“Veleno” il lungo racconto della tragedia

“Veleno” il lungo racconto della tragedia
Condividi su

Siamo abituati a pensare che con i nostri figli ci sia un legame che niente e nessuno può distruggere… ed è proprio questo che fa paura di questa storia: mette in discussione la solidità dei rapporti familiari.

Racconta Pablo Trincia

Il caso dei “diavoli della bassa modenese”

Inizia così “Veleno” la docu-serie di Amazon Prime uscita quest’anno con regia di Hugo Berkeley e produzione di Ettore Paternò. “Veleno” racconta una vicenda iniziata nel 1997 in un paesino dell’Emilia-Romagna, a Mirandola.

La vicenda fu un’enorme caso mediatico: famiglie accusate di aver violentato e lasciato violentare da altre persone i propri figli (in totale 16), in una serie di giochi perversi che si svolgevano in vari luoghi. Sono stati definiti “i diavoli della bassa modenese”.

“Veleno” è tratto dal podcast uscito nel 2017 e dal libro omonimo, entrambi prodotti dal giornalista Pablo Trincia. È Pablo ad essere, infatti, la voce narrante di “Veleno” dato che il giornalista decise di aprire un’inchiesta sul caso dei “diavoli della bassa modenese” quando ne venne casualmente a conoscenza.

La serie

Il nome della serie “Veleno”, deriva dal fatto che, come il veleno, le voci sulla perversione e cattiveria di quelle famiglie si siano sparse per Mirandola intaccando, distruggendo, persone e luoghi fino ad allora tranquilli.

Sembra di guardare un lungo, lunghissimo, telegiornale dove si scava sulla vicenda, oppure un documentario su Focus. Il punto è che su Focus sarebbe durato meno.

Ad una mente indagatoria e ancora ignara della vicenda, la serie può inizialmente istigare curiosità ed esigenza di verità. Però, già dai primi episodi si capisce che i genitori sono innocenti. Quindi già parte del “mistero” è risolto. Allora ci si chiede se sia stata la poca capacità della produzione o sia stato voluto.

I primi episodi sembrano cercare in maniera disperata la compassione di chi guarda mostrando oltre misura lo strazio dei genitori. Viene poi un susseguirsi continuo di pareri degli esperti, dei protagonisti della vicenda e di testimonianze.

Una sequenza che ad un certo punto delle cinque puntate inizia a diventare un insieme di voci, volti e luoghi che non finiscono più. Gli ultimi episodi sono, invece, un pochino più interessanti.

Molto , ma molto lentamente, gli ultimi episodi di “Veleno” rivelano, grazie alle indagini di Pablo e della sua assistente Alessia cos’era realmente accaduto: i ricordi delle violenze che i bambini denunciarono erano stati indotti dagli psicologi.

L’errore fu di una giovane e ancora inesperta psicologa che interpretò il disagio familiare di un bambino, il “bambino zero”, in una situazione ben più grave di quella che era.

Gli ultimi episodi di “Veleno” mostrano quindi, insieme al resto, le scelte etiche che i due giornalisti hanno dovuto compiere, nello specifico in relazione ai dubbi che derivano dall’apprendere cosa sia realmente successo.

Come ogni storia che si rispetti c’è sempre il cattivo di turno. In “Veleno” sembra che il cattivo siano proprio i bambini-vittime. Le voci dei due giornalisti vengono, infatti, contrapposte a quelle di 7 dei 16 bambini, ormai adulti.

Viene fatto vedere come alcuni di loro insistano sul trauma che hanno subito, sulla verità dei loro ricordi, andando contro alle voci giornalistiche.

Conclusioni

Il caso è interessante, tristemente affascinante e orribile. Ognuno ha e/o può farsi la propria opinione a riguardo.

Però una serie tv di cinque puntate ha reso la vicenda prolissa e ridondante. Certi avvenimenti, dopo averli ricordati, riflettuti e indagati diventano pesanti.

a cura di
Sara Sattin

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Run, il desiderio di crescere liberi e senza confini
LEGGI ANCHE – Trasparenza ed efficacia: i risultati di Scena Unita
Condividi su

Sara Sattin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *