Greta Cominelli ci parla di “Tra Marte e Venere”

Greta Cominelli ci parla di “Tra Marte e Venere”
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il 21 giugno esce in digitale “Tra Marte e Venere”, l’EP d’esordio della giovane cantautrice bresciana Greta Cominelli

L’EP di Greta, Tra Marte e Venere è stato registrato e mixato presso il PDT Studio MusicLab di Seregno dal produttore, arrangiatore e polistrumentista Paolo Diotti e masterizzato da Roberto Romano preso Os3 Mastering Studio di Latina.

L’EP comprende cinque brani scritti da lei, ed è impreziosito dalla chitarra e dai cori del musicista Renato Caruso. I temi affrontati spaziano dalla descrizione di un amore malato all’emancipazione femminile e all’accettazione di sé: il titolo dell’EP mette insieme due componenti opposte che trovano armonia ed equilibrio nella loro complementarietà. In Tra Marte e Venere, Greta Cominelli compie un viaggio alla scoperta di sé, analizzando le contrapposizioni che convivono all’interno di ognuno di noi: se Marte rappresenta passione, concretezza e mascolinità, Venere è invece simbolo di empatia, bellezza, amore e femminilità.

Ho lasciato che energie, storie, ispirazioni ed emozioni varie e contrastanti rintracciate dentro me, si intrecciassero come fili tesi a comporre le trame dei testi delle canzoni e si contaminassero di suoni morbidi e leggeri, caldi, esotici, percussivi e incisivi, provenienti da culture vicine e lontane – racconta Greta Cominelli – Ho voluto ricreare atmosfere dai toni accesi ed energici, ma anche intimi e densi allo stesso tempo, parlando di emancipazione femminile, amore, pregiudizi sociali, relazioni tossiche e il rapporto con noi stessi.

Abbiamo avuto la possibilità di parlare con Greta, che, con grande intelligenza e saggezza, ci ha fatto entrare nel suo mondo.

Parliamo di “Tra Marte e Venere”. In un periodo in cui si va sempre più verso il concetto di genderless tu contrapponi Marte (entità maschile) e Venere (entità femminile), a cosa è dovuta questa scelta?

Io ho fatto questa contrapposizione maschio e femmina ma non solamente, nel senso che ci sono poi mille altre peculiarità che vanno ad incidere su un pianeta e sull’altro. Perché semplicemente dal mio punto di vista volevo esprimere il messaggio che è molto importante nella vita di una persona arricchirsi di moltissime sfumature, che siano quelle più prettamente maschili piuttosto che femminili, quindi tendere più a determinate caratteristiche, energie, piuttosto che ad altre e la cosa fondamentale è quella di lasciarsi coinvolgere un po’ da tutti questi elementi proprio per evolvere, per migliorarsi ed essere persone più complete in assoluto. Chiaramente poi da parte mia non c’è nessuna discriminazione in questo senso ma appunto c’è proprio un totale sostegno e supporto da parte di chi sceglie per sé e si sente quello che sente di essere.

Quanto è importante essere eclettici per te, avere questo equilibrio in cui si cerca di prendere spunto un po’ da qualsiasi cosa che ci circonda?

Per me è molto importante. Col senno di poi io ho anche capito che fa anche un po’ parte proprio della mia indole, della mia persona, sarà forse la mia ascendenza… Sono una Bilancia, quindi può essere anche quello (ride, ndr). Al di là di tutto, questo lo dico scherzando però sì, per me è molto importante perché nulla va escluso e chiaramente poi non è facile tirare le fila di tutto, nel senso che puoi trovare un equilibrio di tutte le parti, può non essere immediato però può essere un lavoro che facciamo su noi stessi. Lo trovo innanzitutto molto affascinante. Come dicevo prima ci permette di conoscerci meglio e di scrutare meglio in noi stessi e di non escludere nulla. Di impreziosirsi anzi, sì.

