Arte Fiera 2022: pro e contro
Nel periodo tra il 13 e il 15 maggio é andato in scena a Bologna il più grande evento espositivo dell’arte contemporanea in città: Arte Fiera. La manifestazione torna dopo il lungo periodo di pandemia, il quale ha causato ritardi, rinvii e accavallamenti tra i vari eventi. A causa di queste problematiche l’esposizione é stata organizzata in un periodo insolito, rispetto al consueto, ed é probabilmente per questi motivi che l’organizzazione ha mostrato qualche falla.
Bologna Fiere, infatti, sicuramente non si aspettava, in concomitanza ad altri eventi di ben più grande rilevanza, anche la presenza di Arte Fiera. Aspetto, questo, che probabilmente ha influito anche sul numero di visitatori, i quali hanno presenziato all’evento in un numero notevolmente ridotto rispetto alle precedenti edizioni.
L’ allestimento
Organizzata su un unico piano, nei padiglioni 15/18, la fiera risultava confusionaria agli occhi dello spettatore che fin dai primi momenti, in cui varcava la soglia di ingresso, avvertiva una sensazione di spaesamento, in quanto si trovava dinanzi ad uno spiazzo con due accessi distinti, e mal segnalati, che conducevano a due diverse esposizioni.
Una volta raggiunto il padiglione ci si trovava davanti a diversi stand, rappresentanti le differenti gallerie, i quali ospitavano opere di svariati artisti. Nonostante un’illuminazione degna di nota e un ottimo posizionamento delle opere, che ne garantiva una perfetta osservazione, l’esagerata quantità di queste ultime non permetteva né un’ accurata osservazione, né una reale fruizione.
Erano inoltre assenti i cartellini: i nomi di numerosi artisti erano indicati accanto alle opere tramite una scritta eseguita a matita sui pannelli divisori, spesso senza citare titolo o anno di realizzazione dei lavori.
I pro
Tra i punti forti dell’esposizione vi sono indubbiamente le performance realizzate dai vari artisti. Questi ultimi invitavano il pubblico a interagire con essi o con le loro opere. In particolare nel caso della performance Ai piedi del pane, gli ideatori dell’installazione hanno ripreso il tutto per realizzare un cortometraggio, come sintesi finale del progetto.
Di forte impatto, tra le opere in mostra, gli scatti di Cristina Nuñez. Una serie di autoritratti, simbolo di una ricerca e di una comunicazione con le proprie emozioni. Dopo un percorso di 8 anni in rapporto con se stessa, la Nuñez ha allargato il suo orizzonte di ricerca anche ad amici e conoscenti e, in seguito, a diversi modelli, che si son offerti volontari durante i suoi workshop.
Tra le opere spiccava anche Cell-Inside of Myself di Kenji Sugiyama. Un’opera sviluppata in altezza che, grazie ad un gioco di specchi, pare invece svilupparsi in profondità. L’idea che ci trasmette é quella di un microcosmo in cui i libri occupano buona parte della scena. Ognuno di essi è stato realizzato e posizionato dall’artista e rappresenta un riferimento alla propria vita. Alcuni volumi lasciati volutamente aperti, arrecano la firma dell’autore, posta in vista come rivendicazione dell’opera. Tra gli artisti degni di nota, le cui opere erano presenti in fiera vanno poi ricordati: Pistoletto, Burri, Rotella, e Fontana.
In conclusione possiamo affermare che Arte Fiera, nonostante la sua risonanza mediatica, agli occhi del visitatore non appare come un’esposizione per amateur o addetti ai lavori, quanto piuttosto come l’habitat naturale in cui si muove la figura dell’art dealer.
a cura di
Marta Canu