Odio il Natale 2 – un racconto di Natale leggero e scorrevole
Il sette dicembre ha debuttato su Netflix la seconda stagione di Odio il Natale, commedia romantica natalizia che segue le disavventure amorose dell’infermiera Gianna.
Dicembre 2022: Netflix rilascia una nuova serie italiana a tema natalizio intitolata Odio il Natale. Facendo un passo indietro, però, va detto che la serie nasce come remake di un prodotto norvegese, conosciuto in Italia come Natale con uno sconosciuto. La prima stagione è un successo e, così, ne viene commissionata una seconda, uscita lo scorso sette dicembre.
Fino ad una settimana fa non avevo visto nemmeno un fotogramma di Odio il Natale, ma poi, tra lo studio, mille impegni e lo spirito natalizio nell’aria, ho sentito la necessità di intrattenermi con qualcosa di leggero e divertente. Ed ecco come mi sono ritrovata a divorare due stagioni nell’arco di pochi giorni, decidendo addirittura di scrivere una recensione a riguardo.
Prima di iniziare, però, ci tengo a fare una premessa. Odio il Natale non cerca assolutamente di trattare tematiche complesse in modo innovativo, ma, anzi, sembra quasi appoggiarsi a temi e situazioni già viste nelle commedie romantiche dei primi anni 2000. Il risultato finale è una storia leggera e scorrevole che, a suo modo, può anche provocare una sorta di “effetto nostalgia”.
Ma ora andiamo al dunque: cosa è successo a Gianna (Pilar Fogliati) dopo la fine della prima stagione?
Il potere delle pressioni esterne
Come già lasciava intendere il finale della stagione precedente, Gianna non è più single. All’inizio di questa nuova stagione ritroviamo la nostra protagonista in un ruolo inedito, ovvero come parte di una coppia. Ma è una relazione adatta a Gianna? Probabilmente no e, sotto sotto, anche lei lo sa. Ecco forse perché ci mette meno di cinque minuti ad incasinare tutto, tornando esattamente nella stessa condizione da cui era partita: single e alla ricerca di un compagno in tempo per la cena di Natale.
Gianna è sicuramente un personaggio volubile, però il contesto sociale in cui opera non va sottovalutato. Insomma, per spezzare una lancia a suo favore va detto che amici e parenti non perdono mai l’occasione di esprimere la loro opinione sulla sua vita sentimentale. Nella prima stagione avere un compagno sembrava essere imprescindibile per la felicità. Persino i premi della lotteria riguardavano solo attività di coppia!
La seconda stagione, invece, si apre con un quadro totalmente diverso: tutte le coppie che fino a quel momento erano state motivo di invidia per Gianna stanno scoppiando. Lei si è fidanzata e, invece di essere felici per lei, ora tutti le dicono che la vita di coppia non ha senso. In un anno possono cambiare tante cose e, infatti, anche i premi della lotteria ora sono rivolti ai single.
La rete sociale di Gianna ha quindi un ruolo fondamentale nelle sue decisioni e il risultato è un loop infinito in cui si vuole sempre ciò che non si ha e si rimpiange ciò che si è lasciato andare. Gianna ovviamente non è priva di responsabilità, però chiunque sia stato vittima della pressione sociale può simpatizzare con lei.
Il superamento dei limiti del realismo
Personalmente non definirei né Gianna né gli altri personaggi che ruotano intorno a lei come realistici. Lo stesso è valido anche per le situazioni che si vengono a creare, perlopiù legate agli schemi classici delle commedie romantiche. Detto questo, episodio dopo episodio, mi sono anche chiesta: ci interessa davvero che in questo caso lo siano?
La storia di Gianna, ridotta all’osso, è la storia di una donna che vuole essere felice. La serie, però, è sia una commedia romantica che un racconto natalizio, due categorie caratterizzate dalla leggerezza e dall’atmosfera quasi fiabesca.
Gli stessi personaggi, con uno sviluppo più complesso e meno stereotipato, avrebbero dato un tono totalmente diverso al prodotto. Per esempio, Gianna avrebbe probabilmente avuto un rapporto di amore-odio con il suo bisogno di una relazione per sentirsi completa. Ma, soprattutto, molte delle situazioni comiche date dalle azioni e reazioni irrealistiche dei personaggi non ci sarebbero state.
Avrei apprezzato una serie più strutturata con un’indagine attenta delle emozioni umane? Certo. Trovo che lo scarso realismo invece presentato sia un problema? Non particolarmente. Il fine ultimo di Odio il Natale e Odio il Natale 2 è, in fondo, intrattenere gli spettatori, facendoli svagare un po’. Dunque, in questo contesto, una maggiore complessità di trama e di sviluppo dei personaggi sarebbe stata controproducente. Certe volte prodotti meno impegnati sono esattamente ciò di cui si ha bisogno e, pertanto, non andrebbero scartati per principio.
Nel complesso Odio il Natale 2, pur con i suoi difetti, raggiunge il suo obiettivo. La storia di Gianna e di chi le sta attorno non presenta particolari colpi di scena, né vuole trasmettere messaggi o valori, tuttavia è innegabile che sia scorrevole e piacevole da seguire. Sicuramente non è una serie per tutti, ma, se siete amanti delle commedie romantiche oppure, come me, semplicemente avete bisogno di staccare la spina per qualche ora, potrebbe fare al caso vostro.
a cura di
Claudia Camarda
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