“Spider-Man The Manga”: come non l’avete mai visto
In un multiverso pieno di versioni alternative di Peter Parker, Spider-Man è Yuko Mori nel manga di Ryoichi Ikegami, ma non è ciò che vi aspettereste…
Giappone, anni ’70: la Marvel decide di portare le storie dell’arrampicamuri al pubblico nipponico. Ad appena sette anni dalla creazione di Spider-Man da parte di Stan Lee e Steve Ditko affiora l’idea stravagante di far arrivare nel mercato giapponese il fumetto nello stile manga.
Da qui nasce la collaborazione con Kodansha. L’idea iniziale è un riadattamento dello Spider-Man americano in chiave orientale, ma sarà molto di più. Il progetto (storia e disegni) viene lasciato nelle mani di Ryoichi Ikegami, per poi affidare la sceneggiatura a Kazumasa Hirai.
Un genere confuso
Non pensate a questo manga come al classico shonen, perché di fatto non lo è: i disegni e la sceneggiatura fanno pensare più ad un gekiga, un genere pensato perlopiù per un pubblico di giovani adulti. Nel primo capitolo Ikegami gioca sul sicuro e segue lo stereotipo classico del supereroe americano, ma non è accolto positivamente dalla critica. Il mangaka sente quindi il bisogno di allontanarsi dalla versione originale della Marvel.
Con la collaborazione del romanziere Kazumasa Hirai ha inizio l’evoluzione da classico fumetto di supereroi a dramma dark dai toni cupi. Insieme alla componente introspettiva dei personaggi si mostra l’esigenza di distinguersi dal fumetto americano. Si delinea così il grande distacco dalla scena fumettistica occidentale e dalla volontà di mantenere lo standard di Spider-Man, pur rimanendo liberi in termini di adattamento.
Partiamo dalle cose semplici
La trama segue a grandi linee quella dell’originale. L’ambientazione non è più la Grande Mela, ma ovviamente Tokyo. Peter Parker diventa Yuko Mori, un teenager giapponese, appassionato anch’esso di scienza. Le fiamme di Spider-Man non sono più Gwen e Mary Jane ma Rumi, una ragazza con una storia triste e una vita complicata.
Lo zio Ben non c’è, ma il suo ruolo viene sostituito dal primo villain dell’arrampicamuri, Electro, al quale viene assegnato un destino tragico e crudele.
Yuko Mori ottiene i suoi poteri nello stesso modo di Peter Parker. Infatti, durante un esperimento scientifico dopo scuola, viene accidentalmente morso da un ragno. Non è chiaro, tuttavia, come gli abbia trasmesso i poteri; non sappiamo se il ragno è geneticamente modificato o se fosse una cavia da laboratorio.
Dramma e tragicità al primo posto (spoiler)
È vero, il Peter Parker che conosciamo non è di certo famoso per la sua fortuna in fatto di amicizie, amori e relazioni familiari, ma questo Yuko Mori in fatto di “sfiga” e drammi non ha eguali. Basti solo pensare che la ragazza di cui si infatua (Rumi) ha un fratello scomparso e una madre malata in ospedale che necessita di cure mediche costosissime che lei non può permettersi essendo una ragazzina.
Approfondendo la vicenda si scopre che il primo villain, Electro, non è altri che il fratello di Rumi che, vittima delle circostanze, decide di fare da cavia per un esperimento, acquisendo così i suoi poteri per poi sfruttarli per rapinare banche e pagare le spese mediche della madre.
Spider-Man scoprirà questo solo dopo aver inferto un pugno mortale al suo nemico, smascherando così la sua identità e la sua storia. Si ritroverà quindi ad essere abbandonato da Rumi, troppo sconvolta per rimanere a Tokyo, nella città dell’assassino di suo fratello.
La storia di Electro viene resa più complessa e drammatica dell’originale e viene vista dalla critica come un riflesso della società odierna, in cui un individuo disperato è disposto a tutto pur di porre rimedio a condizioni di vita estreme.
Il lato oscuro di Spider-Man
Si susseguono nei vari capitoli storie sempre più oscure e la vita del giovane Yuko Mori è costellata di eventi dolorosi e angoscianti. Lizard assassina la moglie, Mysterio manipola la realtà per rovinare la reputazione del supereroe sfociando addirittura nelle accuse di stupro.
Più proseguiamo nella narrazione più il tono si fa cupo. Nei primi capitoli abbiamo di fronte un supereroe che dà la caccia al crimine, tentando di fare giustizia nel modo giusto. Il suo comportamento, però, si rivela ben presto diverso dalla sua versione occidentale.
Caratteristica fondamentale dello Spider-Man della Marvel è la consapevolezza di avere un grande potere dal quale derivano enormi responsabilità: abbiamo quindi un eroe che tenta l’impossibile per salvare i propri nemici senza ricorrere all’omicidio. Nel manga, tuttavia, sono diverse le volte in cui Yuko uccide i suoi nemici perché non in grado di salvarli.
Si evolve così la figura del protagonista che, da uomo dotato di poteri soprannaturali e cacciatore del crimine, passa a ragazzo con capacità che non è in grado di gestire.
Si presentano situazioni nelle quali il personaggio non indossa mai il suo costume e, di fatto, non si comporta da eroe. Yuko Mori si lascia andare al mondo della droga e stringe amicizie discutibili, per poi perderle tragicamente. Assiste a crimini di qualunque genere senza intervenire in alcuni casi. Ci sono addirittura volte in cui lo sfiora il pensiero di approfittare dei suoi poteri per situazioni ingiustificate (come uscire dal traffico di Tokyo ribaltando e distruggendo tutte le vetture sul suo cammino).
Una piccola gemma trascurata
Tirando le somme di questo alternativo Spider-Man non si può di certo affermare che il prodotto creato da Ryoichi Ikegami e Kazumasa Hirai sia da sottovalutare. Anzi, abbiamo di fronte una piccola gemma incompresa.
Il vero punto forte dell’opera è la capacità di trasformare un eroe così famoso e amato per riadattarlo ad un pubblico differente, con una narrativa appagante e coinvolgente anche per i più adulti. In tutto questo i due autori sono riusciti a donare originalità e stile, cosa non affatto scontata, con una chiave drammatica e decisamente dark.
A cura di
Lorenzo De Bonis
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