“Oochya”: sono tornati gli Stereophonics
Nel festeggiare i 25 anni della loro carriera, la storica band gallese Stereophonics torna con l’album “Oochya” per riportare in pista il proprio essere con nuovi pezzi bomba e ripescando qualche loro brano mai pubblicato
Se penso agli Stereophonics, la mia mente non può che tornare al mio primo loro concerto, a febbraio 2020 a Milano, prima che iniziasse tutto il periodo inception pandemico. In effetti, l’emozione che ricordo è ancora più speciale poiché non sapevo sarebbe stato l’ultimo live prima di un anno di lockdwon. Di fatto il ricordare quel momento mi ha dato emozioni da infarto e anche ricordi degli anni adolescenziali che mi riportano ai loro primi album.
Una delle prime sensazioni che mi balza in mente nell’ascoltare gli Streophonics è proprio un’associazione con un telefilm anni duemila molto noto a tutti/e. Avete capito quale?
Chi sono gli Stereophonics? Chiunque tu vuoi che loro siano…
Ebbene sì girls and boys, il sound degli Stereophonics ricorda l’aria del telefilm “The O.C.” (Orange county) una serie tv super californiana con i quattro protagonisti Ryan, Marissa, Seth e Summer e le loro avventure nel magnifico panorama USA fra villette, piscine, fuoristrada, surf e skate… e tante bischerate giovanili che di sicuro hanno segnato anche la vostra esistenza e personalità.
Allo stesso modo percepisco gli Stereophonics: una tappa segnante di una mia fase della vita.
“In California, Was bittersweet, And in the morning, You’re next to me”
Made a Mess of Me
La band e lo stile
Britpop e Stereophonics: dio li fa e li accompagna. Nati nel Galles (Asterixiana e Obelixiana), si incontrano nei meravigliosi anni Novanta (per la precisione, nel 1992) e vengono considerati tra i massimi esponenti del genere.
Alla chitarra solista e voce troviamo Kelly Jones, mentre al basso il fidato Richard Jones che è anche seconda voce. Ai due fedeli prodi sopra, si aggiungono Adam Zindani alla chitarra Jamie Morrison alla batteria, dove incontrano nei vari tour around the world della band il tastierista Tony Kirkham.
Come è questo nuovo album? Mi piacerebbe descriverlo attraverso una metafora. Il dodicesimo album non si può definire un tuffo nelle acque blu dell’oceano hawaiano dopo anni di astinenza. Piuttosto, un tuffo in una piscina di un hotel a 5 stelle, presso il quale organizzi un bel party. In entrambi i casi, una “figata” anche se l’hotel è un classico che non ti dà il brivido di essere trasportato da una corrente oceanica incontrollabile, ma pur sempre un evergreen per chi li ascolta.
Di fatto, l’intenzione del leader Kelly Jones era quella di pubblicare una nuova raccolta, a quattordici anni dalla precedente “Decade In The Sun”. Così facendo, andando alla ricerca dei brani “accantonati” adatti allo scopo, si è reso conto che tante di queste canzoni nel dimenticatoio avevano del potenziale. Ed eccoci con “Oochya”!
Ci sono diversi mood in questo album, molti dei quali riprendono molto il loro stile, marchio di fabbrica delgli Stereophonics. “Hanging on your Hinges” apre le danze sulle note rock, regalandoci un sound inconfondibile che farà di questo brano quasi certamente una presenza fissa in tutte le playlist per l’apertura di concerti o di pub stile UK o Irish in giro per il mondo.
Lo ascolti e, dai… Non hai voglia di muovere spalle, testa e piedi anche tu?
Un simil cugino è il brano uscito in anteprima già lo scorso novembre e molto in voga in radio, “Do ya feel my lovin”. Un pezzo anch’esso pieno di emozione e carica energetica, che di sicuro qualcuno di voi avrà già canticchiato in questi mesi in radio.
A questi brani più energici, si alternano canzoni cariche di emozione e col pedigree puro dei nostri Stereophonics. Sto parlando dei brani come “Fever” e “Every dog has is day”, che hanno una pienezza di emozioni e di ricordi, che fanno partire verso un viaggio pindarico all’interno dei nostri pensieri. Un sound che ricorda un po’ il loro must “Have a nice day”, per il quale non si possono non alzare e ondeggiare le mani al cielo cantando a squarciagola il ritornello a un loro live.
Un altro aspetto curioso nell’ascoltare i brani è la loro assonanza, o meglio, omaggio, ad alcuni artisti internazionali, come nel caso di “Running Round My Brain” che ricorda molto il sound (più ammorbidito) degli AC/DC, o la fantastica “When You See It”, ispirata allo stile ballad dei Pearl Jam che, sommato all’identità degli Stereophonics, ha creato due brani-omaggio icona dell’album.
Che dire? Non vi resta altro che mettere a tutto volume questo loro nuovo album e lasciarvi trasportare dai ricordi e dalle emozioni. Nel frattempo, attendiamo anche le prossime date in Italia del loro tour, che ad oggi sono solamente in UK.
Voto? Un bel 8,5 in linea con le aspettative. Gli Stereophonics rimangono sempre forti nella loro identità e sound Britpop. Penso che questo album entrerà nella top 5 album di questa band e ce ne ricorderemo in futuro!
a cura di
Francesca Bandieri
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