“Hypericon”: essere giovani a Berlino sognando l’antico Egitto
Cosa hanno in comune la Berlino di fine anni Novanta e l’antico Egitto?
Due spazi lontani tra loro, due epoche separate da più di tremila anni non sono mai sembrate così vicine quanto nella nuova graphic novel di Manuele Fior, Hypericon (Coconino 2022), che ripercorre un periodo difficile ma magico come quello dei vent’anni, in cui tutto può accadere e tutto si può diventare. Anche quando in testa si hanno già le idee molto chiare.
Avere vent’anni a Berlino
Teresa è una giovane brillante la cui vita ha sempre viaggiato in linea retta: studi eccellenti, mai un fallimento, mai una deviazione. A vent’anni vince una prestigiosa borsa di studio per diventare l’assistente di una mostra a Berlino sul Faraone Tutankhamen.
Ma a Berlino, rediviva dalla Guerra Fredda, si respira aria di novità e cambiamento cui è impossibile sfuggire, e in cui è impossibile fare piani. Così un giorno, mentre è alla ricerca di una casa, incontra Ruben, artista italiano e bohemien che vive nel classico squat berlinese. Mantenuto e svogliato, non combina granché nella metropoli.
Ciò nonostante Ruben porta a Teresa quella leggerezza che serve per vivere alla loro età; i due non potrebbero essere più diversi ma si innamorano e vivono la Berlino di fine millennio come un labirinto magico ricco di possibilità. La città è il simbolo delle speranze del futuro dopo anni di oppressione, con lo sguardo rivolto verso una libertà di espressione e di movimenti mai vissuta prima. Una città giovane e per i giovani.
Sognando l’Egitto
Ma Berlino non è l’unico piano narrativo del romanzo illustrato. La storia di Teresa e Ruben infatti si interseca con quella dell’archeologo Howard Carter, che nel 1922 scoprì in Egitto la tomba del Faraone Tutankhamen. La spedizione, o meglio le diverse spedizioni, sono raccontate dalle parole dello stesso Carter e tratte dal libro che Teresa sta leggendo per preparare la mostra.
Un punto di contatto tra due mondi apparentemente così lontani è dato dalla riflessione sul tempo. Tempo che per Teresa sembra passare lentamente, vista la sua insonnia cronica, e che sembra essere passato così piano anche per quelle tombe che per tremila anni sono state sepolte, hanno aspettato quiete che qualcuno le portasse alla luce.
Ma anche – ed è la riflessione portante del libro – il diverso modo di concepire passato e futuro degli egizi rispetto alla maggior parte delle civiltà esistenti ed esistite.
Questi, infatti, percepivano il futuro dietro di noi, alle spalle, poiché ignoto, mentre il passato davanti, come una sicurezza, perché già vissuto e quindi ben visibile. Questo simboleggia nel libro, da un lato, le certezze che una volta tuffati nella vita adulta vengono a mancare, ma anche la fine di un’epoca felice per l’Europa che dopo l’11 settembre vedrà vacillare l’idea del mondo “come era prima”.
Un terzo e forse il più importante elemento di connessione tra le due epoche è dato da quell’Hypericon che da il nome al libro, fiore giallo dalle proprietà medicinali, ma per chiarire il perché vi rimandiamo alla lettura!
Attualità illustrata
Il romanzo di Manuele Fior in sole 141 pagine parla di tante cose. Racconta dei giovani di allora, che sono poi anche quelli di oggi, con le aspettative disilluse e le incertezze sul lavoro. Di amore, puro e disinteressato. Parla di scoperte strabilianti che hanno cambiato la storia. Di problemi – le creature di Manuele Fior sono tutt’altro che esseri perfetti – e del tempo. E ne parla attraverso delle illustrazioni meravigliose: splendidi deserti e tombe antiche si alternano alle moderne architetture di Berlino, con un salto temporale sempre equilibrato e mai fastidioso.
Insomma, Hypericon vi farà venire voglia di leggere tutta la produzione di Fior nel più breve tempo possibile, e di correre a prenotare un biglietto per Berlino (o per Il Cairo!).
A cura di
Martina Gennari
Seguici anche su Instagram!