Il Solito Dandy tra Fabrizio e il nuovo tour

Il Solito Dandy tra Fabrizio e il nuovo tour
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Il 3 gennaio è iniziato da Roma il Sesinepà Tour de Il Solito Dandy, che lo vedrà viaggiare attraverso l’Italia per promuovere il suo nuovo album Sesinepà; l’abbiamo incontrato a Milano e tra un drink e quattro parole tra amici abbiamo conosciuto più intimamente Fabrizio

X Factor è stata solo la rampa di lancio per Il Solito Dandy che come un’aragosta ha spiccato il volo e sta girando l’Italia col suo nuovo tour, l’abbiamo raggiunto per una chiacchierata tra aneddoti e pensieri profondi.

Chi è Fabrizio?

Questa penso sia la domanda più difficile del mondo… sappiamo davvero chi siamo? Non credo, arriveremo alla fine del nostro percorso che diremo chi sono stato; quello che posso dire oggi è che sono una persona che sogna e che ha voglia di ridere, mettiamola così un sognatore un qualcuno che in qualche maniera si lascia trasportare da tutto quello che ha dentro.

Invece chi è l’aragosta?

L’aragosta nasce da Turismo sentimentale, il mio secondo disco, avevamo rappresentato vari aspetti dei temi trattati dall’album con vari personaggi come l’angelo dorato per l’aspetto sacrale, il clown l’ironia e la donna aragosta per il sentimentalismo e l’amore.

Oggi mi trascino dietro l’aragosta sia perché sono un sentimentale, sia perché nel mio percorso, per caso, sono successe una serie di cose; nel mio percorso ad X Factor arriva il momento della copertina e non volevo qualcosa di basic, mi ero portato dietro come portafortuna quest’aragosta di gomma e ad un certo punto mi sono detto “giochiamo, vediamo cosa succede”. Così nasce questa copertina, risollevando tutto il mondo delle aragoste, ma al tempo quello spirito da sentimentale che ho sempre avuto, un non abbandonare qualcosa.

Col nuovo disco Sesinepà, un album basato sugli imprevisti è curioso vedere che la copertina abbia questa aragosta che mi passa davanti, come se fosse un imprevisto, l’amore, che tutti possono avere; non è la vita stessa un imprevisto? La vita è una costante di casualità che se si riesce a cavalcare come un’onda godendosi la realtà oltre ai pensieri.

Come sei arrivato alla scrittura di Sesinepà?

Il disco è l’unione di pensieri, pezzi, registrazioni fatte in posti differenti che una volta finito me lo sono visto davanti ho detto: “ok è questo il disco”, sono canzoni che tenevo li da tanto tempo e che potevano spiegare quello che c’era dentro di me, è il racconto di quello che sto vivendo dentro, che ognuno in questo momento sta vivendo, un disco guidato dal caso senza un tema fisso, un divenire meraviglioso. L’importante è lasciarsi trascinare, non mi è mai piaciuta la ripetizione, mi piace scomodarmi anche solo per avere una crescita personale.

Pensi di sperimentare generi diversi oltre al cantautorato?

Prima di tutto cos’è il cantautorato? Io sono atipico come cantautore, normalmente il cantautore ha l’impegno, c’è molta serietà, io ho uno spirito tanto pop per essere inquadrato solo come cantautore, io ho un approccio sperimentale, io ascolto pochissimo cantautorato, io voglio provare sempre qualcosa di diverso per continuare con quella scomodità che ti dicevo.

Le tue esperienze lavorative precedenti ti hanno aiutato nella scrittura delle canzoni?

Le mie esperienze, le persone che ho incontrato sono state d’ispirazione per le mie canzoni e la mia musica, incontrando tante persone diverse impari i modi di dire, vedi scene diverse e di tutti i tipi, l’essere umano è incredibile, un po’ come in quei film di Fellini dove senza l’essere umano la pellicola non è niente, nelle mie canzoni mi piace lo spirito che le persone comuni fanno la musica, l’ascolto, il pop.

È giusto fare la musica per le persone che parlano come mangiano, ultimamente ho un grande dispiacere, tanta musica parla di ricchi e il povero non si sente più rappresentato, sono belle le canzoni che parlano a tutti, che arrivano a tutte le persone.

Tu cosa ne pensi del fatto che i concerti sono un gioco per ricchi, si potrà tornare ad eventi fruibili a tutti?

A mio parere devono cambiare tante cose, per ragioni sociali avevamo diverse fasce sociali, ora ci sono una fascia ricca ed una povera, non esiste più la casta di mezzo, si punta ormai tutto sulla fascia elitaria, non alimentando più quel mercato indipendente in quella fascia di prezzo fruibile ai più.

Tutto questo perché non ci sono più soldi, chi fa musica spesso pensa ai soldi, al diventare ricco e questo è brutto perché spesso si va a perdere il bello di fare musica, ci stiamo dimenticando il potere del sudore, del collettivo, la musica nasce come tribù e mancando la fascia media si perdono tante sfumature e tanti generi, stiamo rendendo elitario qualcosa che non dovrebbe esserlo.

