Distorsioni Fest 2023: la prima giornata ama il distorto!

Distorsioni Fest 2023: la prima giornata ama il distorto!
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Il Distorsioni Fest è iniziato! La prima serata del Festival pugliese giunto alla sua decima edizione ha smosso gli animi del pubblico che in estasi da rock si è lasciato trasportare da quella che è l’essenza dell’evento: il DISTORTO.

Una prima serata all’insegna del divertimento quella che è andata in scena ad Acquaviva delle Fonti in provincia di Bari in occasione della decima edizione del Distorsioni Fest. Ma non solo: spazio all’onirico e all’intimismo con i Magpies che aprono una line up che fa del rock il filo conduttore dell’evento più distorto della Puglia.

A seguire i Couchgagzzz: sul palco i tre artisti decidono di non risparmiarsi in energie e trasmettono una forza vitale travolgente. Arriva poi il momento dei Moustache Prawn i quali con il loro aplomb intellettuale rompono la barriera del sonoro mentre il pubblico fatica a mantenere il proprio posto.

Concludono la serata gli A/lpaca accompagnati dalla loro musica che, ossessiva ed ipnotica, sancisce una degna fine alla prima parte di questa rumorosa edizione del Festival più underground della Puglia. La redazione di The Soundcheck e Posta Indipendente era presente in loco ad Acquaviva delle Fonti per conoscere gli artisti e scambiare con loro due chiacchiere non troppo professionali!

Di seguito il link delle video interviste con gli A/lpaca, Couchgagzzz e Moustache Prawn con la partecipazione degli Stain, veterani del Festival i quali hanno inaugurato il Distorsioni con un emozionante concerto sulla terrazza del Tabata e la giovane musicista barese Donatella Gregorio.

L’intervista ai Magpies

Nel corner interviste preparato ad hoc dal Distorsioni Fest ad Acquaviva delle Fonti ci ha raggiunto Pierpaolo Vitale, frontman dei Magpies. Formatisi a Dublino, Sette (nome d’arte di Pierpaolo) ha candidamente raccontato il suo progetto e la voglia della band di sperimentare e differenziarsi.

Ciao Pierpaolo e benvenuto! Quali sono le tue sensazioni per questa edizione del Distorsioni Fest? Come sono le tue vibrazioni?

Mi sembra davvero uno spasso, bellissimo! Conosco il Festival, so, tramite alcune persone, che è molto valido e ho avuto modo di conoscere la line up dell’evento quindi per noi è veramente una bella situazione.

Voi ragazzi siete in giro da un po’ e la vostra musica si è consolidata attraverso influenze anglosassoni…

Assolutamente sì, in primis la nostra maggiora influenza è Syd Barrett! Sono stato in Irlanda per diverse ragioni. Ho deciso di fare riferimento a Dublino un po’ perché mi sembrava un’ottima alternativa a Londra in quanto una città così grande e dispersiva non mi allettava particolarmente. Vivevo a Roma e avevo bisogno di un posto un po’ più raccolto. Avevo degli amici che vivevano lì e ho scelto di trasferirci, lasciando l’Italia.

Senti di avere una sorta un rifiuto per l’Italia?

No per l’Italia no, però diciamo forse per Bari. Magari perché preferisco tornarci invece che viverci in pianta stabile.

Quindi non c’è nulla del tuo territorio di origine nella tua musica e nella scrittura?

No, di primo acchito no. Però sai, non so se è una cosa che si può realmente dire. Magari in effetti, si qualcosa può esserci.

Comunque mi sento di dire che la musica pugliese guarda un po’ al mondo onirico di cui voi vi fate portavoce. Forse perché in qualche forma è un nostro modo per evadere…

Un po’ si. Ma credo accada ovunque soprattutto quando parli della tua città nativa: hai sempre quel desiderio di fuggire perché, insomma, dopo qualche tempo inizia a stancarti, come se avessi dei limiti se vuoi esprimere qualcosa di diverso da quello che trovi in giro! Io in realtà ho un altro progetto come pianista in cui, credo, ci sia davvero tanto della Puglia e canto anche in italiano!

Insomma, vive in te un po’ una dicotomia…

Sì, sicuramente. Questo progetto parallelo è diverso dai Magpies! Anche se con i Magpies c’è una canzone che prevede il piano ed è una specie di walzer e si chiama “The ballad of the Crying Cown“. Si tratta di un pezzo, infatti, piano e voce e sebbene come pianista io abbia una strada mia personale questo particolare brano lo suoniamo non appena abbiamo gli strumenti giusti anche con la band. Invece, il mio lavoro da pianista si concentra sulla musica anni ’30-’40.

Come band in questo momento state lavorando ad altra musica?

Sì, assolutamente! Non siamo ancora in studio ma speriamo di arrivarci questo inverno perché abbiamo due album quasi pronti. Io tra l’altro ho un’etichetta, la Ciqala Records, che si occupa di distribuzione digitale e produzione. Spero che possa crescere e diventare davvero un centro di produzione creativa. Intanto, ho diversi artisti che produco e se c’è qualcuno che mi piace ci lavoro ben volentieri…

Insomma, hai un ruolo ben trasversale nella musica: sei sul palco che dietro!

Sì! Anche perché ad esempio a Dublino ho lavorato anche come compositore in teatro per tre anni.

La musica ti ha un po’ salvato?

Sì, la musica mi salva del tutto! E lo ha sempre fatto!

Pezzi in arrivo?

Assolutamente sì! Il 21 settembre nel solstizio d’autunno arriva, però, un pezzo estivo dal titolo “Summer trip”. Si tratta di un brano surf che mantiene sì la nostra natura ma rimane allegro ed ironico senza troppe venature dark.

Più avanti in autunno tra ottobre e novembre rilasceremo un’altra canzone che si chiama “Betty boop” che parla di questa figura in una veste diversa.

C’è qualcosa che vorresti dire ai lettori di The Soundcheck?

Non so, siamo già qui alla decima edizione del Festival un’ottima occasione per far conoscere la musica underground che ora ha poco spazio. Oggi giorno la musica è un prodotto mainstream, qualcosa da vendere: il mio personale concetto è che la musica non è solo intrattenimento ma quando fatta live è una vera e propria condivisione.

a cura di
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