero sempre maggiore di persone,
Ma è storia di giorni recenti, seppur precedente alla puntata di Propaganda Live.
Una generazione di giovani corsivi
Ancora sul finire dell’anno passato, in una puntata della trasmissione “Muschio selvaggio”, cantare in corsivo è una novità per Fedez, uno dei conduttori.
Il rapper italiano e talent scout pluritatuato chiede al loro giovane ospite Sangiovanni di spiegare loro come “funzioni” cantare in corsivo.
Apparendo come un boomer divertito o come presentatore TV sornione e accondiscendente. Che tra un po’ dovrà vedersela con le nuove mode, che coinvolgeranno quella “simpatica canaglia” di Leone o la piccola Vittoria.
Tra gli altri cantanti nostrani sono da citare i nomi di Tha Supreme, Blanco e Mahmood, in coppia sia a Sanremo sia all’Eurovision Song Contest. E la giovanissima Francesca Calearo, classe 2002, in arte Madame.
Chi corsiva su Tik Tok…
…è sostanzialmente qualcuno che fa ricorso ad una sorta di cadenza milanese portata agli estremi. Un accento esagerato e in un certo senso quasi innaturale.
Che rende bene nelle lezioni di Elisa Esposito, da duettare. Per apprendere parole, intonazioni ed accenti, grazie ai suggerimenti della prof con tanto di occhialino tattico.
Che nella versione di Chaimaa Cherbal mette in luce ancora di più il confronto, a tratti spiazzante, tra due generazioni. Tiktokker pienamente in parte, da un lato. Boomer perplessi e sbigottiti, dall’altro.
L’evoluzione del #corsivo: imitatori e nuovi stili
Lascio a voi di ricercare in rete video su imitatori e parodie. Vi segnalo però Jonathan Canini su Instagram, e il suo percorso nel #corsivo in Toscana.
E soprattutto non perdetevi le nuove lezioni di grassetto de “Il Musazzi”, al secolo Stefano, disponibili su Tik Tok. Il celebre blastatore di vip e influencer propone le prime parole da apprendere. Che sono, neanche a dirlo, grassetto, amore…e amore in #grassetto sottolineato.
E veniamo alle polemiche…
Non hanno quasi fatto a tempo a spegnersi le luci di Propaganda Live, e a propagarsi nell’etere l’hashtag #corsivo, che la polemica ha preso quota.
Argomenti e toni principali, la disfatta della lingua italiana. Genitori giustamente o ingiustamente apprensivi. Linguisti della prima o dell’ultima ora.
E qui, come direbbe non mi ricordo più chi, mi cala un po’ la palpebra. Ho praticato l’alfabeto farfallino, in tenera età, ma la cosa non mi ha mandato in pappa il cervello. E non mi ha tolgo il gusto della lingua scritta e parlata e del piacere del congiuntivo.
È però la solita vecchia storia. Quando il fenomeno di costume, o il #NFDM, viene diffuso tramite il mezzo “orizzontale” delle programmazioni mainstream …come direbbe il poeta, è subito sera. E se poi si tratta di qualcosa che riguarda i gggiovani…peggio mi sento.
…agli spunti provenienti dalla rete…
Quindi ho spulciato in giro nell’etere.
E non ho voluto darla vinta a soliti bacchettoni e a nuovi hashtag senza senso dietro ai quali mettersi in fila. E ho trovato un video che ho trovato delizioso. Il cui titolo spero abbia il giusto effetto dirompente.
Meglio parlare in corsivo che parlare a vanvera!
…e a un dissing in #corsivo di cui potevamo farne a meno
L’antefatto ormai lo conoscete. Chaimaa Cherbal è stata una dei primi tiktoker a cimentarsi nel #corsivo, tanto da essersi guadagnata l’appellativo di Queen. Elisa Esposito, detta la Prof, ha creato le ormai famose lezioni accattivanti e duettabili da casa, con tanto di programma didattico e votazione all’impronta. Ed è stata consacrata dall’approdo in TV in prima serata.
