E vissero feriti e contenti: il percorso completo di Ghemon
È uscito il 19 marzo il settimo disco di Ghemon E vissero feriti e contenti prodotto per Artist First/Carosello Records. A solo un anno dal precedente Scritto nelle stelle, Giovanni Luca Picariello in arte Ghemon ci delizia con un nuovo lavoro che porta qualità e sostanza ad un percorso artistico in piena evoluzione.
Malgrado il necessario ricorso ai mezzi virtuali e un momento non proprio propizio per la musica, questo disco ha visto la luce. Il nuovo album nasce da una necessità di comunicazione in cui Ghemon è impegnato in ogni aspetto, dalla produzione alla composizione. A dare manforte un team di musicisti e produttori che lo hanno accompagnato nella realizzazione.
Cadute e inciampi
Il titolo testimonia un percorso di vita fatto di cadute e inciampi, ma anche di una consapevolezza nuova. Lo stupendo gatto ritratto in copertina, sulla spalla di Ghemon, è il simbolo della vita che sa graffiare ma regala anche momenti di dolcezza. Nel disco è presente anche il brano Momento perfetto in gara al 71° Festival di Sanremo nella sezione Campioni.
Questo lavoro si dimostra fresco ed energico e la produzione prova ad avventurarsi in altri generi senza strafare. C’è spazio per il funky con tanto di sezione fiati di Non posso salvarti come per il reggae di Difficile, l’afro-beat de La tigre. Chi lo preferisce per le soluzioni legate all’hip hop lo ritroverà in Puoi fidarti di me o lo stile boom bap di Trompe L’Oeil.
Facendo un salto indietro, da quell’esordio promettente di La rivincita dei buoni del 2007 Ghemon è rimasto sempre fedele al suo personaggio, ma via via ha arricchito il sound fino a Orchidee del 2014 dove si avventura nel canto con consapevolezza e maturità.
Equilibrio perfetto
Con un percorso simile a Neffa (campano anche lui), si è sganciato negli anni da un’identità hip hop nello stile e nelle intenzioni per dare vita a una personalità sempre più definita. La base è stata sempre quella legata al neo soul ma si è creato un equilibrio perfetto fra attitudine rap e canto, arrangiamenti più ricercati e sana leggerezza pop.
Viene quindi da proclamare E vissero feriti e contenti come un disco quasi definitivo dove l’artista si avventura nei generi e li fa propri secondo la sua definita personalità artistica. Non solo, questo disco è una maturazione del genere hip hop italiano nei contenuti perché continua una tradizione ma non ha paura di esporsi, di osare e di questo bisogna essere solo grati a lui.
a cura di
Beppe Ardito