La Storia e Io: “Scandalo alla radio”
Adèle Bréau direttrice, giornalista e blogger per Terrafemina si è laureata in Lettere moderne specializzate presso l’Università Sorbona di Parigi. Ha lavorato e collabora con diverse testate, come Elle, per cui è stata Caporedattrice, Gala, Aufeminin e Marie Claire. Autrice bestseller in Francia con il suo ultimo romanzo ha vinto il Prix Maison de Presse lo. Scandalo alla radio, edito da Piemme nella sua versione italiana, racconta la vita straordinaria di sua nonna: Menie Grégoire.
Scandalo alla radio
Siamo nella Parigi degli anni sessanta. Menie ha cinquant’anni. È una madre di famiglia, e la sua vita – borghese e ricca di eventi – sembra completa. Un giorno viene però reclutata dalla radio RTL, che decide di proporle un nuovo programma con un ruolo cucito su misura per lei.
Dovrà far parlare le ascoltatrici: le donne francesi. Donne che in poco tempo si affidano alla loro “dame de coeur“. L’orario della trasmissione è perfetto e loro hanno sempre più bisogno di esprimersi e trovare conforto e consiglio.
Attraverso le loro lettere e le loro chiamate, queste vite si intrecciano sempre di più tra loro e a quella di Menie. Tra queste spiccano le voci di Mireille e sua sorella Suzanne, che si riscoprono in grado di decidere per la propria vita.
Contribuendo alla liberalizzazione della sessualità, Menie non sta favorendo questa mercificazione del corpo femminile alla quale assiste impotente? Il seno, la pelle, le gambe, i glutei delle donne fanno vedere qualsiasi cosa, allora perché non se ne è mai parlato? La stampa conservatrice si scatena. Si parla di radio senza mutande.
Anche la vita della giornalista vive però una rivoluzione. Il suo quotidiano viene infatti sconvolto sia nel privato- la sua famiglia inizia a soffrire questa sua nuova versione – sia nel pubblico. La società è infatti divisa tra le conseguenze positive e negative che i moti del ‘68 hanno provocato.
Cinquant’anni dopo Esther, una documentarista in crisi, va alla scoperta di Menie per un progetto editoriale. Grazie alla sua storia straordinaria e alle registrazioni delle puntate alla radio, riesce a riscoprirsi. Come professionista prima e come donna in seguito.
“Una donna che parla troppo non è sexy” aveva detto scherzando. Io volevo che mi desiderasse. Allora avevo smesso di parlare. In questo modo non avevo forse rinnegato gli sforzi di tutte le donne che in passato avevano lottato anche per me? […] Le donne avevano ottenuto la contraccezione, il diritto all’aborto, il diritto al lavoro. Avevano avuto quello che volevano, non è che potevano continuare a rompere le palle. Adesso dovevano chiudere il becco
Si tuffa inconsapevolmente in un’epoca così lontana e così vicina per riemergere più consapevole e cosciente della situazione attuale.
È finalmente l’ora delle donne?
Bréau ci regala una testimonianza, nonostante l’opera racconti la vita di sua nonna le vere protagoniste sono infatti Le Voci. In una dimensione che unisce pubblico e privato, estraneo ed intimo.
Sono tanti i temi che, attraverso le voci che passano alla radio, vengono toccati. L’amore, la maternità, i diritti, ma anche il piacere femminile e il bisogno di affermarsi.
La scrittrice va alla scoperta dei cambiamenti avvenuti in cinque decenni. Ci racconta una società che, contemporaneamente, avanza e regredisce. Un paradosso storico che rende dolorosamente più chiaro il bisogno delle donne di avere finalmente una risonanza.
Quello che più mi ha stupita è la capacità di Bréau di rendere così politico un libro con una cornice estremamente intima e, a tratti, romantica.
La radio diventa un mezzo per le donne, permette loro di avanzare nella società che si sta riscoprendo e le porta un gradino più in alto nella scala dei diritti. Perché la libertà di parola è meno a portata di mano di quanto possa sembrare, ora come allora.
Ed in questo processo Menie Grégoire si riafferma e ribadisce il suo bisogno di voler essere si madre e moglie, ma anche altro.
a cura di
Andrea Romeo
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