“Happiness Bastards”: il folgorante ritorno dei Black Crowes
“Happiness Bastards” è l’album che sancisce il ritorno dei Black Crowes. I due fratelli Robinson tornano ad affilare chitarra e microfono per regalarci un nuovo disco di puro rock’n’roll.
Uscito il 15 marzo “Happiness Bastards” è il decimo album in studio dei Black Crowes. Un disco che presenta la band in un momento di ritrovata freschezza ed energia. E’ questa una conseguenza anche del loro ritorno avvenuto nel 2019 per 30° anniversario dell’album “Shake your Money Maker”. Un tour trionfale che vide la band esibirsi con 150 spettacoli in 20 paesi diversi. Carichi di questa ritrovata passione la band è entrata in studio all’inizio del 2023 con la produzione di Jay Joyce, istituzione del rock ma anche del country in quel di Nashville.
Un romanzo cult
Il titolo dell’album è preso dall’unico romanzo pubblicato da Kirby Doyle. Si tratta di un’avventura ambientata a New York negli anni 1959-60, anni di cambiamenti e nuova consapevolezza che iniziava a nascere fra i giovani. Un documento, insomma, molto simile al classico “On the road” di Jack Kerouac di cui Bukowski ha detto: “roba buona”. Riferimenti classici di una stagione che torna a nuova linfa proprio come le canzoni dell’album. Alla fine le strutture, i riff, i giri di chitarra insomma il rock’n’roll è sempre lo stesso. Ma questo genere si nutre di passione, sudore, di tutte quelle sensazioni che trasudano dallo strumento e vengono fuori in maniera impietosa come un mare in tempesta e tu non puoi fare altro che lasciarti andare.
Credo che i Black Crowes siano perfettamente consapevoli del fatto che il rock ha perso l’appeal che ha avuto fino agli anni 90. Non solo, nel frattempo giovani band si sono affacciate a sgomitare, sempre con quei riferimenti e quelle intenzioni. Parlo dei Rival Sons, dei Dirty Honey, dei Greta Van Cleef (forse quelli più credibili del lotto) con quelle stesse dinamiche che li avevano portati al successo all’inizio dei ’90. Ma la nuova linfa che muove questo disco va ricercata nel condensare l’esperienza maturata dai fratelli Robinson nel manipolare la materia alla base del rock’n’roll. La voce di Chris sa di nicotina e whisky ma allo stesso tempo ha una padronanza ritmica e una maturità al massimo della forma. E la chitarra di Rich passa da uno slide killer rock blues a potenti riff sul classico stile hard rock.
Prodotto ben stagionato
L’approccio con cui misurarsi davanti a questo album, quindi, è di un prodotto stagionato ma dal fascino e dalla bontà particolari. Inutile cercare soluzioni innovative, qui risponde l’istinto e l’amore per la musica in quanto spontaneità diretta e senza fronzoli. I Black Crowes hanno sotterrato l’ascia di guerra come vecchi pellirossa. Insieme ai vecchi rancori i due fratelli hanno messo alle spalle gli eccessi per raccogliere il tesoro accumulato, riportando tutto a casa. Come andare in una vecchia trattoria dove cucinano piatti classici, come tagliatelle al ragù, ma hanno qualcosa che le rende uniche rispetto a mille osterie della zona.
Il menù
E di piatti unici nel menu di “Happiness Bastards” ne trovate molti, acqua e vino compresi (e ci scappa anche l’ammazza caffè). L’entrance dei primi è affidata a “Bedside Manners”. Menù composto da chitarre slide, piano honky-tonk e groove trascinante, impossibile star fermi. Le chitarre si accendono anche nel successivo “Rats and Clowns”. E poi ci sono echi di “Led Zeppelin 3” in “Cross your Finger”. In “Wanting and Waiting” rivivono le atmosfere di The Southern Harmony and Musical Companion, uno dei caposaldi della loro discografia.
“Wilted Rose” vede la partecipazione di Lainey Wilson, stella della nuova generazione country. Si tratta di una intensa ballata rarefatta che prende intensità e potenza. Ancora rock’n’roll intenso con tracce soul in “Dirty Cold Sun” e la voce di Chris che giogioneggia da vero marpione. “Bleed it try” non è una traccia spurtia degli Stones ma un’intenso rock-blues e i Black Crowes dimostrano di essere veterani del genere, se proprio non l’avete ancora capito. “Fresh Wound” è come un’onda che ti porta via sulle spiagge di Half Moon Bay in California. Follow the Sun parte con un riff da chitarre sprangate e ampli “a manetta”. Con Kindred Friend si raffreddano i motori e gli animi, in una commovente ballata che è un inno agli amici lasciati per strada: “Oh, caro amico, dove sei stato? Immagino che sia passato un po’, nella buona e nella cattiva sorte,molte volte ancora fammi sorridere”.
Pure rock’n’roll
In definitiva, in questo disco ritroverete il vecchio spirito che aveva animato i Black Crowes, la loro forza nel dare vita al rock’n’roll senza tristi “scopiazzamenti”. In più, l’esperienza e la strada consumata con i loro stivali sono un motivo in più per dare vita ad un album pieno di riferimenti ma anche di sane intenzioni che nobilitano, finalmente, quel vecchio, scalcagnato e redivivo fenomeno che è il rock’n’roll:
Happiness Bastards è la nostra lettera d’amore al rock’n’roll. Rich e io scriviamo e creiamo sempre musica; questo non si è mai fermato per noi, ed è sempre il luogo in cui troviamo l’armonia insieme. Questo record lo rappresenta.
Chris Robinson
a cura di
Beppe Ardito
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