Uno maggio – Parco Archeologico delle mura greche, Taranto – 1 maggio 2023

Uno maggio – Parco Archeologico delle mura greche, Taranto – 1 maggio 2023
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L’Uno maggio di Taranto torna nonostante l’allerta meteo che ne aveva minacciato l’esecuzione e che purtroppo ne riduce la durata

C’è ancora bisogno di manifestare?

Come recita lo striscione sotto il palco dell’Uno Maggio: “Dal 1965 cambiano gli attori ma restano i tumori” e come qualcuno ha detto in conferenza stampa “Sarebbe bello non avere più bisogno di Uno maggio libero e pensante, ma se ancora ci prodighiamo per farlo è perché ancora ce n’è bisogno”.

Effettivamente su Taranto, nonostante la bellezza della città, nonostante la possibilità di renderla turistica e non più industriale, nonostante troppi hanno fatto promesse mai mantenute o mantenute in parte, incombe sempre quella maledetta industria che intossica l’aria da troppo tempo.

Girare per la città, soprattutto nel quartiere Tamburi, ti mette dinanzi la realtà. I palazzi sono sporchi della polvere rossiccia, vicino ai portoni ci sono più cartelli mortuari che fiocchi di nascita. Tutti quelli che vivono a Taranto conoscono almeno una persona che soffre di un tumore o ha perso qualcuno per questo male.

Non solo lavoro
Venerus

Non solo il lavoro come tema, ma anche la libertà che a Taranto viene negata su troppi fronti. Libertà di respirare, libertà di riprendere in mano la città, libertà di vedere bonificata la zona incriminata, libertà di vedere quella fabbrica finalmente chiudere.

E sul palco sono molti quelli che appoggiano la causa tarantina e non solo. Anche se non tutti sono riusciti, causa pioggia torrenziale, ad esprimere la propria opinione, tanto che nemmeno la Super Band dell’Uno maggio Libero e Pensante, composta da Rodrigo D’erasmo, Roberto Angelini, Gabriele Lazzarotti,  Fabio Rondanini,  Adriano Viterbini, Luca De Gennaro, Andrea Pesce, Beppe Scardino, Stefano Colosimo e Vincenzo Lato ha calcato il palco.

Una Super Band che avrebbe dovuto accompagnare molti musicisti accorsi per partecipare a questa importante giornata di lotta, perché se la musica è sinonimo anche di festa, può, come in questo caso, divenire veicolante per messaggi importanti e risuonare fin dove la voce non arriva o non vogliono farla arrivare.

La musica
Terraross tra la gente

Non c’è un filone conduttore, o meglio il fil rouge che unisce tutto è la musica, seppure la kermesse presenta nomi e generi che si discostano molto gli uni dagli altri. Tra la gente i Terraross hanno fatto ballare e schizzare fango in ogni dove (le mie gambe ne hanno preso un bel po’ durante la loro esibizione, ndr).

Successivamente in ordine cronologico il palco dell’Uno maggio ha visto esibirsi: Renzo Rubino con l’orchestra, gli Omini, Fido Guido conosciutissimo a Taranto, Luk che è il vincitore del premio Musica contro le mafie, Mezzosangue, Venerus e per concludere Gemitaiz.

Successivamente i restanti o alcuni di loro si sono esibiti a Spazioporto, sala per concerti piccola (circa 300 posti), peccato che la stampa non sia stata avvertita di questo after show. Io per prima l’ho saputo solo mentre ero già sulla via del rientro, ma poco male: ho comunque goduto delle vibes positive di chi ha dimostrato di volerci essere, seppur capisco le rimostranze di chi lo ha saputo tardi.

Personalmente accetto anche l’idea dell’ingresso a pagamento. La manifestazione è comunque autofinanziata, quindi chiedere un contributo ci sta pure che sia vino, t-shirt o ticket poco cambia, il problema è la non correttezza nel comunicare il successivo evento soprattutto per chi ha dimostrato di aver tenuto alla manifestazione affrontando vento e pioggia.

Chi ci tiene lo dimostra
Ombrelli e K-way per questa giornata importante

Le persone giunte a Taranto da Bari, Catanzaro, Foggia, Bologna e da altre regioni di Italia hanno dimostrato quanto la giornata e i temi proposti, in primis la libertà, siano condivisi da molti.

Nonostante il fango, la pioggia, c’era un mare di k-way e ombrelli colorati che partecipava attivamente alla manifestazione. E come ha detto Venerus: “La musica già unisce le persone, ma quando c’è qualche sventura le persone sono ancora più unite” e infatti nel bus del rientro si era più coesi, così come la chiacchiera sotto palco o in sala stampa veniva più facile.

Nonostante tutto il decimo anno dell’Uno maggio in cinque ore ha lasciato qualcosa dentro i presenti. Fuori acqua e fango, ma sono pure quelle esperienze.

a cura e foto di
Iolanda Pompilio

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Iolanda Pompilio

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