The Zen Circus – Nova Bologna – 13 luglio 2021
Una Fliyng V e il primo concerto più attinente agli ascolti del qui presente scribacchino musicale: i The Zen Circus hanno finalmente scalfito un po’ la mia scorza
Il Dumbo è uno spazio che sta acquisendo sempre più importanza nel contesto bolognese di eventi dal vivo, siano essi conferenze, appuntamenti di varia natura e concerti.
In occasione del Nova Bologna che vede la sinergia di realtà della città delle due torri come Covo Club, Robot, Estragon e TPO, è proprio questa ex rimessa ferroviaria che ha fatto da incubatrice per una serie di esibizioni di artisti e band in crisi d’astinenza di decibel liberi da troppo tempo.
Il 13 luglio è stato il momento dei The Zen Circus, alla loro terza tappa di questo “La Casa Accogliente Tour”.
Andate tutti a…
… Fanculo? No, macché. Non siamo così beceri (in questo caso). Andate tutti a godervi lo spettacolo, semmai. Appino e Ufo che scambiano battute tra loro e col pubblico, ragazzi e ragazze dall’anagrafica trasversale, che va dal personaggio fresco di scuole superiori al coetaneo dei membri della band, passando anche per ragazzini di 12 anni accompagnati dai genitori che cantano gran parte del repertorio del trio (quintetto, nel caso dell’esibizione live) di Livorno.
C’è davvero di tutto tra le seggioline che trasudano sold out: umanità, voglia di sfogarsi un po’, godersi il momento. Dai classici come “Ilenia”, “Viva” o “L’anima non conta” ai nuovi brani come “Appesi Alla Luna” o “Bestia Rara”, non si è palesato neppure un momento di noia o distrazione. Merito della scaletta che ondeggia leggiadra tra ballatone, momenti energici e il ritorno all’intimità.
“Ehi, tu. Tu al mixer. Sì, dico a te: che stai facendo?”
Un ottimo lavoro. Il palco del Nova Festival non è gigantesco, ma ha un impianto importante, per cui non è scontato non avere suoni impastati nei primi momenti. Invece i The Zen Circus arrivano alla platea cristallini. Chapeau a chi ha curato la parte tecnica del concerto, non è facile eradicare dal principio qualsiasi possibilità di additarsi inimicizie da parte del pubblico.
Menzione d’onore anche ai giochi di luce, semplici ma efficaci.
Complimenti e invidia a vagonate per Andrea Appino non tanto per la simpatia, non tanto per la sua prestazione e per quella dei suoi compagni d’avventura. Complimenti al leader dei The Zen Circus per possedere una Gibson Flying V bianco panna quasi fuori contesto, ma è una chitarra che il sottoscritto adora.
Indossando io una canottiera tamarra dei Metallica in quel momento, immediatamente il mio pensiero è andato al 1982, a Kill ‘Em All. Poi mi sono svegliato. Un po’ deluso, ma contento della visione da feticista chitarristico.
“Sono in crisi da una vita”
O forse è la mia natura. Ma sì, di crisi d’astinenza da concerti a me affini stavo soffrendo. Non ero il solo, a giudicare dall’entusiasmo che mi ha attorniato in un’ora e venti circa di The Zen Circus dal vivo. Vedete, percepite com’è bella l’espressione “dal vivo”?
Una ragazza che non trattiene la felicità e a ogni occasione salta dalla sedia e inizia a ballare, un gruppo di ragazzi che canta ogni singolo pezzo, delle mani al cielo che stringono un cartoncino con scritto quanto sia importante per lei rivedere i The Zen Circus. Ma anche i baristi che scherzano con gli assetati, il tizio della sicurezza che mi fa notare che no, non posso rimanere in piedi imbambolato ostruendo il passaggio. O la band che a fine concerto scende dal palco e armata di strumenti acustici sale su alcune sedie e inizia a cantare insieme agli spettatori delle ultime file.
Il 13 luglio 2021 gli Zen Circus hanno portato non un po’ di normalità, ma di sano cazzeggio e voglia di stare insieme. Scusate se è poco.
a cura di
Andrea Mariano