Omicidio Emanuele Scieri, corte Assise condanna ex caporali a 26 e 18 anni

Omicidio Emanuele Scieri, corte Assise condanna ex caporali a 26 e 18 anni
Condividi su

(Adnkronos) – La Corte di Assise di Pisa ha condannato a 26 anni di reclusione Alessandro Panella e a 18 anni Luigi Zabara, entrambi ex caporali della Folgore, al termine del processo per l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi dell'allievo paracadutista ventiseienne Emanuele Scieri, trovato morto nella caserma 'Gamerra' di Pisa il 16 agosto 1999, tre giorni dopo il decesso.  La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio dal presidente della Corte Beatrice Dani. Prima di ritirarsi in camera di consiglio per emettere il verdetto, la Corte questa mattina ha ascoltato come testimoni tre donne che erano già state interrogate nel 1999 nel corso delle indagini dopo l'omicidio. Alla lettura della sentenza in Aula era presente solo l'imputato Zabara; per la famiglia di Scieri c'era il fratello Francesco, che si è commosso ed ha iniziato a piangere.  La notizia della condanna è stata comunicata al telefono dagli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari, legali di parte civile della famiglia di Emanuele Scieri, alla madre Isabella Guarino, che si abbandonata al pianto. La Corte ha accolto la richiesta di risarcimento del danno da liquidare in separata sede civile alla famiglia Scieri: i giudici hanno riconosciuto il ministero della Difesa responsabile in solido con i due condannati e allo stesso tempo al ministero è stato riconosciuto un danno cagionato da Panella e Zabara.  
Il caso Scieri era stato riaperto nel 2017 dalla Procura pisana guidata allora dal procuratore capo Alessandro Crini. Lo scorso 3 marzo Crini, da poche settimane in pensione, durante la requisitoria aveva chiesto 24 anni per Panella e 21 per Zabara. Nella richiesta di condanna, la Procura aveva riconosciuto la sussistenza di circostanze attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi. I due imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, tramite i loro avvocati, faranno ricorso contro la sentenza di condanna.  
Secondo la ricostruzione della Procura, i due imputati, con il terzo commilitone Andrea Antico (assolto con rito abbreviato in primo grado, è pendente l'appello), la sera del 13 agosto del 1999, dopo averlo fatto spogliare e dopo averlo picchiato, avrebbero obbligato Emanuele Scieri a salire sulla torre di asciugatura dei paracaduti e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita. Di qui la caduta a terra della recluta e la fuga dei caporali, procurandogli così la morte: da qui la contestazione di omicidio volontario, perché l'impotesi di omicidio preterintenzionale si è prescritto nell'agosto 2017. Secondo le perizie, il giovane morì dopo qualche ora di agonia ed un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo. Nella requisitoria, il procuratore Crini e il sostituto procuratore Sisto Restuccia avevano ricostruito anche il clima di nonnismo dell'epoca ed hanno chiamato in causa le responsabilità dei dirigenti della caserma che avrebbero coperto il fatto. Le difesa degli imputati, gli avvocati Andrea Cariello, Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini, hanno sempre contestato la ricostruzione della Procura, dichiarando l'estraneità dei loro assistiti alle contestazioni perchè innocenti. Le parti civili, che rappresentano la madre e il fratello di Scieri, hanno seguito tutto il processo con gli avvocati Ivan Albo e Alessandra Furnari. 
Emanuele Scieri, nato e residente a Siracusa, laureato in giurisprudenza, ha 26 anni quando viene chiamato sotto le armi nel luglio del 1999 e sta già svolgendo pratica in uno studio legale. Finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, Scieri viene trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata esce insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa e rientra in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non risponde.  
Nonostante diversi colleghi riferirono all'epoca che fosse tornato in caserma, Scieri venne dato per non rientrato: a quell'ora probabilmente era già morto o agonizzante. Il cadavere restò ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracaduti – posto solitamente frequentato dagli 'anziani' della caserma – per tre giorni. Solo il 16 agosto venne ritrovato il cadavere. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Condividi su

Staff

La redazione di The Soundcheck: un branco di giornalisti, redattori, fotografi, videomaker e tanti altri collaboratori agguerriti provenienti da tutto lo Stivale pronti a regalarvi una vasta gamma di contenuti. Dalla semplice informazione artistico-culturale, fino ad approfondimenti unici e originali nel campo della musica, dell'arte, della letteratura e della cultura a 360 gradi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *