Vecchi diari e nuovi percorsi: Albert Eno e l’esordio “Dark’n’Stormy”
Forte di una lunga esperienza con i Kismet, forgiato in gioventù dal Grunge, è riuscito negli anni a costruirsi una solida carriera di collaborazioni sui palchi italiani e non. Albert Eno ha appena pubblicato il suo esordio da solista, Dark’n’Stormy. Ci siamo fatti raccontare come è nata questa sua nuova carriera, e cosa vuole raccontarci con queste sue sette tracce.
Dark’n’Stormy segna un tuo passo (avanti, o magari di lato) al di fuori dalla tua band, i Kismet. Quale è stata la spinta principale che ti ha portato alla realizzazione di musica da solista? Quali sono gli aspetti migliori e quelli peggiori di mettere soltanto il tuo nome e la tua faccia su un album?
Guarda, negli ultimi anni una voce dentro di me ha iniziato a farsi sentire sempre più forte e ha tirato fuori in me questa esigenza di seguire una via solista.
Sicuramente la spinta principale è stata l’occasione di mettersi realmente alla prova in un contesto del genere e devo ammettere che debutto migliore non potevo desiderare perché mi venne proposto di supportare Noah Gundersen nella sua data italiana.
Ecco, dopo quella sera del 10 Marzo 2018 credo che sia iniziato dentro di me quel processo che ha plasmato ciò che sono ora.
È uscito il video per il tuo singolo Broken Pocket Watch, che trovo particolarmente rappresentativo del sound del tuo nuovo album Dark’n’Stormy. Un video parecchio immaginifico per una canzone che dal titolo stesso sembra far pensare ad un tempo che si è fermato, in qualche momento o da qualche parte. Cosa vuoi raccontarci con questo pezzo e video?
Il brano è l’unico che è stato scritto durante il primo lockdown vissuto lo scorso anno. Ho dovuto interrompere le riprese in studio del mio disco, ma non mi sono fermato a scrivere nel mio studio e registrare qualche demo e pre produrre qualche parte.
Il brano nasce da alcune righe ritrovate in un mio vecchio diario: “Quanto deve essere lontano un episodio perché lo si possa ricordare? Quanto dev’essere lontano, perché la nostalgia del ricordo non possa più afferrarlo?”
Queste righe insieme al periodo che stavo vivendo, distante da ciò che amo, un orologio da polso che indossavo in passato e che è diventato il simbolo del brano, hanno fatto nascere questa canzone.
Il video poi girato da Max Menghini ha dato una chiave di lettura secondo me molto poetica cercando di bilanciare un elemento dark e un elemento stormy all’interno del brano seguendo l’indirizzo del concetto portante di questo lavoro.
“Dark’n’Stormy” sembra vivere di un particolare compromesso tra un’emozionalità evidente nei testi, e un’eleganza molto ricercata nelle costruzioni e negli arrangiamenti. Quanto è impulsivo il tuo approccio alla tua composizione? Come nasce, si evolve e viene arrangiata una canzone di Albert Eno?
Le canzoni possono nascere da un evento personale, così come da un’immagine, una sensazione… Di solito affianco a questo evento un suono o una scheletrica progressione di accordi, oppure a volte anche il suono di qualche parola e poi da lì praticamente il tutto pian piano inizia a prendere forma. Spesso mi sembra di avere la sensazione che le canzoni esistano già da qualche parte dentro di me e il mio compito è semplicemente quello di tirarle fuori.
Sul primo singolo tratto da “Dark’n’Stormy”, A Kind of Cure, lasci versi che sembrano infusi di ottimismo e speranza universale. Quali sono le tematiche principali della tua musica? Vedi lo scrivere più come un modo di raccontarti, o un modo di lasciare degli specifici messaggi? Più per te o più per gli altri?
Devo dire che “A Kind of Cure” è un brano strettamente personale ma il concetto penso sia universale. Il bisogno di scrivere, canzoni e testi, come un modo di imparare a conoscere se stessi cercando di capire quale strada vogliamo seguire è una delle tante soluzioni che noi possiamo prendere per cucirci addosso una forma di terapia per i nostri momenti grigi. La musica è il mio tipo di medicina, cura e penso che lo sia per molti là fuori.
Ci sono tributi ed ispirazioni palesi se si spulcia la tua produzione: “Come As You Are” in questo album e “Hunger Strike” sui tuoi canali YouTube lasciano pensare che il grunge abbia decisamente lasciato i suoi segni. Quali altri correnti e stili, magari di oggi, influenzano la tua musica?
Il grunge e in particolare le 4 grandi band di Seattle mi hanno “cresciuto” musicalmente. Chris Cornell e Layne Staley sono i miei 2 più grandi riferimenti vocali. Sicuramente la carriera solista di Cornell ha influenzato molto il mio approccio al mio modo di bilanciare la chitarra acustica e voce nei live: ho ancora alla memoria il concerto di Chris a Trieste… Qualcosa di magico.
Poi devo dire che negli ultimi anni ascolto veramente diversi stili musicali, amo la contaminazione e molto spesso adotto soluzioni nelle mie produzioni che sento e ascolto in generi musicali completamente diversi dal mio, anche se devo ammettere che nelle mie produzioni non sento l’esigenza di dover utilizzare o forzare gli arrangiamenti secondo una certa tendenza o stile. Al centro rimangono le canzoni e le emozioni racchiuse e gli arrangiamenti devono essere funzionali a questo.
Il mio approccio è quello di trovare la soluzione migliore per il concetto e le emozioni che voglio comunicare e sicuramente se hai una visione ampia delle cose puoi trovare molti più elementi e voci all’interno del tuo repertorio e quindi essere anche molto più versatile, però molto spesso mi accorgo che la semplicità ti permette di andare dritto a fuoco e a segno su quello che vuoi comunicare.
Negli anni ti sei costruito un portfolio di condivisioni di palchi di tutto rispetto. Quali sono i tuoi progetti per portare in giro la musica di Dark’n’Stormy?
Ammetto che ho avuto la fortuna di confrontarmi e misurarmi in contesti molto importanti, conoscendo e condividendo palchi con artisti di grosso spessore. L’esperienza in Belgio con Charlie Winston è stata sicuramente il fiore all’occhiello della mia esperienza solista. Conto di poterla ripetere e perché no, migliorarla!
Se devo essere sincero spero presto di poter nel tempo guadagnare più credito anche qui nel mio Paese e riuscire a fare molte più date in giro per l’Italia, ma non mi faccio problemi; mi dico sempre che non conta il luogo ma conta poterlo fare. Quindi che sia vicino a casa o distante chilometri io spero di poter ritornare a suonare presto!
a cura di
Riccardo Coppola