Il 42º Torino Film Festival è terminato, ma le sorprese non sono finite! Lunedì 2 dicembre Zoe Saldana è infatti arrivata nel capoluogo piemontese per ritirare la Stella della Mole e presentare il suo ultimo film come produttrice: “Emilia Perez”.
Lunedì 2 dicembre Zoe Saldana è arrivata a Torino per un appuntamento inaspettato, annunciato solo l’ultimo giorno del Torino Film Festival, ma accolto da tutti i fan della Marvel (e non solo!) con un entusiasmo degno di una vera star di Hollywood.
In una giornata fitta di eventi che ha coinvolto l’attrice e il pubblico accorso per poter strappare un autografo od una foto all’attrice, l’incontro si è aperto al cinema Massimo, dove, in un botta e risposta col direttore del Museo del Cinema Carlo Chatrian, Saldana ha passato in rassegna le tappe salienti della sua carriera, mettendo in luce il ruolo della donna nel cinema e la sua attenzione per l’ambiente.
Presentando, assieme al marito Marco Perego (regista della pellicola) il corto Dovecote, che ha come protagonista la stessa artista e tratta in maniera delicata il tema delle carceri femminili, dei rapporti al loro interno e della libertà.
Con gli occhi del carcere
Ambientato nella Casa di Reclusione Femminile di Venezia Giudecca, Dovecote, è stato candidato nella categoria cortometraggi degli Academy Awards ed è stato presentato alla Biennale di Venezia 2024 nel Padiglione del Vaticano.
Il titolo – già di per sé evocativo – in italiano è tradotto con colombaia, lo stretto passaggio utilizzato dalle colombe per poter entrare e uscire liberamente da un luogo. Chi vive nelle mura della Giudecca ha perso questa libertà.
Dopo un prologo a colori che racconta l’inizio della quotidianità di chi, come i piccioni, può entrare ed uscire dalla propria casa, la storia inizia proprio attraversando una colombaia, accedendo al carcere per far conoscenza di questa realtà.
Dentro la Giudecca, la protagonista (Zoe Saldana) vive ogni giorno con un’idea che la accompagna come una piccola luce in fondo al tunnel: l’attesa di uscire, di tornare a una “nuova normalità”, ma anche il desiderio di sentirsi vicina a qualcun altro.
La connessione che ha con una compagna di cella va oltre la semplice amicizia: è un amore fraterno, un legame che non ha bisogno di parole, ma che si sente sulla pelle, nell’aria, nei piccoli gesti quotidiani.
L’idea di dover lasciare quel luogo e quelle persone che ormai sono diventate parte di lei è insopportabile, e anche un piccolo gesto come scambiarsi un pezzo di lana diventa un modo per sopravvivere alla distanza. Anche in un posto come la Giudecca, a volte, possono accadere cose belle, eppure la realtà è dura.
Ogni passo verso l’uscita è anche un addio, una rinuncia a qualcosa che non tornerà più.
Un forte messaggio tra paura e libertà
Il regista ci fa vivere il momento dell’uscita dal carcere della protagonista, mescolando il passato e il presente in una narrazione senza tempo.
Il corridoio è visto come il passato da lasciarsi alle spalle, un’identità da ricostruire. Come una nuova vita, segnata dal riappropriarsi degli abiti civili, dal passaggio davanti ad uno specchio, che dona una visione diversa dell’essere se stessi, pur rimanendo simili a ciò che si era in carcere.
La nostra protagonista esce, ma il mondo che la accoglie non ha più nulla di familiare. Un luogo che può essere tanto vuoto quanto pericoloso, dove le cicatrici del passato non guariscono mai del tutto.
Fatto il primo passo nella sua nuova vita, si ferma su una panchina a fumare la sua prima sigaretta da donna libera, un gesto simbolico che la porta all’amara verità che nulla, in fondo, è cambiato. Una consapevolezza che culmina in un pianto amaramente liberatorio.
Un pensiero critico
La forza del messaggio del cortometraggio ci fa ragionare su quanto le carceri diventino l’alienazione delle persone che, nonostante la riabilitazione ed una nuova vita, vengono lasciate sole ed abbandonate. Come un uccello con un’ala rotta, privo di scopo, pieno solo amarezza e tristezza.
La fotografia alterna con maestria colore e bianconero per determinare spazio e tempo, accompagnata da una regia ed una prova attoriale magistrali, che rendono questo corto un piccolo capolavoro da vedere, per acquisire finalmente un pensiero critico su un tema spesso messo da parte.
Una menzione speciale va alle circa 20 residenti in Gidecca che hanno partecipato alla realizzazione del corto, dando così voce a chi non può parlare e mostrando la loro parte più intima.
“Quello è il momento in cui si può capire come queste donne abbiano costruito un filo sottile che le lega in modo indissolubile, rispondendo con un forte senso di comunità al fatto di non sentirsi mai viste né accettate.”
Zoe Saldana
Conclusa la proiezione l’attrice si è spostata al Museo del Cinema di Torino per ricevere la Stella della Mole, alla presenza del presidente del museo Enzo Ghigo e del direttore Carlo Chatrian.
“Siamo molto felici di poter accogliere una delle attrici che meglio incarna quella varietà di proposte che il Museo Nazionale del Cinema ospita nelle sue sale espositive. Splendido contrappunto alla mostra “Movie Icons”, Zoe Saldana è icona cinematografica cara all’immaginario giovanile, ma anche figura a tutto tondo carica di una profonda umanità. Nei panni delle “guerriere” Neytiri e Gamora, ma anche in quelli dell’avvocato Rita Mora Castro, l’attrice ha dato corpo ad un’idea di femminilità capace di conciliare fragilità e fermezza”.
Carlo Chatrian
“Per me significa tanto questo riconoscimento del mio lavoro che rappresenta tutto e soprattutto in Paese come l’Italia in cui mi sento a casa”.
Zoe Saldana
Durante la premiazione c’è stato un collegamento a sorpresa con James Cameron che, congratulandosi con l’attrice per il premio, ha voluto stupire tutti i presenti annunciando la futura mostra dedicata a lui presso il museo stesso.
Un annuncio che ha fatto contenti molti tra i suoi fan, che la attendevano da ben 3 anni! Sin da quando, dopo problemi burocratici, aveva solo sfiorato Torino per poi approdare in Francia.
La giornata si è conclusa con la proiezione al Cinema Massimo del film Emilia Perez, in uscita a gennaio e con il quale l’attrice ha vinto, insieme a tutto il cast femminile, la Palma d’oro al festival di Cannes.
a cura di
Andrea Munaretto
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