Parlando di “Dolci caleidoscopi”: dato che parli degli occhi cosa vuoi che gli altri vedano nei tuoi quando ti guardano?

Molte cose ma quella che mi viene più spontanea dirti è l’autenticità, vedermi esattamente per quello che sono, anche sì con i miei misteri, diciamo, quindi magari suscitare un po’ quella voglia di scoprire più a fondo la mia persona. Però sì, in generale potrei parlare della mia autenticità. Questa penso sia la cosa migliore nelle persone: essere genuini ed essere quello che si è.

Parlando invece delle sirene, citando il tuo secondo brano: nella vita di tutti i giorni ti definisci più una sirena che ammalia oppure tenti a farti incantare dagli altri?

Bella questa domanda (ride, ndr). Mi lascio incantare quando c’è qualcosa che suscita chiaramente la mia attrattiva, la mia attenzione. Sì, mi lascio anche affascinare dagli altri però cerco di non trascurare mai questo aspetto di me, appunto, di ammaliare. Poi nello specifico del brano diciamo che le due cose tendono un pochino a combaciare, nel senso che c’è stato sul brano un ribaltamento del classico emblema della sirena come ammaliatrice e anche ingannevole quindi ho voluto sottolineare più questo aspetto come appunto la sirena che rivendica questa sua nomea e farsi invece carico di tutto quello che è la sua persona: molto altro rispetto a quello che la descrive e l’ha sempre descritta finora.

Volevo farti i complimenti per “Lucciola scarica” perché sembra quasi una poesia, mi piace tantissimo! E quindi volevo chiederti: quando c’è qualcuno che non sai lasciare andare come ti aiuta dedicargli una canzone?

Grazie, mi fa molto piacere! Ma in realtà non saprei dirti se questa canzone è proprio dedicata… Non è una vera e propria dedica. È più un voler raccontare quello che io ho vissuto e volevo anche condividere con le altre persone perché so che in linea generale chiaramente a tutti sono capitate situazioni simili. Molte storie d’amore non sono andate e non vanno nel verso giusto quindi ho pensato che comunque potesse essere carino trovar anche questo aggancio con il mio futuro pubblico. Ma poi qui nello specifico vado a parlare anche di un rapporto un po’ particolare, quello che in psicologia viene definito tra vittima e carnefice, tra una vittima molto empatica e bonaria e chi è affetto da narcisismo patologico. 

Purtroppo io ho vissuto una di queste storie e parlando con molte molte persone, molte donne – ho anche letto moltissimo di questo – ho scoperto che molte vivono queste situazioni e mi piaceva un po’ nel mio piccolo, molto umilmente però, poter abbracciare tutte queste persone, poter dire a tutte queste donne che non sono sole. È capitato a me, è capitato ad altre ma se ne può uscire, mettiamola così, quindi non era propriamente una dedica.

Queste relazioni erano ciò che ti facevano sentire trasparente? Quando ti definiresti trasparente?

In realtà nella mia vita penso di essere veramente il più trasparente possibile ogni qual volta veramente è fattibile. Però “trasparente” nello specifico del pezzo in realtà è riferito proprio ad un dialogo con noi stessi. In questo caso specifico il dialogo che io ho è con me stessa, per quando spesse volte mi sono sentita giù, per quando mi sono autogiudicata… ma per qualsiasi cosa che fosse anche esterna alle relazioni interpersonali o amorose eh, nella vita, nel quotidiano di tutti i giorni, anche in altri ambiti, quindi anche in ambito lavorativo: quando ho avuto delle difficoltà ho poi capito che l’unico modo per uscirne, per ritornare sereni e soprattutto per lottare era quello di connettermi molto, molto profondamente con me stessa.

E questo è quello che molto umilmente suggerisco a chi vorrà ascoltare questo brano. Non è una cosa scontata, a molte cose sfuggiamo per diversi motivi, invece io credo che sia di fondamentale importanza. Io l’ho un po’ vissuta così sulla mia pelle diciamo.

