Da produttore ad autore, tutte le sfaccettature di Elle

Da produttore ad autore, tutte le sfaccettature di Elle
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Elle, nome d’arte per Leonardo Lombardi, è la lettera più importante dell’alfabeto musicale de La Clinica Dischi. Dal suo laboratorio, solo nell’ultimo anno, ha lanciato in orbita le produzioni di Moca, cmqmartina, Apice, Svegliaginevra, Altrove, Martiny, Frigo, €L€ONORA, Sabia, Lourdes e Venere. Il suo passaggio sul pianeta Terra è finalizzato alla rieducazione musicale del popolo terrestre attraverso l’importazione di sintetizzatori e sonorità provenienti da galassie lontane e futuri nebulosi.

Poco importa chi sia davvero Elle, perché Elle sa chi siamo noi, e cosa vorremmo ascoltare quando sull’universo si sarà steso il sudario silenzioso del postatomico musicale. Dopo Snai, Tre cose e Soli fuori, la voce dallo Spazio Profondo torna a farsi sentire con un nuovo singolo esplosivo: lo sganciamento di Eviteremo le bombe sempre dallo zeppelin di La Clinica Dischi.

Partiamo dal presente, cioè dal tuo nuovo singolo “Eviteremo le bombe”, un titolo che in questo momento storico appare ancora più immediato. Quale storia racconti?

Volevo fotografare il momento prima di una separazione, volevo farmi un promemoria per evitare sbagli che ho commesso in passato. Adesso lo prendo come un consiglio: “evita le bombe, prendi tempo, più tempo. Vedi come va. L’importante è rimandare il dolore, anche se inevitabile.” Non è un concetto pop, fa un bel contrasto con il sound del pezzo.

Sei uno a cui non piace molto metterci la faccia, che non punta all’individualità, quanto più al concetto finale. Sbaglio?

Grazie, è proprio così. Come lo hai capito? 

Intuito. Quando è nata l’idea di creare la Clinica Dischi e qual è la vostra mission?

L’idea nasce per gioco intorno al 2014/15, poi lo abbiamo fatto davvero, matti! Sembra assurdo pensarci adesso. Di “missioni” ne abbiamo avute e ne abbiamo tante, molte soddisfazioni già ce le siamo tolte ma non ci accontentiamo mai. Ci auguro di continuare a non accontentarci.

Come riconosci un talento?

Ci sono varie sfaccettature e diversi tipi di talento. Quelli che preferisco mi fanno piangere al primo ascolto, ma è molto soggettivo. Bisogna considerare che non tutti hanno bisogno di ragionare per trovare il senso nascosto di un testo che spacchi il cervello a metà, qualcuno ascolta musica solo perché vuole battere il piede. La mia opinione conta 1, come quella di tutti. Per come la vedo, non è il bel canto, non è la cultura, non è la tecnica. È chi riesce a trasmettere  che vale davvero. 

Siamo in un’epoca in cui la parola indie ha perso completamente il significato che aveva in origine e onestamente ha anche un po’ stancato. Cosa ne pensi tu e cosa pensi di quello che viene definito pop al giorno d’oggi?

Nel 2007 ho scoperto l’indie rock, ho iniziato a suonare perché sentivo mio quel mood, avevo in testa quelle cose da quando sono nato, gli inglesi mi avevano anticipato (strano). Non avevo mai avuto prima lo sbattimento di imparare a suonare, coglione. Diciamo che l’emergere di una corrente musicale solitamente combacia con il suo momento migliore. Spesso non se ne capisce le caratteristiche, e anche grazie alla vena di mistero che gli si crea attorno poi diventa popolare, e se diventa popolare si inizia a definire, a saturarsi, a stereotiparsi ed infine rompersi. 

Come produttore, quali sono secondo te i passi che oggi un artista emergente deve fare?

Il primo consiglio è non stereotiparsi appunto, cercare la propria identità, più sei vero e più chance avrai. Meglio fare schifo per quello che si è che fare schifo e basta. Farsi il culo il più possibile da solo, e quando credi di essere forte e di aver concluso qualcosa essere pronto a buttare via tutto e ricominciare da capo. 

Salutiamoci con un messaggio di speranza in questo momento complicato…

Meglio non pensarci, se possibile. Grazie per queste belle domande. Un abbraccio.

a cura di
Giulia Perna

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