Si è svolta lo scorso venerdì 15 novembre al cinema The Space Moderno di Roma, la conferenza stampa del nuovo live action Disney, Mufasa: Il Re Leone. Oltre al regista Barry Jenkins, premio Oscar per Moonlight, sono intervenuti anche i doppiatori italiani: Luca Marinelli, Elodie e Alberto Malanchino.

Manca poco più di un mese al 19 dicembre, data ufficiale dell’uscita di Mufasa. Il live action racconterà la storia di Mufasa, un cucciolo orfano e solo, che incontra casualmente un leone di nome Taka, erede di una stirpe reale. Insieme vivranno delle grandi avventure, incontreranno ostacoli e tracceranno le orme per creare il proprio destino.
Barry Jenkins
Ha aperto la conferenza stampa l’intervista al regista Barry Jenkins che, con il suo entusiasmo ha raccontato alla platea presente il lungo percorso che lo ha condotto alla realizzazione di Mufasa. Un percorso che ha avuto un forte impatto emotivo su di lui, che durante le riprese del film ha perso la sua amata madre. Questo lutto lo ha avvicinato profondamente al protagonista della storia, Mufasa, orfano anche lui.
“Mia madre è morta proprio mentre giravo Mufasa e forse non mi ero reso conto di quanto questo film mi stesse preparando al trauma di quell’esperienza. Mi sono immedesimato in lui, scena per scena e momento dopo momento“.

Ma come nasce l’idea del regista di realizzare questo film?
“All’inizio non capivo perchè la Disney volesse che io dirigessi questo film, non pensavo di essere la persona giusta. Quando sono venuti da me la prima volta, dissi di no. Dopo qualche giorno, mia moglie mi ha convinto a leggere la sceneggiatura, dicendomi che sarebbe stato infantile da parte mia non prendere in considerazione il progetto!
Ho cominciato a leggere la sceneggiatura, mi sono girato verso di lei e le ho detto che era fantastica, c’era qualcosa di speciale!
Mufasa e la condivisione
Barry Jenkins aggiunge:
“La mia vita è divisa in due fasi: i film che ho guardato prima di andare alla scuola di cinema, e poi i film che ho guardato dopo la scuola di cinema. ‘Il Re Leone’ è un simbolo culturale che tutti condividiamo.”
La leadership e la monarchia, in base a come si sviluppa il percorso di vita dei protagonisti, non sono determinate dal luogo di nascita, dalla famiglia, ma dalla comunità che ci si costruisce intorno. Il regista evidenzia come, attraverso la storia di Mufasa, tutto possa essere possibile. Che ognuno di noi possa realizzare il proprio destino indipendentemente dall’ambiente in cui nasciamo. Mufasa stesso è un orfano, viene adottato, ma non per questo ha meno capacità degli altri.
Jenkins e i suoi modelli

“Sono cresciuto, come tanti della mia generazione, con film come ‘Toy Story’ e ‘Die Hard’ e con classici Disney come ‘La Sirenetta’ o ‘Fantasia’. È per questo che ho voluto fare in modo che ogni elemento in scena avesse una propria vita, un proprio respiro, che parlasse e interagisse con i personaggi in carne ed ossa. Ci abbiamo messo 4 anni a realizzare ‘Mufasa: Il Re Leone’ e non ce l’avrei mai fatta senza il supporto dei miei collaboratori storici: il mio montatore, il mio direttore della fotografia e il mio scenografo. È stato complicatissimo far trasparire i sentimenti dei leoni, ed è per questo che ho scelto di farlo attraverso le loro movenze fisiche.”
Luca Marinelli

Tra le voci italiane del film, spicca senza dubbio Luca Marinelli. Durante la conferenza ha raccontato di quanto sia legato al Re Leone, che aveva visto da bambino, condividendo la sua gioia e il suo entusiasmo per aver partecipato come doppiatore. Scherza sul fatto, che da oggi, i suoi amici potranno chiamarlo al telefono, per far parlare i propri figli con la voce di Mufasa.
“Sono stato e sono un grandissimo fan del ‘Re Leone‘. Avevo dieci anni quando l’ho visto in sala e ricordo ancora, dopo trent’anni, quanto questo film mi abbia entusiasmato! Ritrovarmi, dopo tutto questo tempo, in questo mondo per me è stato come arrivare sull’Olimpo dei grandi, dove io metterei Vittorio Gassman (doppiatore originale di Mufasa) e pochi altri.“
Elodie
Altro nome di punta della versione italiana del live action è la cantante Elodie, che dona la sua voce a Nala:
“Anch’io ovviamente sono una grandissima amante delle storie Disney, però a me sono sempre piaciuti gli antagonisti e i reietti, quelli che nessuno vuole. Li trovo personaggi molto più tridimensionali e affascinanti, perché la loro malvagità scaturisce da un torto o da un dolore e per questo li sento più vicini alla mia sensibilità. Io non volevo essere Ariel ne ‘La Sirenetta’, volevo essere Ursula. Questo film è arrivato in un bel momento, mentre sto cercando di comprendere i miei limiti e di capire come proteggermi dall’esterno. Anch’io, in fondo, mi sono sempre sentita come una piccola leonessa.”
La cantante racconta come sia stata molto contenta di cogliere questa opportunità, perché ama mettersi in gioco, e di quanto stia apprezzando il cinema perché grazie ad esso sta avendo la possibilità di migliorarsi e di studiare.
Ha parlato di come a volte non si senta all’altezza in alcune situazioni, ma di come il cinema la stia aiutando ad avere più fiducia in se stessa. Ha sempre dovuto indossare un’armatura per difendersi. Si è sempre sentita una leonessa di fronte a molti eventi della sua vita.

a cura di
Maria Raffaella Primerano
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