Bisogna riuscire ad attivare altri canali per chi non vuole spendere i soldi o non ce li ha, la musica non può essere dettata da un algoritmo, dai numeri, questo è un modo di pensare deleterio per chi fa musica o contenuti perché sono malati dai numeri, oggi la salute mentale nell’ambito musicale non è più importante, a torto, la tutela del lavoratore nel posto di lavoro è importantissima, ma nell’industria musicale non succede più.

Ho modo di parlarne in un’intervista e difficilmente si riesce a parlarne vediamo una vincitrice di Sanremo, una grandissima cantante che deve allontanarsi dalla scena per curare sé stessa e non è l’unica questo vuol dire che il sistema non è sano e questa cosa deve cambiare.

È giusto quindi portare alla luce i problemi di salute mentale sensibilizzando le persone “normalizzando” il problema?

Io ci tengo davvero tanto alla salute mentale e secondo me sensibilizzarci su questo tema nel 2024 è fondamentale, sono dell’idea che il nostro sistema di vita basata sul lavoro e fatturare stia alienando le persone, sento sempre più gente al limite del burnout, che hanno bisogno di staccare, abbiamo ritmi insostenibile per un essere umano, è fondamentale nel 2024 che si parli del problema perché è anacronistico pensare di sentire persone che dicano che la depressione non esiste, questo sistema divistico per fortuna non sta esistendo più e quindi ci stiamo sensibilizzando che anche chi sta lassù può stare male, ma bisogna arrivare al punto che le persone vengano aiutate se hanno un problema e non lasciarle indietro, ci stiamo alienando dietro ad uno schermo non tendendo la mano verso chi ne ha bisogno e bisogna cambiare questo.

Che rapporto hai con i social?

Il mio rapporto con i social è… Divertente, cerco leggerezza, non superficialità, al punto che ho deciso che sui social voglio parlare solo di cose belle, quindi sdrammatizzo utilizzando i social per prendermi in giro e riderci sopra, l’autoironia mi aiuta a vivere meglio in questo mondo, d’altra parte i social ti aiutano a restare connesso con chi ci circonda, è bello sapere che dall’altra parte del mondo c’è qualcuno che ascolta la tua musica e gli è rimasto qualcosa o vedere i video di mamme e papà, fidanzati che reagiscono ai tuoi video o utilizzino le tue canzoni per uno scopo.

Cerco di rispondere a tutti, perché è costruttivo, la vita è un posto bellissimo.

Stai per iniziare un tour (iniziato il 3 gennaio ndr), cosa pensi che succederà?

Non ho aspettative su quello che succederà su questo tour, questo mi fa arrivare con la sorpresa davanti, sicuramente è un modo per sfogarmi dopo l’uscita del disco per vedere cosa succederà con le persone che verranno alle varie date. Voglio divertirmi con tutti i presenti sentendosi liberi e godendosi ogni attimo.

Dopo 3 album qual è tua canzone preferita?

C’è una canzone che suono sempre con piacere ed è Boh di Turismo Sentimentale perché quella canzone mi rappresenta e ha dentro tutto me stesso.

Se tu fossi un sedicenne in spiaggia davanti ad un falò, che canzone saresti?

Sarei Albachiara di Vasco, una canzone eterna, cosa devi suonare ad un falò? L’ho suonata giusto qualche giorno fa al condominio.

Qual è il tuo primo ricordo musicale, il primo album che ha segnato il tuo percorso?

Robbie Williams, l’album con all’interno Millenium e Strong, oggi ascolto ancora i suoi dischi e sono ancora d’ispirazione per me lui è eterno, ancora oggi per me è d’ispirazione in tutto quello che faccio a livello musicale.

Cosa pensi di fare da grande?

Non so come rispondere, 6 anni fa sono partito per Roma facendo tutta un’altra vita, ma volendo fare il musicista, non sapevo se avrei continuato, ora vedo un futuro senza limiti, mi pacerebbe fare Sanremo, è la culla della musica italiana.

Una cosa certa è che da bambino avevo un sogno e volevo diventare Nonno e ancora oggi vorrei diventare nonno, ho 31 anni non ho figli e non so se succederà, ma questo è il mio sogno perché mi ricordo di quando ero bambino e dicevo mio Nonno è un grande e son rimasto federe a quel bambino, una cosa semplice, ma al tempo stesso mi farebbe diventare realizzato.

Invece musicalmente parlando vorrei fare cinema, sono laureato nella settima arte e sono un’amante del grande schermo, ma non so e forse questo non sapere fa anche tanto, continuo a scrivere le mie canzoni e fare le mie cose, tutto quello che verrà sarà il mio futuro.

Le prossime date del tour
  • 10/01 – Cap10100, Torino
  • 17/01 – B Side, Terni
  • 18/01 – Capanno 17, Prato
  • 23/01 – Apollo, Milano
  • 24/01 – The Factory, Verona

A cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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