“Povere creature!” – la conferenza stampa con Willem Dafoe

“Povere creature!” – la conferenza stampa con Willem Dafoe
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Martedì 16 gennaio si è tenuta la conferenza stampa di “Povere creature!”, la nuova pellicola di Yorgos Lanthimos, con protagonista Emma Stone nei panni di Bella Baxter. All’evento ha preso parte anche Willem Dafoe, che ha risposto a diverse domande riguardanti il film in uscita. 

Diretto da Yorgos Lanthimos, Povere creature!, il nuovo film con Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe, arriverà al cinema a partire dal 25 gennaio, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Presentato alla stampa lo scorso martedì 16 gennaio, anche Willem Dafoe ha partecipato all’incontro, rispondendo ad alcune domande poste dai giornalisti in merito alla pellicola e al suo ruolo come dottor Godwin Baxter. 

Signor Dafoe, sembra che Lei abbia un destino con gli dei e i mostri, dal Gesù tormentato de “L’ultima tentazione di Cristo” di Scorsese a questo dio sfigurato come Frankenstein. Vede delle similitudini tra questi due personaggi?

Niente affatto. In realtà, entrambi sono estremamente e profondamente condizionati dalle circostanze in cui si trovano.
Perché stiamo parlando di Dio e di Godwin: sono personaggi simpatici, ma la similitudine si ferma là.

Almeno, io li vedo come simpatici. 

“Lei ha collaborato con registi di un certo calibro, come William Friedkin, David Lynch, Cronenberg, Lars von Trier. Tutti autori con visioni uniche. Yorgos Lanthimos è uno di questi secondo Lei? Come si è immerso nel suo mondo?” 

Sì, assolutamente. I registi per me sono estremamente importanti, perché – come attore – ritengo sia fondamentale affidarsi ad una persona con una visione forte.

E quello che mi piace è proprio il fatto di avere a che fare con qualcuno che abbia una visione molto chiara, e che te la spieghi. Poi, tu vai verso di essa, cercando di farla tua. Di abitarla.
Ed è questo che mi piace, per quanto riguarda il rapporto tra regista ed attore. 

Non deve essere qualcosa che capisco immediatamente, che mi appare chiaro o mi viene spiegato, ma che mi viene dato e presentato. Verso il quale mi muovo, verso il quale vado e che cerco di prendere e di trasformare, per poter dare vita all’interiorità del personaggio, a cui l’attore cerca di dare corpo. 

Willem Dafoe, conferenza stampa di “Povere creature!”, martedì 16 gennaio 2024
“Lei è nato in una famiglia di medici. Quanto è stato importante questo aspetto nella creazione del suo personaggio?”

Forse così importante non lo è stato, ma sono cresciuto a contatto con gli strumenti chirurgici perché spesso accompagnavo mio padre nel giro di visite nella sua clinica. Da adolescente sono stato in mezzo ai laboratori, alla medicina, alla malattia. Il fatto, quindi, che io interpreti in “Povere Creature!” uno scienziato ha sicuramente creato fin dal primo momento un particolare legame e una particolare relazione tra me e questo film. 

Per molte persone l’idea di star male e di doversi recare in un’ospedale terrorizza, mentre per me è come legata ad una sorta di “ritorno in famiglia”. Mi infonde quasi una certa fiducia. 

“Nel suo personaggio individua qualcosa di mostruoso, trattandosi di un uomo che gioca con la vita e con la morte? Un uomo in grado di generare un “mostro” – Bella, la sua creazione”.

Ovviamente questa storia riprende quella di Frankenstein, ma c’è una grossa differenza tra le due: in quella di Mary Shelley il mostro creato provoca nel dottore repulsione, mentre nel mio caso Godwin quasi si innamora della sua creatura.

Sta offrendo ad essa una seconda chance e, così facendo, la sta dando anche a se stesso. Il mio personaggio crede realmente nella scienza, nella quale individua un altro modo per poter ottenere una seconda vita.

È vero, la sensazione che si ha è che si tratti di qualcosa di sicuramente non ortodosso e poco etico, ma Godwin, al contrario, la vede come una cosa positiva, generosa ed entusiasmante. 

“Da questo film si evince che gli uomini sono ormai sovrastati dalle donne. Qual è secondo Lei la salvezza per gli uomini a questo punto?”

Wow, beh non sono proprio sicuro di avere una risposta a questa domanda! 

Quello che posso sicuramente dire è che l’immagine degli uomini fornita in questo film con tantissimo umorismo è quella di individui oppressivi che vincolano le donne. Sono sicuro che, guardando Povere creature!, in moltissimi si riconosceranno in alcuni personaggi qui rappresentanti.

Di sicuro, in esso è mostrata la maggiore capacità di resistenza sessuale delle donne rispetto a quella maschilee questa probabilmente è una delle ragioni che ha spinto gli uomini a cercare di tenere le donne sottomesse per così tanto tempo!

