Weet: “Sapere usare le parole vuol dire arrivare alle persone”
Stefano Capece aka WEET, classe ’91, si trasferisce a Londra sei anni fa. Si forma sul palco con una visione prettamente street, tra un contest di freestyle e l’altro, maturando in seguito un nuovo modo di fare musica grazie al trasferimento in terra britannica.
Prima chef, ora operatore sanitario e da sempre musicista, nel 2016 diventa Weet e pubblica il mixtape Bipolare con Street Label Records di Daniel Mendoza. Rimessosi nuovamente a suonare, Stefano, grazie all’incontro con Mirko Petrini, lavora a un primo blocco di brani a partire dalla primavera del 2019: sono i primi pezzi che comporranno Piovono Gatti e Cani, che conta due video autoprodotti su Youtube (Liberamente e Guccini e Gattini), e racchiude un anno di musica di Weet.
Nel 2020 l’approdo in Luppolo Dischi con il nuovo singolo Mattina Presto disponibile dal 17 Aprile su tutte le piattaforme digitali distribuito da Artist First . Abbiamo scambiato quattro chiacchiere…
In tutti i tuoi lavori c’è una notevole padronanza della lingua e un ampio vocabolario. Tutto questo alternato a messaggi diretti ed essenziali, come la modernità della musica impone. Cosa significa sapere usare le parole?
Vivendo a Londra e parlando inglese tutto il giorno, tutti i giorni, scrivere musica in italiano è un esercizio notevole che mi piace fare. Parlare giornalmente un’altra lingua ti fa scordare parole base ed essenziali. Il giorno libero diventa il giorno off, i verbi lentamente diventano italianizzazione di quelli inglesi e “Prenotare” diventa “bookkare” e via dicendo. Nonostante cio, per quanto ami la lingua italiana, non sono necessariamente un grosso sostentitore di parole ricercate nella musica. Sapere usare le parole secondo me significa sempicemente arrivare alle persone. Paradossalmente, se il prodotto di Young Signorino con “uhmm haahaha ah” avesse fatto emozionare le persone, sarebbe stato molto piu bravo di un artista qualsiasi che usa un linguaggio ricercatissimo
All’interno delle produzioni uscite, ci sono degli elementi hip hop, cantautorato nonsense, pop moderno e stornelli. Come definiresti il tuo stile musicale ? Credi sia davvero importante rientrare in un determinato filone ? Per esempio considerarsi Indie solo perchè questo termine va cosi di moda al giorno d’oggi ?
Il mondo hip hop è quello dal quale vengo, il cantautorato (da Guccini e De Gregori a Cat Stevens) è quello che ho sempre ascoltato. Il nonsense è la fuga da una realta sempre cupa, il pop modern è colpa di Franco 126 e I stornelli fanno parte di una romanita di cui vado fiero. Sinceramente ho difficolta ad etichettare il mio stile musicale ma a non tutto serve un’etichetta. Solo l’ultimo weekend sono usciti 100+ singoli. Penso sia fondamentale trovare un proprio stile ed una propria sonorita altrimenti facciamo tutti la stessa canzone.
Il canale Indie è quello a cui sicuramente piu mi avvicino perche ormai e diventato un calderone d tutto. Indie vuol dire tutto e non vuol dire niente ormai. Non mi considero un artista Indie ma sono tanto,tanto contento di essermi levato (con fatica) l;etichetta rapper.
Abbiamo notato una forte componente autocritica nei tuoi testi. Quanto tempo pensi ci voglia per risolvere tutti gli spigoli e le “bipolari” manie del proprio carattere?
Ho un’autostima rasente allo zero. Fossi stato meno autocritico magari avrei Saputo vendermi o fare quello che fanno (e devono fare) tutti gli artisti. La musica, come sappiamo bene, ha un ruolo secondario. In primis c’è sempre una cura spasmodica dell’immagine e del ruolo da “influencer”, “youtuber”.
Cosa che non condanno ma a cui non riesco comunque a far parte. A me piacerebbe saper attenuare queste manie come le chiami te. Mi piacerebbe sapermi LASCIARE ANDARE. Ci provo giornalmente a lasciarmi andare ma le paure e tutte le ansie lavorano sempre piu veloci delle volonta. Chi ce lo insegna a rallentare?
Sei romano e vivi a Londra da anni. Hai mai pensato di utilizzare la lingua inglese per la tua musica? Hai fatto dei tentativi ? Se si come sono andati ? Un eventuale esperienza nel mercato musicale britannico pensi sia più agevole di quello italiano?
Ho amici che sono eccellenti musicisti ed il mercato qui e peggio che in Italia. Competizione assoluta da Last man Standing. Come noi artisti “Indie” che rilasciamo 1000 singoli al mese e combattiamo come cani per un osso una percentuale bassa di persone che vuole ascoltare canzoni nuove.
Comunque no, non ho mai pensato di utilizzare la lingua inglese perche sarebbe un esperimento pessimo! Vivo qui da quasi sette anni ormai, parlo benissimo ma l’accento non è mai cambiato. Suonerebbe…male
Sappiamo che lavori nell’ambito della salute nel Regno Unito. Raccontaci com’è la situazione da voi. Come hanno reagito i Londinesi al lockdown?
Al parco Muoiono mille persone al giorno e queste (scrivi offese varie) stanno al parco a bere birra e giocare a Cricket con I figli. Ma poi, rischiare la vita per giocare a cricket!? Quanto suona sbagliato!? n ospedale invece ci hanno fatto lavorare inizialmente senza mascherina. Poi con la mascheringa chirurgica e solo per alcune procedure la FFP3.
Non abbiamo camici o chissa cosa ma guanti e grembiule. È stata presa molto sottogamba per via dell’immunita di gregge che volevano raggiungere. Poi, evidentemente, hanno capito che non avrebbero potuto reggere la pressione ed hanno cambiato in corso la strategia.I morti qui sono una responsabilita del governo e del goberno soltanto. Perche se prendi il caso napoletano e di come hanno contrastato il Covid li, qui poteva essere fatto molto meglio. Avevamo tre settimane di vantaggio ed I 16000 morti registrati sono solo colpa loro.
a cura di
Giulia Perna