Con questo ep vorresti sia descrivere appunto questo amore malato ma anche la conquista della tua emancipazione, dell’accettazione. Quanto ti ha aiutato acquisire la fiducia in te stessa e quanto tuttora nella vita di tutti i giorni influisce nella vita privata e nella vita artistica?

Oggi conta moltissimo. Tempo fa non era così per me, mi sentivo molto più fragile e invece oggi mi sento una persona nuova, mi sento molto più in sintonia con me stessa, molto più stabile, molto più in equilibrio. Sottolineo che la musica è un aiuto per me grandissimo. In realtà lo è sempre stato, sin da piccola, in qualità di cantante, ballando, esibendomi a teatro, insomma, quando ho cominciato un po’ ad entrare in questo mondo ma comunque mi accompagna sempre. Mi sono evoluta con la musica e lei con me, quindi questo è un supporto grandissimo.

Ci sono delle citazioni che ti rappresentano particolarmente che usi come motto di vita?

Penso che sia molto riflessiva quindi dovrei nuovamente tornare a rifletterci su un po’ di più però solitamente dico “Ama te stessa come ameresti gli altri e viceversa”. La prima che mi viene in mente è proprio questa: “Credi in te stessa comunque”.

Ti va di parlarci un po’ del brano in inglese “Red lipstick” e di cosa vuoi trasmettere esattamente con questo brano?

Ti faccio una piccola rivelazione: nel senso che il titolo dell’album all’inizio avevo pensato potesse essere “Red lipstick”, in inglese; e tradotto in italiano, come tu sicuramente sai, significa “rossetto rosso” e ho pensato potesse essere tenuto come emblema dell’emancipazione femminile.

L’ho poi scritto in inglese in realtà perché mi è venuto spontaneo scriverlo così, c’è stato poi un buon supporto da parte di Daniela Ferretti e del marito Paul Lewington. Loro sono stati un po’ dei revisori e mi hanno supportata sia nella correzione di alcuni dettagli sia nella pronuncia e ho voluto lasciarlo così autentico come è uscito. 

Io sono particolarmente amante della musica black e di tutto ciò che ci sta intorno però sì, il messaggio principale è l’emancipazione femminile, quello del riscatto, del non lasciarsi andare e del trovare nuovamente una forza in se stesse perché abbiamo tutte le capacità per potercela fare.ù

Se vuoi aggiungere qualcosa che per te magari è importante dire di questo tuo lavoro che non è saltato fuori con questa intervista ovviamente sei libera di dire tutto quello che vuoi. Ti ringrazio e apprezzo tantissimo i messaggi che vuoi trasmettere, mi ha fatto piacere poterti conoscere meglio.

Di cose ce ne sarebbero davvero tante… sì! Tante tante. Io penso sia doveroso ringraziare magari chi ha collaborato, chi ha organizzato, mi ha aiutato a realizzare questo progetto che sono Renato Caruso che ne è stato il compositore, Paolo Diotti, che è anche stato produttore artistico, arrangiatore, ha suonato gli strumenti per questi brani e se vogliamo lasciare un riferimento appunto anche del suo studio: “PDT Studio MusicLab”.

Sono molto contenta di questo disco, mi sono divertita moltissimo anche a fare il video di “Sirena”. Avrei mille cose da dirti, le prime che mi vengono spontanee sono proprio queste. Spero che le persone si possano rivedere in qualche modo nelle mie parole e spero che possano apprezzare il fatto che ci sono brani che hanno tutti comunque un filo conduttore ma che abbracciano generi musicali diversi, ci sono citazioni diverse sia di musicisti che di cantanti.
Grazie mille anche a te. Mi ha fatto molto piacere e grazie per queste domande perché le ho trovate molto molto attente, molto pertinenti e molto femminili.

a cura di
Giada Viscido

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