Del resto, siamo in un’epoca di grandissimi cambiamenti, anche per quanto riguarda il rapporto uomo-donna. Onestamente non so neanche dirvi se vent’anni fa questo film sarebbe stato accolto in questo modo. Probabilmente no. 

Non saprei assolutamente dire cosa potrebbe salvare gli uomini. Io già faccio una gran fatica a tentare di salvare me stesso. 
Però voglio aggiungere che questo film esprime una liberazione personale attiva, che osserviamo attraverso gli occhi di una donna.

E sulla diatriba Cinema-piattaforme…

Non sono assolutamente un’autorità in materia e non sarei in grado di rispondere a questa domanda, perché è vero che opero da tanto in questo settore, ma è un aspetto che ho sempre considerato dal mio punto di vista.

Quest’anno sono usciti numerosi bei film, alcuni dei quali finanziati dalle piattaforme di streaming – aspetto da tenere in conto.
D’altra parte, io sono un fermo e convinto sostenitore della visione di un film nelle sale cinematografiche. Non tanto per la dimensione dello schermo in quanto tale, ma piuttosto per l’impegno che una persona si assume nel momento in cui decide di uscire per recarsi in un luogo neutrale e condividere la visione di un film con perfetti sconosciuti.

È un qualcosa che trovo ancora molto importante. 

“Ha appena ricevuto una Stella sulla Hollywood Walk of Fame, cosa significa per Lei?”

È stata una bellissima cerimonia, perché si sono presentati amici ed artisti con cui ho lavorato – come Pedro Pascal e Patricia Arquette -, che hanno tenuto dei discorsi meravigliosi.

Mi sono sentito davvero parte di una comunità, una sensazione che non provi spesso, soprattutto quando, come attore, sei abituato a partecipare a produzioni di diverso tipo (nazionali, internazionali, grandi produzioni o a piccolo budget): non hai una comunità specifica a cui appartieni. In questo caso invece è stato così.

Il fatto di avere una Stella sulla Walk of Fame è una gratifica che viene universalmente attribuita, un riconoscimento estremamente importante. Devo dire che è anche difficile accettare l’idea che quella mattonella mi sopravviverà.

Parlando invece del make-up sul set…

L’ho fatto in passato, lo rifarò probabilmente anche in futuro. È uno strumento fantastico, un mezzo eccezionale, perché la possibilità di lavorare con una maschera sul viso ti consente veramente, mentre ti viene applicata (ed, in questo caso, ci sono volute ben tre ore di attesa!), di guardarti allo specchio e vedere te stesso scomparire, con l’emergere di qualcun altro – di qualcos’altro!

È uno strumento meraviglioso, perché ti offre uno spazio all’interno del quale puoi provare un diverso tipo di sentimenti, altri modi di essere: è davvero il nucleo centrale, la chiave attraverso la quale puoi far finta di essere qualcun altro. 

È comodo? Nient’affatto. 
Ne vale la pena? Assolutamente sì. 

“Com’è stato lavorare con Emma Stone? In che modo vi ha diretto Lanthimos?” 

Lanthimos ha creato un mondo nel quale ci siamo immersi. Come regista, non ti fornisce indicazioni, ma ti osserva, guarda quello che fai e poi apporta i necessari aggiustamenti.
Ha già creato un mondo, sta poi a te entrarci ed abitarlo. Realizzarlo. 

Per quanto riguarda Emma, è eccezionale.
Tutto era, in realtà, incentrato attorno a lei. Emma e Lanthimos hanno un rapporto speciale, ormai per lui lei è praticamente una Musa, ed è stato quindi bellissimo vedere questo rapporto ed essere al suo fianco sul set.

È bellissimo lavorare con lei, perché non ha assolutamente alcun atteggiamento da diva, ma, al contrario, è molto flessibile e di grandissimo talento. 

Lanthimos è invece una persona molto riservata, davvero di poche parole. Sul set ti dirige stuzzicandoti, prendendoti in giro. Ti spinge così a recitare.

Willem Dafoe e Emma Stone
E sui progetti per il futuro… 

I progetti riguardano persone, luoghi e proposte. Ho una serie di desideri riguardo a ruoli che vorrei interpretare, ma poi in un certo senso questi si completano e svaniscono, perché quello che mi piace – e dove do il meglio di me – è quando mi trovo ad aver a che fare con le persone.

Da questo stare insieme emerge ciò che sto cercando. È il processo di creazione e di ricerca del personaggio, di gran lunga migliore rispetto all’avere una preferenza su un ruolo già costruito.

La bellezza sta proprio nel creare, nel tirare fuori il personaggio: perché, se da una parte non svanisci completamente, al tempo stesso è come se ti mettessi un po’ da parte, interpretando una vita che non è la tua, ma quella di qualcun altro. 

Ci sono delle sfide?
La risposta è: non lo so.
 

a cura di
Maria Chiara Conforti

foto da
Office The Walt Disney Company 

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