Ma esiste tutto un sottobosco di “colleghi” di Elisa, dai più professionali e attrezzati ai più ruspanti e irriverenti, che si dilettano in #corsivo tra nonni e nipoti. E i primi a ribellarsi sono proprio loro, Queen Chaimaa compresa.
Il primo da citare è Christian Paparini che commenta “El descurso” corsivato con la frase iconica “Ma tuuuuttoooo beeeneee”. Ovviamente in corsivo stretto stretto.
Segue a ruoootaaaa Chaimaa, che si esprime con un più elaborato “Amiioo, io come te….”.
L’Instagram story della discordia
Ed è qui che il nuovo fenomeno nazionalpopolare sferra la sua risposta, in una story che vi riporto integralmente, (ovviamente in corsivo…tipografico). Destinata a far vibrare più di una vocale…in #corsivo, #grassetto e #sottolineato.
“Tiktoker che non fanno altro che commentare la mia comparsa in TV perché molto probabilmente non riusciranno mai ad arrivare fino a lì (con faccina che piange dalle risate). Amioe sei la Queen dell’invidia altro che del Cörsivœ”.
La risposta di Chaimaa non si è fatta attendere, ma anche quella di altri utenti del web, che hanno ricoperto di commenti offensivi e spesso assolutamente gratuiti il nuovo fenomeno televisivo.
La piega cringe che ha preso la questione
Su una cosa sono in parte d’accordo con la Queen, anzi su due.
La prima è che la televisione nazionalpopolare abbia la discutibile e consolidata tendenza ad appropriarsi dei fenomeni di tendenza, prima, e virali, oggi, per sfruttarne l’audience e la grancassa mediatica. Salvo poi trattarli non come un #NFDM, ma come fenomeno da baraccone. In sintesi, puzza sotto il naso e banalizzazione da incompetenza pura.
La seconda è che quello che ne è derivato sul web è una storia veramente cringe: imbarazzante al punto dal concludere con un corsivato “lasciam peeerdereee”.
Per il resto, ecco per voi il video che riassume i tratti del dissing che dovrebbe comunque oramai dirsi concluso.
Una considerazione “finale” sulla questione #corsivo
Il #corsivo, per i più, è associato alla a volte urticante parlata da fighetto/fighetta milanese. Ed in tal senso ne assume facilmente il senso di una sorta di irriverente parodia.
Credo si possa scommettere, quindi, che non rappresenterà nessuna tragica fine per una lingua italiana già sull’orlo di una crisi di nervi.
Confido altrettanto che non avrà effetti nefasti e duraturi sull’intelletto dei nostri giovani virgulti. Minori speranze, invece, le nutrirei per i suoi bacchettoni critici usciti fuori dalla solita tana in quest’ultimo scorcio di un giugno incandescente.
Il #corsivo negli altri dialetti
Vorrei però permettermi di ricordare, a sostenitori e detrattori dell’ultima ora, che episodi, neanche tanto sporadici, di #corsivo sono facilmente riconoscibili in altri dialetti nostrani.
E quindi vi invito a rintracciarne i tratti essenziali, gli ormai famosi dittonghi tirati oltre l’umana sopportazione, in altre parti dello stivale.
I genovesi, ad esempio, si distinguono per le loro vocali aperte in mezzo alle parole, che hanno fatto la fortuna di tanti comici e spettatori. Forse mangiandosi le mani per non avere rivendicato in anticipo la sua paternità.
E anche dalle parti di Torino, si riconoscono quei suoni un po’ strani e che catturano attenzioni e hashtag che abbiamo imparato a chiamare #corsivo.
Un #corsivo d’annata
Ma per me, e spero anche per voi, il #corsivo più ante litteram e dissacrante che ci sia stato rimarrà il “Miiiii….baastaaaaa“. Di un Aldo Baglio in gran spolvero in “Così è la vita”, uscito nelle sale nel 1998.
L’anno esatto dell’autotune di Cher.
a cura di
Silvia Morghen Di Domenico