Ho chiamato Francesco Lettieri e Liberato, ma non mi hanno risposto
– ‘o film ‘e Fratm Francesco Lettieri – È così che Liberato lancia su Youtube la colonna sonora del film Ultras. Film che vede alla regia, per la prima volta sul grande schermo e Netflix, Francesco Lettieri. Ultras è il primo lungometraggio per il regista, che invece non è nuovo nel campo musicale. Il regista napoletano, classe 1985, ha girato numerosi video per quello che fino a due anni fa veniva descritto come “Panorama indipendente”.
Nel 2015 la musica indie cavalcava le prime vette radiofoniche, e i primi concerti nel main stage. Lettieri diveniva pian piano – ‘o core, l’uocchie e ‘a rabbia – di giovani talenti italiani. Artisti ad oggi per nulla sconosciuti, come: Calcutta, The Gionalisti, Emis Killa, Liberato, etc etc… Ultras è un film sulla fede per il calcio, non è un film che racconta il calcio.
Il regista punta a raccontare con i suoi occhi tutto ciò che avviene dentro quel microcosmo che vive “per il mondo del pallone”. Lo fa indossando la maglia dei tifosi, non dei giocatori. I protagonisti si muovono veloci tra le note di Liberato (che ha firmato la colonna sonora ufficiale del film). I sottotitoli, invece, accarezzano e accompagnano l’accento partenopeo per tutta la durata del film.
Lettieri si cimenta nel descrivere una tra le tifoserie più famose della storia del calcio: la curva del San Paolo (Napoli). Si fa portavoce di un gruppo di guerrieri, che si identificano nel nome di Apache (Nome di fantasia). Per i meno avvezzi, a questo mondo, chiameremo questo gruppo semplicemente “Ultras“.
Il film si fonde e si confonde, abilmente, nel loro stile di vita
Frammenta in piccoli pezzi tutte le sfaccettature umane di questi “moderni guerrieri” assoldati alla causa di uno sport nazionale. Sport che poggia la propria bandiera nel settimo giorno di quella che per molti è una semplice settimana.
Ma che per gli ultrà diventa un conto alla rovescia verso l’ ossigeno. Romanzare la violenza non è uno sport per tutti: La sottile linea tra criminalità e finzione è un equilibrio precario, da trattare con le pinze in questo periodo storico.
Lettieri fa di tutto per inserire all’interno della sua scacchiera dei cavalli pronti a difendere l’amore, un’amore che nel suo film cerca di essere regina, ma che fatica a resistere da solo. Alla fine l’irruenza del film ti travolge, le musiche di Liberato fanno vibrare fino all’ultima vertebra della nostra schiena, la fotografia dei tramonti di Napoli fa percepire l’odore del mare. Ma in un mare d’amore, si sa, a volte si nuota ed altre si annega.
Nel film Napoli ti avvolge e gli ultrà sono sicuramente una storia da raccontare, da guardare, ma non da esaltare. La rabbia si fonde con l’arte e da respiro ad uno sport giocato da milionari, sul campo, e dal popolo sugli spalti. Lettieri è un chirurgo dello Slow-motion ed un collezionista dei piccoli particolari.
L’affascinante fusione “Lettieri/Liberato” funziona alla perfezione.E se questa non dovesse convincervi del tutto dal punto di vista della scrittura, lo fa sicuramente dal punto di vista della bellezza. Innegabile è la percezione di quanta arte, al di la dell’aspetto anacronistico, viva sui gradoni dello Stadio San Paolo.
Tra fumogeni, striscioni, e bombe carta, ogni Domenica lo stadio del capoluogo campano diventa un colorato insieme di storie da raccontare. Di leggende da far west e vita vissuta. Il San Paolo è l’unico museo, al mondo, dove sono gli artisti stessi a pagare il proprio biglietto per la gloria.
Napoli è un’opera d’arte spesso velata da una rabbia che sembra nebbia. Ma ha un fascino unico al mondo, ed un sole che strappa sorrisi anche a chi non ha più i denti per farlo.
a cura di
Alessandro Di Domizio
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