Mescla, il ritorno dei Meganoidi
I Meganoidi sono tornati (ma senza Daitarn 3). Prosegue il viaggio della band genovese attraverso una continua, graduale e sottile evoluzione
Sono passati due anni da quando i Meganoidi hanno rilasciato Delirio Experience. Un disco fresco, che proseguiva la strada della continua, graduale, sottile evoluzione della band ligure.
L’ascoltatore casuale li associa ancora a hit come Supereroi (Contro La Municipale), The King Of Ska, Meganoidi e Zeta Reticoli, ma sono molto, molto altro.
Mescla prosegue quello che può essere definito il “sentiero psicotropo”, iniziato con Welcome In Disagio nel 2012. Un viaggio colorato, disilluso eppure ottimista. Obiettivo: niente autocommiserazione, ma trovare spunti, forze ed emozioni per andare avanti.
Sottile evoluzione, abbiamo detto a inizio articolo. Già, perché Luca Guercio e Davide Di Muzio non hanno mai avuto intenzione di fossilizzarsi su uno stile, su un genere e proseguire su un’unica strada. I viaggi sicuri e su sentieri troppo battuti gli sono sempre stati stretti.
Mescla recupera l’anima più rock dei Meganoidi e la mescola (scusate il gioco di parole) con un’ispirazione funk accennata ma ben condensata.
Stilisticamente è una buona soluzione, in quanto permette di sperimentare molto e al contempo gradualmente, distillando quanto basta spunti interessanti (Condizione, Il Mio Nome e Non Indugio sono un ottimo esempio).
Capita poi di incappare in episodi strani (e belli), che sembrano essere usciti più da una session de I Tre Ragazzi Morti piuttosto che dai genovesi. Prendiamo 1982: ricordi di gioventù, il cantato cadenzato… Aspettavo che da un momento all’altro subentrasse Davide Toffolo al microfono.
Esercito In TV, brano che chiude il disco, merita un discorso a sé. L’atmosfera si fa più cupa, il testo lascia poco spazio all’immaginazione ma anche una finestra aperta alla speranza, con quel raggio di ottimismo sempre presente che cerca di illuminare i volti più scuri.
Mescla non è un disco perfetto. Per fortuna, tuttavia, è possibile ravvisare giusto qualche sbavatura, più che veri e propri passi falsi. Stella Cadente, per esempio, è un buon brano, ma suscita continuamente in me quella sensazione che manchi qualcosa, che ci sia qualche lato non rifinito.
Anche Il Mio Nome potrebbe fare storcere il naso a qualcuno, ma il groove del basso è un plus di non poco conto per mantenere in piedi il pezzo.
Al netto di queste piccole incertezze, Mescla è un album che scorre bene, si innesta nel cervello nella maggior parte sei suoi episodi. Non è poco.
Tornano i Meganoidi. I Meganoidi sono tornati. Per fortuna ci sono ancora i Meganoidi. Una band che merita stima e rispetto, vista la qualità costante dei dischi realizzati.
Mescla non fa eccezione, anzi è una conferma di quanto detto a inizio articolo: una band in continua, graduale, sottile e duratura evoluzione. Dopo oltre 23 anni, non è poco.
a cura di
Andrea Mariano
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